“AIUTIAMO I MASCHI A RITROVARE CONSAPEVOLEZZA, DOPO IL FEMMINISMO”: INTERVISTA A “IL GALANTUOMO DISSACRANTE” (di Matteo Fais)
Ormai, i maschi rischiano di doversi ritrovare in circoli carbonari, a imitazione delle femministe negli anni ’60. La follia di queste ultime, divenuta frattanto dominante, impera e ha convinto tutti i portatori sani di pene di essere depositari di una natura demoniaca: il loro desiderio è sbagliato, apprezzare le tette grosse è un attentato all’autostima delle ragazze, l’approccio e la seduzione un violenza bella e buona.
L’unica cosa giusta, a quanto pare, è pagare un cesso di 120 chili, con i capelli viola, per avere l’accesso al suo OnlyFans, acquistare una foto dei suoi piedini – o meglio salamini stagionati –, per 50 euro, e segarsi in solitudine, quando dovrebbe essere lei a sborsare, anche solo per baciarci il glande.
È in questo tragico e degenerato contesto che si inseriscono alcuni siti afferenti alla galassia della Manosphere (una comunità ideale di uomini e non solo che si ritrova online), da “Il Redpillatore”, a “Essere Uomo”, fino ai ragazzi di “Il Galantuomo Dissacrante” che abbiamo deciso di intervistare in occasione dei primi due anni di attività.
Ognuno con le sue peculiarità e sfumature di posizioni, tutti quanti cercano di risvegliare l’uomo umiliato dalla narrazione misandrica propagandata senza pietà a tutte le ore del giorno e della notte, particolarmente in una Nazione a trazione matriarcale come è sempre stata l’Italia.
Il maschio, inutile raccontarsi balle, ha bisogno di ritrovare il perduto senso di sé, l’orgoglio virile che conduce a grandi imprese e conquiste, sfuggendo dalla volontà di castrazione femminista. Basta con gli inutili sensi di colpa per una parità che secondo queste scioccate non si raggiungerà mai, neppure quando ci cammineranno addosso con gli stivali chiodati. L’uomo ha da risorgere, questa volta senza essere raccolto dalle 3 donne.
Perché un nuovo sito sui problemi maschili? Ce n’era veramente bisogno?
Per quanto ci fossero già altri spazi online riguardanti i problemi maschili (e qualcuno davvero ben fatto), rimanevano aperte due questioni. La prima è che gli attori che si occupano di tematiche maschili vanno aumentati per raggiungere un bacino sempre maggiore di uomini. Bisogna pertanto svincolare il discorso da etichette e categorie. Noi lo abbiamo detto dal primo momento: parliamo a modo nostro, senza dogmatismi. Il secondo punto che mancava era un sito che facesse un discorso comparato a livello europeo sull’esperienza degli expat. Il caso italiano merita una trattazione approfondita: dal mito del don giovanni, al provincialismo, per finire al matriarcato. Tutte variabili che inficiano l’ambiente negativamente. Sun Tzu insegna: “Conosci il tuo nemico, conosci te stesso”. Il nemico ce lo abbiamo nella caverna platonica italiana, ma non lo conosciamo e finisce per batterci. Prima ancora di provare a uscire dalla comfort zone e, poi, dalla caverna stessa. La consapevolezza parte dalla conoscenza. L’informazione, non a caso, è potere. Più attori possono migliorare l’informazione maschile e rappresentare un patrimonio di conoscenze comuni.
Ma qual è la vostra caratteristica distintiva?
Lungi dal voler essere presuntuosi, la nostra caratteristica distintiva è una sommatoria di esperienze di vita reali (con relative storie pratiche), “sul campo”, a cui si aggiungono le storie da expat (che a volte sono come un romanzo: tutto intensificato, tutto concentrato). Insomma, quasi senza app di dating, spieghiamo che “un altro mondo è possibile”, così come è possibile impostare le relazioni con le donne in modo diverso. Se è pur vero che ci sono costanti “biologiche” femminili, è altrettanto vero che le sfumature culturali possono fare la differenza. Lo zerbinismo, poi, è un malus che noi affrontiamo allo sfinimento (a partire dalla nuova versione del decalogo antizerbino). Conoscere queste dinamiche e comportarsi di conseguenza può fare la differenza, a partire dalla propria autostima. Infine abbiamo uno sguardo “internazionale”, senza mancare di sviscerare anche i tanti lati oscuri della globalizzazione. A partire da una critica puntuale all’uso distorto dei social e alla cattiva influenza delle influenZer(o), nel 99% dei casi donne senza né arte né parte, brave solo a mostrare la “mercanzia” epidermica sui social a legioni di bisognosi e morti di figa. Il circolo vizioso, a livello individuale, va spezzato.
