È PIÙ SOVIETICO RIZZO DI GORBAČËV (di Alex Vön Punk)
“Il farabutto che dice di non vedere alcuna differenza fra il potere del dollaro e quello della frusta, dovrebbe imparare la differenza sulla sua stessa schiena” (Ayn Rand, La rivolta di Atlante).
Con la morte di Michail Gorbačëv, se ne va un pezzo di storia: l’uomo che provò ad aprirsi al mondo libero, mettendo un macigno sopra quell’Impero di brutalità che fu l’Unione Sovietica.
In Italia, però, c’è un signore, a capo di un Partito che si presenterà alle elezioni del 25 settembre, che ha deciso di stappare una bottiglia di champagne per festeggiare la sua morte – almeno questo è quanto si apprende dai suoi profili social.
Marco Rizzo, infatti, è convinto che la dipartita di Gorbačëv sia un lieto evento. Come non festeggiare la fine dell’esistenza terrena di chi ha portato, all’ombra del Cremlino, McDonald’s e Pizza Hut?! Per quest’ultima multinazionale americana, l’ex segretario del PCUS si cimentò addirittura nella recitazione di uno spot televisivo.
Rizzo, come ogni buon comunista, ha abdicato alla ragione e procede per uno schematismo manicheista, nella religiosa evocazione costante del male assoluto, del demonio rappresentato dall’Occidente e personificato in ogni leader politico il quale decida che forse il libero mercato sia preferibile al dirigismo socialista.
Nel 2022, sembra quasi assurdo, ma abbiamo candidati dei veri, duri e puri nostalgici di ferro dell’URSS. In Italia Sovrana e Popolare, infatti, possiamo trovare Emanuele Dessì, vecchia militante di Autonomia Operaia – sì, insomma, quelli che manifestavano con le tre dita della mano alzate, a forma di pistola P38 -; oppure Igor Camilli, segretario del movimento Patria Socialista – anche loro, ovviamente, uniti a Rizzo nei festeggiamenti.
Volenti o nolenti, mascherato o meno, questo è il nervo dell’azione politica di Italia Sovrana e Popolare, un gruppo di nostalgici bolscevichi che hanno come guida morale Stalin e Lenin – e Putin che cavalca a petto nudo. Palesemente, non hanno alcun interesse nella democrazia, e non potrebbe essere diversamente visto che l’Unione Sovietica è indivisibile dal concetto di dittatura del proletariato e questa è inscindibile come prassi dalla deportazione dei nemici di classe, come la triste storia dei gulag ci insegna.
Probabilmente, ciò che questi signori odiano di più dell’ex segretario è la sua tiepida apertura al mercato, ovvero le libere scelte dei consumatori, la libertà di scambiare beni e servizi tra cittadini. Ecco cosa odiano, la libertà di scelta, la libertà e la sovranità dell’individuo. E chi nega la sovranità dell’individuo, state certi, tradirà anche la sovranità popolare.
Non è un caso che Rizzo elogi la dittatura cinese, mentre la stessa sta comprando mezza Italia ed è inserita nei settori strategici. Dove si è nascosto in questo caso il sovranello Marco? Dove è quando vorrebbe un’Italia sotto la sfera di influenza e alle dipendenze energetiche della Russia?
Sovranelli a intermittenza, pronti a far uscire dal cilindro la sovranità per andare contro gli Stati Uniti, ma voltarsi dall’altra parte sé questa collide con gli interessi di Pechino o di Mosca.
Ed ecco l’astio nei confronti del personaggio politico russo. La fila dei russi, all’inaugurazione del primo McDonald’s, ci ricorda che i popoli vogliono essere liberi di scegliere. In quella lettera che campeggiava in piazza Pushkin, la famosa M dorata, i russi non vedevano solo un panino ma una possibilità, un’alternativa alla brutale oppressione poliziesca sovietica. La medesima voglia ci viene rammentata dalla coda di cittadini pronti a fuggire dall’inferno socialista della DDR, “votando con i piedi” – un voto che non mente mai -, pronti ad assaporare, a respirare un briciolo di libertà.
Rigettare le idee di Marco Rizzo e di chiunque altro vorrebbe portare terrore, repressione e dirigismo nel nostro Paese è un atto di autodifesa contro la follia comunista e l’aggressione nei confronti dell’individuo. Votarlo è impossibile.
Alex Vön Punk
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L’AUTORE
Alex Vön Punk viene costruito a Pisa negli anni ‘80. Bandito, cantante e scrittore di canzoni punk nella band pisana Enkymosis fino al 2009. Autodidatta d’assalto tra un lavoro precario e l’altro, grafico freelance, agitatore politico e provocatore di tendenze anarchiche, anti-autoritarie e federaliste, membro del Centro Studi Liibertario “Società Aperta” che si occupa di libertarismo, diritti civili e della promozione del reddito di base universale.