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TINA CIPOLLARI, LA MARILYN MANCATA DI “UOMINI E DONNE”, IN UNA BIOGRAFIA TOTALMENTE IRRICEVIBILE (di Clara Carluccio)

Maria Concetta è dietro il sipario, sta per esordire in TV, si guarda le scarpe e pensa: “che diavolo ci faccio qui?”. Ecco che, invece di girare i tacchi e andarsene, generando un universo parallelo in cui noi non l’avremmo mai conosciuta, entra in scena e, Concettina, come una Cenerentola appena un po’ più trash, diviene per magia Tina Cipollari. A più di vent’anni da quell’incidente mette nero su bianco la sua fiaba di aberrante inutilità, con il titolo più stupido di sempre, Piume di struzzo (Mondadori). Una biografia da far agonizzare Marilyn Monroe – citata più e più volte nel volumetto, in sprezzo totale del ridicolo.

Quel giorno, a Uomini e Donne – tra i programmi regalo del nuovo millennio -, mancava solo lei: “In scaletta ero l’ultima, non sono rimasta che io”. Last but not least, si usa dire – ultima ma non per importanza, in una gara tra il Nulla e il Niente che sovverte tutta l’impalcatura parmenidea. E di importanza, quelli di Uomini e donne, non c’è dubbio, se ne sono attribuita fin troppa – lei in primis, se si è riconosciuta il diritto di pubblicazione.

Tina Cipollari, Piume di struzzo, Mondadori.

Certo, i momenti esilaranti, in questa biografia ingiustificabile come la più inane delle esistenze, non mancano. Per esempio, non era solo la mamma di Forrest Gump, lo scemo più amato del cinema, a comprendere il genere umano dalle calzature indossate, ma anche quella di Tina, come ci tiene a raccontare lei: “le persone le riconosci dalle scarpe”, le diceva sempre. Naturalmente, chiediamo scusa al povero Forrest per il paragone così dissacrante.

A ogni buon conto, Tina inizia la sua narrazione da molto lontano, quando era una bimba e si infliggeva spontaneamente dilemmi logici per mettere alla prova la sua intelligenza ancora aurorale – e, sfortunatamente, rimasta allo stadio larvale. Ecco il più significativo: babbo natale è grasso e ha bisogno del camino per consegnare i regali, come fa con i bambini che non hanno il camino? Sua mamma non sa cosa rispondere e le intima, per dirla in soldoni, di non rompere le palle: «Tina, le favole esistono finché non ti fai troppe domande». Qui inizia e finisce la sua esperienza presto abortita per la meditazione filosofica, quasi presagendo il ben più palese destino per un mondo di tronisti e corteggiatori.

Per la madre, tre cose erano irrinunciabili: “il rossetto, la lacca e la crema Venus” – a cui lei aggiungerà piume di struzzo, colla per ciglia e tintura bionda, come una casalinga disperata che, non sapendo cucinare, mischia senza alcun criterio, incurante così di poter uccidere il marito con un semplice pranzo. 

La famiglia era povera, come la maggior parte in quei tempi: “Mi vergognavo d’invitare le compagne di scuola a casa perché era vecchia e malconcia, e i vestiti che mi mettevo erano modesti e sapevano sempre di legna bruciata. Avevo solo due paia di scarpe”. Così, la madre le strappa la promessa di una vita diversa, migliore, con un bel lavoro. Insomma, la inizia al culto del successo, il quale, com’è facilmente comprensibile, non per forza si ha da coniugare con lo sviluppo intellettuale.

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Conosce il bell Antonio – ma non il Mastroianni dell’omonimo film, bensì un romanaccio di quarantadue anni, “capelli spettinati e mossi e due occhi allegri con al centro un naso un po’ a patata e un sorriso da marpione”. Tutt’altro che povero in canna, il bel marpione ha anche una barca ma, a Tina, queste cose non interessano, essendo lei affascinata dal self-made man che condivide le stesse umili origini. Antonio conquista il suo cuore la sera in cui accetta la sfida dell’abbacchio al forno, quella in cui una comune inciviltà ha da essere manifestata senza alcuna remora, per conquistare la procace femmina dai modi genuinamente primitivi: “Quella era la prova del nove e vidi Antonio incerto sul da farsi. Stava lì per arrendersi” – non mollare Antò! -, “ma poi guardò noi, come cavernicoli, brandire l’osso tra le mandibole, e si decise. Appoggiò le posate e con la punta delle dita lo portò alla bocca affondando i denti nella polpa, scollandola dal suo osso con uno strattone. Guardai mia cognata che mi ricambiò con un’occhiata compiaciuta, poi alzò il bicchiere colmo di vino e disse: «Brindiamo al nuovo arrivato in famiglia!». Una situazione da far sorridere Darwin di suprema gratificazione!

Il rito d’iniziazione volge positivamente a termine e il barcaiolo viene accettato nella cerchia dei cavernicoli. Sfortunatamente il bell Antonio era ancora sposato con tanto di figli e, alla diagnosi di tumore, preferisce dedicare il suo tempo alla prima famiglia e le feste sullo yatch, per Tina, finiscono qui – insomma, una trama da fare concorrenza a CentoVetrine.

Un giorno fortunato, la nostra Tina, sta ammirando le bellezze di un tronista, insieme alla sorella quando, questa, inizia a fantasticare su quanto le piacerebbe partecipare al programma per corteggiare il ragazzone. Prende così l’iniziativa e telefona per conto di lei, troppo timida per farlo. Disgraziatamente, l’addetta al centralino rimane folgorata dalla voce e dal simpatico temperamento, proponendole di partecipare alla trasmissione, disturbando, negli anni a venire, la digestione delle ore 14.00. Spiace dirlo, ma non la perdoneremo mai!

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Il tragico momento – per noi – arriva e Tina attende per entrare in scena: “la luce era così forte che in un attimo di folgorazione mi immaginai di essere Marilyn nel camerino del Metropolitan di New York […] ma dopo un po’ cominciai a muovere il viso con le mani, gonfiare le guance e fare smorfie in modo ridicolo, cercando di ricordare tutte le maschere che avevo indossato nella vita sopra le mie infinite fragilità: quella seria, quella divertente, quella seducente e anche quella triste”. Tante maschere e pochi volti, la saggezza Pirandelliana a forma di bigodini e french manicure. 

Agghiacciante, Tina ci riporta alla voce di Maria De Filippi mentre annuncia, uno ad uno, l’ingresso delle corteggiatrici del programma. A quelle entrate oscene, avremmo dovuto rispondere con un’uscita di massa, un grande rifiuto. Purtroppo per noi ormai è tardi per scappare.

Clara Carluccio 

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