Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

L’UNICO RISCHIO DELLA FIAMMA È DI ESSERE IDENTIFICATI CON LA GUARDIA DI FINANZA (di Alex Vön Punk)

Ultimamente sento criticare la resistenza Ucraina per la sua presunta adesione al nazismo. Già di per sé questa idea non meriterebbe una risposta, essendo una visione non oggettiva di chi si oppone all’invasione russa, in quanto stiamo parlando essenzialmente di una resistenza di popolo e perciò trasversale – ma i nostri antifascisti con il colbacco fanno finta di non saperlo.

Per questi soggetti, se domani la Germania invadesse il Sud Tirolo, gli abitanti dovrebbero, prima di imbracciare le armi per difendere Bolzano, richiedere un patentino antifascista – che per loro significa la tessera del Partito Comunista o quanto meno una foto di Lenin nel portafoglio.

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Fatta questa premessa, ogni serio antifascista si dovrebbe sentire un po’ offeso dal nuovo antifascismo che rutta a tavola, in compagnia di Fratoianni e di una pastasciutta, perché questo è il livello delle analisi prodotte da questi spacciatori di spaghetti al pomodoro.

In realtà a veder bene, nel solco di un anti-autoritarismo eroico, libertario e anarchico, insomma quello senza i rubli in tasca, e in virtù di un radicalismo iconoclasta refrattario a ogni dogma, dovremmo soffermarci su ciò che oggi è il fascismo e i fascisti.

Francamente trovo sterili le discussioni su dei ragazzi che hanno il busto di Mussolini in casa. Certo gli andrebbe consigliato vivamente di sostituirlo con un cartonato a grandezza naturale di Mia Khalifa, con airbag al vento, ma ognuno in casa propria tiene ciò che vuole e ci mancherebbe altro. Potremmo dire lo stesso delle fiamme nei simboli di partito: da un punto di vista di marketing politico, si rischia di venir confusi con la Guardia di Finanza e questo non è il massimo della pubblicità ma, detto ciò, quello che conta non sono nomi, etichette e simboli, ma la prassi politica degli individui.

Ci sono ragazzi affiliati a movimenti fascisti che non mi hanno mai tolto la parola o impedito di parlare, anche quando l’ho fatto riferendomi all’abolizione del carcere – che, diciamolo, non è proprio un tema core dei giovani estremisti di Destra. Certo, abbiamo discusso anche animosamente, ma con tutti i loro difetti e le idee irricevibili, non ho dovuto mai lottare per avere diritto di parola e di replica. E non solo: ho conosciuto molti provenienti da quell’area, probabilmente influenzati da Nietzsche, che si abbandonavano a un individualismo senza tentennamenti.

Al contrario, spesso mi sono sentito zittire da una certa sinistra progressista, per la quale non solo l’individuo sarebbe il male, addirittura si tratterebbe di una creazione del capitalismo, della società.

Eppure il fascismo, oggi, non sta in una fiamma, da tempo. Marco Pannella, in un suo discorso parlamentare negli anni ’70, disse “Per noi il fascismo non sono i teppisti di questo o di quelli: la cifra fascista è la violenza delle istituzioni, la violenza pubblica […] Il fascismo […] dei teppisti fascisti possiamo albergarlo tutti nelle nostre file, in momenti di esasperazione e di inquinamento della nostra realtà. Il fascismo era una cosa grande che ci ha ammazzato nei nostri ideali per trent’anni, era lo Stato etico”. 

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E cosa che dunque di più fascista e, al contempo, comunista, oggi, di uno Stato Etico, una Società del Controllo che ci obbliga a trattamenti sanitari, che massacra di botte i manifestanti?

Noi però siamo in democrazia e abbiamo la possibilità di mandare a casa chi ci ha sequestrato nelle nostre abitazioni, ma se volete individuare l’autoritarismo non guardate a dei ragazzi per strada, guardate alla – speriamo passata – maggioranza parlamentare, guardate al secondino nelle carceri, al poliziotto che bracca una signora anziana sul bus, a un drone che scruta le spiagge a una telecamera con riconoscimento facciale.

Alex Vön Punk

Emailvonpunk@tutanota.com

Telegram: @VonPunk


L’AUTORE

Alex Vön Punk viene costruito a Pisa negli anni ‘80. Bandito, cantante e scrittore di canzoni punk nella band pisana Enkymosis fino al 2009. Autodidatta d’assalto tra un lavoro precario e l’altro, grafico freelanceagitatore politico e provocatore di tendenze anarchiche, anti-autoritarie e federaliste, membro del Centro Studi Liibertario “Società Aperta” che si occupa di libertarismo, diritti civili e della promozione del reddito di base universale.

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