Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

LOLA DAVIET, PERDONA L’OCCIDENTE PERCHÉ NON SA QUELLO CHE FA (di Matteo Fais)

Come al solito, non si capisce un cazzo: traffico di organi, stupro, follia, massacro, sgozzamenti, un baule con un corpo martoriato e squartato. Le notizie arrivano frammentate, volutamente confuse per non fomentare la rabbia del popolo contro l’invasore. L’unica cosa che manca è una seria reazione: furiosa, biblica – occhio per occhio, dente per dente.

In un Paese abitato da persone con un po’ di palle – insomma, non quei piglia in culo dei francesi –, le banlieue, a notte, avrebbero bruciato da scatenare l’invidia all’inferno e più di un figlio di puttana si sarebbe pentito di essere nato.

Perché sapete come si risponde al terrore? Con l’orrore più assurdo e ingiustificato, con la forza che è la legge dall’inizio dei tempi. Il Bene e la Pace sono un prodotto del sangue versato nei secoli. Questa è la Terra, non il Regno di Dio – non siamo nati per perdonare eternamente.

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Se uno tocca una ragazzina, saltano tutti i paletti, le regole – e la civile convivenza può tranquillamente andare a farsi fottere. Il sangue chiede sangue. Non esiste altra via. La terra va purificata, lo sconvolgimento delle leggi di natura emendato col sacrificio. I gessetti colorati, le bandiere della pace e tutta la ripugnante sarabanda progressista è roba per deviati, per umani che non meritano se non la cancellazione.

L’Occidente è un luogo di mostruosi organismi votati all’autodistruzione, gente che non difende più nemmeno ciò che ha di maggiormente caro: i figli, il futuro. La dialettica amico-nemico di Carl Schmitt è caduta nell’oblio, l’idea che colui che nega e attenta all’esistenza della mia comunità debba essere eliminato. Porgi l’altra guancia, aveva ragione il filosofo, è una prassi che deve vigere solo all’interno del gruppo. Ma chi viene da fuori e mina la mia integrità deve sparire.

Perché nessuno lo capisce? Quelli ci odiano. Vivono nel passato, non vedono un futuro e non vogliono superare mentalmente ciò che è stato. Se non li fermeremo, ci uccideranno. Ci considerano infedeli. Ci vogliono distruggere, annientare. L’hanno già dimostrato più e più volte. Che diamine dovranno fare ancora?

Non si fermano neppure di fronte alle bambine quei bastardi! Sono infami, non meritano niente. “Non avrete il nostro odio”, gridavano quegli eunuchi dopo il Bataclan. Non dovete seguirli: odiare è la cosa più sana del mondo, come amare, come sentire che si esiste.

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Questo Occidente è senza speranza, governato da gente che vuole la sua scomparsa, l’assoggettamento. C’è un Giuda seduto in ogni poltrona, in ogni sorda aula parlamentare. E la gente crede loro. Moriremo di buon cuore e di mancanza di orgoglio. L’Europa è al capolinea, alla bancarotta della volontà di vivere.

Non avrei lasciato neppure le ossa, avrei cancellato la traccia della loro ombra dalla strada. Bisogna rifiutare la debolezza che ci hanno imposto e insegnato, il senso di colpa che ci è stato instillato.

Maledetti! Sia dannato chi sopporta, chi non si ribella, chi trova tutto questo normale, chi apre le braccia in spirito di riconciliazione. La nostra mansuetudine è un suicidio a cui abbiamo dato una veste rassicurante.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

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