LASCIATE CHE I VOSTRI FIGLI GUARDINO PEPPA PIG, MA AIUTATELI A CAPIRE (di Matteo Fais)
C’era una volta la televisione con i cartoni animati giapponesi. Per esempio, ogni pomeriggio, andava in onda Holly e Benji, una magnifica storia avente come protagonisti tutta una serie di bambini, più o meno dotati, che cercavano di sfondare nel mondo del calcio. Gli episodi erano estenuanti. Spesso una puntata, tra vari flashback e riflessioni esistenziali, non bastava per arrivare da un capo all’altro del campo e segnare un goal.
A ogni modo, quella simpatica animazione ha formato almeno un paio di generazioni ai grandi valori dell’amicizia e del fair play. Si gioca – ma il gioco è una cosa seria, a cui ci si applica con tutta la propria energia -, si vince e molto spesso si perde – bisogna imparare soprattutto questo. L’avversario va conosciuto, temuto, rispettato e, se si viene sconfitti, lo si accetta – bisogna comprendere i propri limiti e riconoscere la bravura altrui. Quel cartone animato, era un vero e proprio manuale di Etica Applicata.
Bei tempi! Difficile dire se anche quella di allora fosse propaganda. Certamente lo è Peppa Pig, oggi, tra famiglie con due mamme e altre stramberie – lo è tanto da coinvolgere e travolgere il dibattito politico elettorale. In illo tempore, i piccoli aspiranti calciatori vivevano in nuclei proletari o medio borghesi, in mezzo ad allenatori alcolizzati e genitori problematici, ma sopportavano la sconfitta, verrebbe da dire, quasi con senso di virile sopportazione del dolore.
I tempi, però, sono cambiati e le lobby sono venute a galla – nessun complotto, è tutto talmente palese che te lo sbattono sugli occhi fino ad acceccarti. Se non te lo vogliono mettere in testa i tuoi genitori, ci penserà l’industria culturale a farti comprendere che fluido è meglio, al passo coi tempi, alla moda e che forse quel povero disagiato di Mark Lenders, con la sua rabbia da classe subalterna, era troppo testosteronico nelle sue reazioni, che non doveva lottare per affermarsi su una condizione economicamente svantaggiata, ma mettersi una maglia arcobaleno e domandare qualcosa come le quote rosa per i generi intermedi.
Dunque, oggi come oggi, cosa possiamo fare per mettere i bastoni tra le ruote ai nuovi moralizzatori in rosa? Visto che, grazie al cielo, non viviamo in un Paese comunista ma in democrazia, conviene che ci serviamo dell’unica arma bianca ancora non spuntata, il potere di scegliere.
Vogliono somministrare ai nostri figli la loro idea di famiglia, in un’età in cui non sono in grado di opporre il proprio spirito critico alla visione di certe immagini? Bene, se si è genitori, lo si è anche per questo, per dire un fortissimo no, “questo non si guarda”. Non per nascondere la realtà – che esiste, questo è indubitabile -, ma per tutelare e proteggere.
Invero, insegnare ai bambini è difficilissimo, perché non bisognerebbe mai scegliere per loro tra una propaganda e l’altra, educandoli prima di tutto a pensare in autonomia. Non il timore di Dio o il vangelo lgbt di Peppa Pig, ma “tu ascolta le posizioni di tutti, poi sbaglia con la tua testa. Nella vita sentirai dire tante cose, le tesi più disparate. Non fidarti di nessuno. Ci sono tante verità, ma nessuna è perfetta, ognuna ha un punto debole. Cercalo sempre. Medita se, dentro te stesso, trovi giusto ciò che gli altri ti dipingono come tale e non aver mai paura di rifiutare quello che tutti ti spacciano come la sola soluzione possibile. Domandati sempre cosa possa esserci dietro una certa posizione, se chi asserisce qualcosa non abbia interessi economici in ballo per farlo”.
Un genitore è, o dovrebbe essere, in fondo, il primo professore di Filosofia che si incontra nella propria vita, ergo dovrebbe insegnare a pensare, non dirti cosa pensare. Dunque, non abbandonate i vostri figli di fronte alla televisione, senza insegnare loro, prima di tutto, che c’è sempre una visione antitetica a quella più diffusa. Poi, se vogliono guardare Peppa Pig, che lo facciano, ma non lasciateli soli in questo. Siete lì per tutelarli, per farli diventare ciò che sono e non semplicemente ciò che qualcuna ha stabilito debbano diventare. Ma più di tutto, fategli capire cosa vuol dire vivere in una democrazia, diversamente dalla società del Grande Fratello di Orwell: da noi, la televisione si può spegnere.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.
Sembrerebbe un buon articolo, ma mon lo è. I genitori sono tali ed hanno il compito di educare, condurre i bambini nella loro crescita. Il discernimento si acquisisce col tempo e a seguito di una ” EDUCAZIONE E FORMAZIONE ” se non perfetta, almeno corretta. Se i genitori pongono a loro volta come base della vita e della vita familiare i VALORI principalmente cristiani e sociali che pone al centro della società la famiglia: padre maschio, andrebbe femmina e i figli maschi e femmine. Basta ! Al centro della famiglia ci sono i figli e l’amore familiare è tra i genitori. L’educazione non si basa sui SI, molto si basa sui NO, perché i in quel momento che nasce l’interlocutoria e poi il dialogo. NO A PEPPA PIG, NO ASSOLUTAMENTE !!!