“GALLO” DI MATTIA CUELLI: ECCO UN BUON ROMANZO CHE, OVVIAMENTE, TROVA SOLO UN PICCOLO EDITORE (di Matteo Fais)
Il valore di un autore, in Italia, non conta un cazzo. Conta chi sei, chi ti manda o raccomanda, la forza dei tuoi agganci. Quando si tratta di uno stronzo qualsiasi, è ben difficile suscitare l’interesse di un editore vagamente noto. La cosa, inutile dirlo, è disarmante, roba da posare la penna e mandarli a fare in culo tutti.
Penso, per dire, al caso di questo ragazzo, Mattia Cuelli, che tempo addietro mi inviò un suo romanzo inedito, Gallo. Il testo è stato recentemente pubblicato dalla Alcheringa Edizioni – a cui non si può che fare tanto di cappello – ma, prima ancora, ha girato per mille mani del comitato di lettura di una grossa casa editrice, grazie ad alcune conoscenze, ma in ultimo è stato rifiutato. Fatemelo dire: è un’ingiustizia, con tutta la merda che viene pubblicata solo perché sopra ci stampano il nome di un famoso conduttore televisivo o di un qualche mediocre omino di partito.
Gallo, invece, è un romanzo ben più che decente, privo di parti superflue, ridondanti e arzigogolate, un testo che scorre e corre, non si perde in inutili descrizioni, non si impantana in pagine di psicologia spicciola, descrive e non dice.
In particolare è la storia di Vincenzo Galli detto Gallo, residente a Castelmonti, “uno dei mille paesi, che si trovano a punteggiare le campagne comprese tra la città di Brescia e quella di Mantova”. La sua vita è stata segnata da una serie di sfortunate vicissitudini famigliari, decisamente gravi, che certo non l’hanno aiutato a farsi strada nella vita. Egli, infatti, lavora da precario in un supermarket e, a sera, si ritrova al Bar Sport, con una masnada di derelitti e balordi, a bere “vinaccio […] che non sarebbe stato buono nemmeno per farci l’aceto”, senza disdegnare, tra una mano di carte e l’altra, di tirare su col naso una striscia bianca.
In questa vita irrisoluta e senza direzione, fa la sua comparsa un giornale. Non si sa mai come arrivi, o se qualcuno lo consegni materialmente, ma sta di fatto che il quotidiano reca sempre la data del giorno successivo e ne descrive gli eventi. È da lì che inizia l’avventura di Gallo, un pover uomo che deve fare i conti con una sorte non più totalmente imperscrutabile, perché sapere certe cose rende ancora più cogente e tragico il fatto che, per dirla con Jean-Paul Sartre, ognuno porta su di sé la responsabilità del mondo intero.
Il protagonista, divenuto ormai ricco, sperimenta il tracollo morale e l’angoscia. Scopre inoltre cosa voglia dire fermare, o meglio correggere, il corso delle cose, scatenando inaspettate conseguenze. La riflessione è profonda, non spiattellata ma fatta emergere dall’incedere narrativo.
Unica pecca del testo – perché di romanzi perfetti, se ne esistono, ce ne saranno massimo dieci in tutta la storia della letteratura –, data peraltro la portata filosofica sottesa, è che se la prosa è nitida e coesa, senza intoppi, forse non avrebbe sfigurato un qualche slancio stilistico in più, un passo particolare che invitasse alla sottolineatura, lì dove il testo appare invece come un blocco monolitico da mandare giù, una strada dritta senza piazzole di sosta da cui fermarsi per ammirare un paesaggio.
Naturalmente se, in luogo dello sconosciuto Mattia Cuelli, sulla copertina ci fosse stato il nome di Fabio Volo, qualcuno avrebbe detto che con questo thriller l’ex conduttore ha guadagnato la maturità stilistica e il coraggio nell’affrontare tematiche importanti, da vero scrittore.
Ma tutto ciò importa poco. Un autore rivela il suo valore solo nell’umiltà dell’ombra, nascosto alla folla, quando ha da rivelare di essere lui il primo a credere in sé stesso, insistendo sui tasti come sulla migliore delle cause perse in partenza. È lì che si vede chi vive per scrivere e chi lo fa per il sogno dei riflettori puntati addosso, per sentirsi dire “bravo” più che per esserlo. Come Gallo, ognuno rivela sé stesso sul lungo termine: se vuole approfittare della sorte, o dare semplicemente il suo onesto contributo.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.