L’ITALIA È IL PAESE DELLE WANNE MARCHI (di Matteo Fais)
Sei sicuro di essere semplicemente una vittima del Sistema? Potresti giurare che la propaganda ti viene imposta, invece di essere, in modo più sottilmente diabolico, proprio ciò di cui hai bisogno e cerchi per scagionarti da qualunque responsabilità?
Non esistono condizionamenti, solo persone che vogliono farsi condizionare, direbbe Jean Paul Sartre. Allo stesso modo non si è mai solo truffati, ma si è parte di una dialettica truffaldina. Anche se tutti si raccontano il contrario, la loro è unicamente una comoda bugia che supporta la narrazione da eterni innocenti che ognuno fa di sé.
Per tutti questi motivi, l’Italia è il Paese di Wanna Marchi. Se il Presidente della Repubblica avesse un po’ di sano spirito critico nazionale e un minimo di senso dell’umorismo in più, conferirebbe una qualche onorificenza – a costo di inventarla – alla nota conduttrice televisiva, perché lei, più di chiunque altro, rappresenta la sua Nazione: venditori di fumo con un vasto pubblico di persone che non cercano altro che fumo da acquistare.
Ciò per cui quella signora, dalla simpatia vagamente isterica, è stata sottoposta alla pubblica gogna e al carcere è solo legalmente più facile da stigmatizzare di ciò che fanno ogni giorno centinaia di potenziali influencer e imbonitori social. Ma la cosa importante è che niente di tutto ciò sarebbe stato ed è possibile senza il concorso morale di tanti italiani da considerarsi quantomeno corresponsabili.
Un esempio? Come può essere che una bookinfluencer segnali più e più libri al giorno, semplicemente imbastendo una bella fotina da pubblicare sulle sue storie Instagram e avere più seguito di chi, invece, i libri li legge per davvero e passa magari una giornata a scriverne la recensione? Come possono i lettori-follower dare maggior credito a una che rielabora un canovaccio speditole dalla casa editrice – una specie di quarta di copertina –, oppure che commenta la sua foto pubblicitaria con didascalie del tipo “questa è una storia di amore tossico. Anche a voi è capitato di viverne una? Allora, questo è il romanzo che fa per voi”?
Tutti cretini quelli che le hanno messo 400, 1000, 2000, 3000 like? È impensabile! No, queste persone vogliono farsi ingannare, perché leggere una vera recensione costa fatica e tempo, richiede attenzione, propensione al confronto. Bisogna addirittura mettere sotto la lente il critico, per vedere se sa fare il suo lavoro, se non ha conflitti di interesse nel recensire quel particolare prodotto editoriale – magari legami più o meno sotterranei con l’editore –, bisogna meditare le sue parole, cercare di capire quanto del suo scritto è recensione e quanto autocompiacimento letterario. Molto più nice and easy passare con gli occhi sopra tre righe di trama che cercare dei critici di fiducia, tra i tanti prezzolati, di cui potersi fidare, gente che dimostri di aver realmente preso in mano il testo.
Similmente, coloro che sono caduti nella trappola di Wanna Marchi sono semplicemente persone troppo pigre per non farsi lusingare dall’idea di perdere peso senza smettere di ingozzarsi come se non ci fosse un domani, passando per di più il tempo sedute sul divano; oppure, gente che vuole convincersi di poter rimediare a certe scelte sbagliate con una miracolosa medicina contro il malocchio.
Questo è ciò che gli italiani hanno scelto di essere – disimpegnati e lassisti –, per cui desiderano ciarlatani che propongano loro facili soluzioni in luogo delle più realistiche e necessarie “lacrime e sangue”. Dicono che il Sistema non promuova la cultura e, poi, non hanno mai acquistato un libro decente, limitandosi a guardare i programmi della De Filippi. Si affidano a Burioni evitando in ogni modo di scorgere la palesi contraddizioni tra le sue affermazioni, tutte peraltro messe giù, ogni volta, con la massima e ingiustificata perentorietà. Dicono di “credere nella scienza” dimostrando così la palese ignoranza di colui che non ha mai aperto un libro di storia della materia in questione, venendo magari a scoprire, come peraltro denunciato da tutti i postmoderni e prima ancora da altri grandi filosofi, che da sempre la scienza ha legami condizionanti con l’economia – ma credere, al di là di ogni ragionevolezza, è la cosa più facile.
Wanna Marchi, Giorgia Soleri, Chiara Ferragni, i virologi da salotto televisivo, al netto ovviamente dei risvolti legali, costituiscono lo specchio di questo nostro Paese, proprio come il mercato è lo specchio impietoso del consumatore. La gente li vuole e, dunque, eccoli qua. Come dare torto, insomma, alla televenditrice par excellence quando dice, nella docuserie televisiva che la vede protagonista, su Netflix, che “I coglioni vanno inculati, cazzo!”.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.
Ma… problema è Wanna Marchi o sono puri dementi che le compravano sacchetti di sale a diecimila euro?…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/