In cosa consiste il problema maschile?
La questione maschile è un mare di “problemi” che riguardano l’uomo occidentale e, nel caso specifico, italiano. Si va dalle morti sul lavoro e i suicidi (in assoluta maggioranza uomini) ai padri separati, passando per la svalutazione della virilità in tutti gli ambiti. Gli uomini sono disprezzati, trattati come bancomat, sfogatoi emotivi, risolutori di problemi pratici femminili e soprattutto sfruttati economicamente a causa della sempre più diffusa loro solitudine relazionale. Le dinamiche di coppia hanno perso ogni equilibrio: le donne sono deresponsabilizzate, libere di vivere nella massima frivolezza. Agli uomini sono richiesti standard sempre più alti: ricchezza, forma fisica, professione, capacità di spesa per i capricci della lei di turno. Il femminismo dice di battersi per la parità, invece nei fatti cerca il dominio totale su l’odiato “maschio” (come dicono loro, con disprezzo). Il doppio standard è la norma. Appena fai notare l’incongruenza logica dei due pesi e due misure, scatta il “sei misogino e sessista” di turno. Aggiungi il sistema consumistico per il quale la donna è il consumatore per eccellenza ed il quadro è chiaro. L’uomo deve fare lo schiavo per finanziare questa struttura, la donna deve spendere perché lei vale. È una situazione equa? No. La questione maschile va declinata a ogni livello.
Da più parti, si sente avanzare quest’idea decisamente bizzarra riguardo alla necessità di istituire una specie di “fica di cittadinanza” per maschi soli. Difficile capire cosa si intenda con precisione, se un servizio di prostituzione a prezzi calmierati, o una vera e propria redistribuzione delle donne in puro stile comunismo sessuale. Voi cosa ne pensate? È una soluzione praticabile, o si tratta di vaneggiamenti ?
Di vaneggiamenti ce ne sono parecchi e, sinceramente, anche a noi non è chiaro a cosa facciano esattamente riferimento queste bizzarre “richieste”. C’è da dire che noi denunciamo il doppio standard e lo sfruttamento della solitudine maschile, ma invitiamo gli uomini non solo a non cadere in queste trappole, bensì soprattutto a ragionare con lucidità e a trovare la propria strada grazie alla consapevolezza e alla conoscenza delle dinamiche sociali. Poi, onestamente, i lettori del blog sanno che la nostra ottica è quella di uomini impegnati in relazioni con consapevolezza, che hanno una certa autostima e un certo potere contrattuale (non zerbini o ‘bisognosi’ disposti a tutto per una donna). Insomma, maschi capaci di giocare al tavolo delle relazioni con la giusta scaltrezza. Non a caso, c’è un gruppo di incel (definizione che indica uomini soli a causa di standard sempre più irrealistici da parte delle donne) che ci ha attaccato pesantemente (per certi versi quasi allo stesso livello delle femministe e degli zerbini politicamente corretti che ci segnalano costantemente sui social). Ha preso di mira uno dei nostri migliori collaboratori e lo ha così tanto infamato da costringerlo a mollare (lui toglieva tempo alla sua partner per aiutare il blog: un comportamento altruistico sconosciuto all’italiano medio). Tutto questo solo perché il nostro blog non rientra sotto nessuna etichetta, né tantomeno quella ‘incel’, pur avendo lettori anche tra questi (i quali – ricordiamolo ancora – non sono una categoria ideologica, ma vivono una condizione di solitudine contro la loro volontà). Infine proporre modalità di comportamento è anche un invito all’azione, a uscire dalla propria comfort zone. Però per alcuni è un “reato”, meglio la confortevole (e già citata) caverna platonica con annesso lamento infinito e soluzioni “bizzarre”.
C’è in tutti i contesti in cui si discute di problemi maschili una certa tendenza dittatoriale latente, per esempio quando si parla di far chiudere OnlyFans, o di incarcerare, come in Birmania, chi vende contenuti su tale piattaforma. Tra parentesi, tale tendenza sembra uguale e contraria a quella delle femministe che, invece di assumersi le proprie responsabilità, quando si accompagnano a degli uomini violenti, finiscono per incolpare il genere maschile in toto. Le vostre posizioni su OnlyFans sono liberali o no?
