COSA FARE RIGUARDO ALL’IMMIGRAZIONE – CONSIGLI PER IL NUOVO GOVERNO (di Matteo Fais)
Quando la situazione si fa ingestibile, la prima cosa è smetterla di essere ragionevoli. Bisogna riportare l’ordine, far capire chi comanda. Di fronte a una classe che improvvisamente dà di matto, con ragazzini che salgono sui banchi e incendiano i libri, non è il caso che un professore si metta a pensare ai loro eventuali traumi famigliari o ai problemi relazionali dei giovani. Esattamente come, se uno dovesse trovarsi circondato da 10 figli di puttana smaniosi di divertirsi col suo culo, sarebbe folle conservare il coltello in tasca – meglio vendere la pellaccia a caro prezzo.
Il fenomeno degli sbarchi, oramai, è fuori controllo, questo è chiaro. Non riguarda pochi perseguitati politici, o un centinaio di persone in cerca di fortuna. Questo è un esodo, fomentato nessuno sa bene da chi o da cosa. Sta di fatto che tra africani, cinesi, filippini e via dicendo, stiamo diventando un casino che neppure l’America.
Qui, non si tratta di essere chiusi, razzisti, o stronzate simili, ma di non farsi cancellare. Non ci possono essere classi in cui tre quarti degli allievi sono stranieri. Anche perché – smettiamola di raccontarci balle – questo non è scambio culturale: perché ci sia un qualcosa di simile, ci vuole una cultura, da ambo le parti, e la volontà dell’uno e dell’altro di ascoltare parlare di una visione antitetica alla propria. Se poi tutto questo si deve ridurre ad andare a mangiare in un all you can eat, appare ovvio che lo scambio si configura come non perfettamente riuscito, per non dire debole o, peggio ancora, inutile.
Sarebbe bellissimo avere dei cinesi che ci rendono edotti, nelle università, in merito alla loro letteratura e a quelle peculiare tradizioni della terra del Dragone – ad avercene! Ma quel che giunge qui è solo manovalanza a basso costo che umilia ulteriormente la nostra.
Similmente dicasi per coloro che vengono dall’Africa. Quasi mai se ne incontra uno in grado di articolare un discorso di senso compiuto sul proprio Paese d’origine e il sapere del luogo. Semplicemente, questa gente entra qui, come i negri entravano in America, dopo il 1492, per essere sfruttati a livello lavorativo e sessuale – la qual cosa è un abominio per un’Europa che voglia dirsi culla della civiltà.
Se la Sinistra ha tutto l’interesse a farli venire, dare loro la cittadinanza e la possibilità di votare, perché gli italiani, almeno quelli non a libro paga, li ha sfanculati, la Destra ha da resistere in modo duro. Certo, non c’è da farsi illusioni: la maggior parte dell’elettorato più influente della Destra – diciamo quello più ricco – vuole i neri per sfruttarli, in cambio di qualche euro, nelle proprie fabbriche e aziende, e ciò sa bene chi siede al Governo.
Insomma, comunque vada, siamo nella merda, in mano a quattro maledetti negrieri. E non si può neppure pretendere che i neri, dopo decenni di sfruttamento come raccoglitori di pomodori, proprio come i loro antenati costretti in America nei campi di cotone, non finiscano per detestarci. È giusto e sacrosanto: lo schiavo odia il suo padrone, è una dialettica vecchia come il mondo.
Bisogna chiudere tutti i porti. Siamo già troppi e abbiamo troppo poco da spartire, finanche tra noi. Non è questione di odiare qualcuno, ma di tutelarci. Non possiamo avere masse di sbandati in tutte le stazioni centrali d’Italia a spacciare e tenere sotto scacco delle schiave sessuali, spesso anche bianche. Gli italiani sono stanchi, ma fanno poco per farsi sentire, non si avvalgono della democrazia di cui dispongono. Se non scenderanno in piazza, il loro destino è già segnato. È solo questione di pochi decenni.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.
Post realista, quando l’ 1 % della popolazione mondiale detiene la metà della ricchezza tutti i discorsi complottisti sulla sostituzione etnica vanno a farsi benedire. Qui è solo una questione di “vaini” come dicono a Livorno, manovalanza a bassissimo costo da buttare dentro la grande distribuzione di beni e servizi da startup gestite da radical chic neonimby a cui non importa una beata mazza delle stazioni centrali e le suburbie. Al momento si sentono intoccabili ma se va tutto a puttane cadranno anche le loro di teste come nel 1789.
Tutto giusto ciò che dici, peccato che le manifestazioni in italia non hanno risonanza