Su Onlyfans (siamo stati fra i primi in assoluto a parlarne nella blogosfera, nel novembre 2020), la nostra posizione è chiara: gli uomini non devono finanziare queste forme di prostituzione online che speculano sulla solitudine maschile e sul bisogno di affetto umano, dando l’impressione allo zerbino di turno di avere un rapporto diretto ed esclusivo con la meretrice virtuale. Chiudere queste piattaforme, in un’epoca globale, è irrealistico, fuori dal tempo. La lotta va combattuta sul campo culturale attraverso la consapevolezza. Gli uomini, a nostro avviso, devono imparare a riconoscere l’inganno e boicottare questi siti. Lo ripetiamo spesso: votiamo ogni tot anni, ma ogni giorno facciamo azioni che ci qualificano. Esempio. Stai facendo lo zerbino per una donna? Stai sprecando il tuo tempo e la tua dignità. Spendi per OnlyFans? Idem. Se l’uomo medio imparasse a impiegare correttamente il suo tempo e il suo denaro ogni giorno, queste “sex worker” dovrebbero andare a lavorare perché il loro mercato sarebbe azzerato. È utopia? No. Alcuni si possono redimere. Sono predestinati ma non hanno ancora capito le loro potenzialità e hanno bisogno di comprendere che stanno sbagliando (abbiamo già ricevuto lettere commoventi di uomini “salvati”). L’uomo va riportato a una virilità positiva. Deve raddrizzare la schiena. E chi sente la necessità di avere un rapporto sessuale, vada da una prostituta vera, in carne e ossa (questo settore andrebbe regolamentato, come in Germania. Invece, l’Italia si conferma un paese ipocrita e a doppia morale), senza surrogati virtuali a pagamento.
Matteo Fais
Canale Telegram di Matteo Fais: https://t.me/matteofais
Instagram: http://www.instagram.com/matteofais81
Facebook: https://www.facebook.com/matteo.fais.14
Chat WhatsApp di Matteo Fais: +393453199734
L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.
Onestamente non me ne frega una cippa dei comportamenti a-morali delle femmine,non è illegale. Per quanto riguarda quella cloaca di OF e affini è giustissimo sollevare problemi regolamentari, molte di queste tizie guadagnano parecchie centinaia di euro a settimana quindi tra una doccia di golden shower e un dito infilato nel prezioso pertugio sono pregate di recarsi al CAF più vicino, grazie.
Matteo Fais, uno dei nostri che con la sua impeccabile dialettica senza fronzoli ne ipocrisia, diretta e chiara, ha sempre detto le cose come stanno nella ipocrita narrazione misandrica attuale che vuole gli uomini sottomessi, zerbini e cuckold ai piedi di un irresponsabile e parassitario mondo femminile.
Una voce scomoda e per questo antipatica a buona parte dell’altra “metà del cielo” come pure degli accondiscendenti “cavalieri bianchi” in odore di F.
Il buon Matteo insieme al Galantuomo dissacrante in questa intervista rappresentano una combo devastante per sgallettate senza arte ne parte che vivono nel loro nulla digitale e con pretese da regine. A loro la mia\nostra gratitudine per ciò che fanno disinteressatamente al fine di recuperare la dignità ormai persa di uomini per quell’esercito di MDF e zerbini asserviti a donne che considerano dee, ma che, tolto l’elemento sessuale, tra l’altro spessissimo nemmeno presente in qualità, non hanno nulla da offrire/dare, perchè il nulla cosmico sono e rappresentano egregiamente.
Il cambiamento potrà partire solo quando la maggior parte degli uomini avranno capito che è ora di dire basta a questa palese sottomissione, quando smetteranno di strisciare, di svendersi per tre buchi di millesima mano e spesso pure infetti per quanti ne hanno presi e di tutti colori.
Non posso pagare una Panda quanto una Ferrari e questo invece è ciò che buona parte degli ominicchi oggi sta facendo.
Auguri.
sì, peccato che il “sesso a pagamento” con una prostituta di strada non è sesso: una donna a cui fai schifo, messa lì dalle mafie, che è costretta a darsi a dozzine di uomini ogni giorno, piangendo, maledicendo o restando “stile cadavere”, lo chiamate “amore e relazione con una donna”, “sesso piacevole”? Ma anche no, grazie.