TUTTI VITTIME DI UN REGIME? MA NON SIATE RIDICOLI (di Alex Vön Punk)
“Il regime di Putin non è al potere grazie al popolo russo, non ha un mandato democratico ricevuto dal popolo. È per questo che sempre più persone scendono per le strade a protestare contro il regime. È il solo modo per esprimersi, per opporsi al Governo: non abbiamo delle vere elezioni, tutti i canali televisivi sono controllati dallo Stato, il Parlamento è solo di facciata, non c’è una vera opposizione. Chi si oppone a Putin finisce in prigione”(Vladimir Kara-Murza- politico russo)
No, signori! Non viviamo sotto un regime autoritario, parola abusata e snaturata totalmente di questi tempi strani. Sicuramente, non viviamo neanche nella migliore delle democrazie. Il nostro potere di incidere sulle scelte politiche è piuttosto marginale e gli ultimi due anni ci hanno dimostrato che anche un Paese democratico sa essere illiberale e portare avanti politiche autoritarie.
Nonostante ciò che abbiamo subito, non possiamo affermare di essere in presenza di un vero e proprio regime. Sicuramente la nostra è una democrazia malandata, malata e imperfetta. Ma la colpa di chi è?
Nel 1776 i rivoluzionari americani tuonavano, giustamente, contro la Corona inglese ma, a un certo punto arrivati al limite della sopportazione, lottarono come leoni per cambiare le cose, il sistema e guadagnarsi la libertà.
Sul finire degli anni ’80, fu la Poll Tax a dare una spallata a Margareth Thatcher, una tassa comunitaria che si rivelò impopolare. Scatenando dissenso in tutto il Regno Unito. Ci fu una protesta. Buona parte sostenne il rifiuto di pagare.
Torniamo ai giorni nostri. Nel Bel Paese, il green pass varato dal Governo, misura totalmente liberticida, è stata in realtà accettata dalla maggioranza dei cittadini. La protesta è stata marginale.
Se la maggioranza della popolazione si fosse rifiutata di chiederlo e scaricarlo, il provvedimento draghiano sarebbe durato due settimane. Ciò nonostante, la presenza mediatica, sulle reti nazionali, di esponenti contro il Gp è sempre stata molto elevata. Non c’è stata trasmissione in prima serata, sulle principali emittenti televisive, che non ospitasse medici, operatori sanitari, politici e capi popolo che non fossero su tale posizione.
Allo stesso modo si può dire a proposito dell’invasione russa dell’Ucraina, dove l’Unione Europa si è schierata senza tentennamenti con la resistenza del popolo ucraino. Non sono mancanti comunque opinionisti, giornalisti, politici che non perdono occasione per propinarci le presunte ragioni di Mosca.
Nonostante ciò che raccontano molti esponenti dell’ala dissidente, del loro mancato radicamento sul territorio e delle loro scarse proiezioni politiche, non si può incolpare “il regime”, Draghi, Letta o la UE.
La realtà è che questi soggetti sono finiti per pura casualità alla guida di formazioni politiche. Oltre agli slogan preconfezionati da catena di supermarket, non hanno alcuna visione di società, non offrono soluzioni concrete alle preoccupazioni dei cittadini. La politica è l’arte del possibile, diceva Otto von Bismarck, e non si può pretendere di avere un largo consenso con programmi scritti in due settimane senza alcuna reale riflessione politica e con slogan usciti dai Baci Perugina. Certo, è più semplice, anziché avviare una salutare auto-critica accusare il sistema, il regime, di non averci offerto spazi a sufficienza o di averci censurato.
Sarebbe anche qui da capire come operi in realtà uno Stato autoritario. Pensate alla Cina: credete che sia possibile andare in Tv ogni sera a criticare l’operato del Governo, a dare dei venduti alle Big C, o a esponenti di rilievo del Partito Comunista?
Ne sa qualcosa, tra i tanti, la reporter Zhang Zhan, finita sotto accusa per avere pubblicato notizie sgradite al regime di Pechino, all’inizio della pandemia, e condannata a 4 anni di reclusione; oppure il giornalista russo Pavel Broska, sequestrato, minacciato e picchiato dai servizi segreti russi.
La nostra democrazia non è perfetta, ma perfettibile, sta a noi smetterla di piangere come cheerleaders abbandonate da sole al ballo dell’ultimo anno, rimboccarci le maniche, organizzarci e creare una nuova classe dirigente capace e che sappia cosa siano i valori della libertà. Possiamo sostenere i movimenti autonomisti che da sempre – non da ieri – provano a rompere la gabbia della partitocrazia e della burocrazia romana.
Abbiamo tutti gli strumenti, abbiamo la rete ma, soprattutto, la libertà di associazione e di parola. Non vedremo la Stasi arrivare a bussare alle nostre porte per sequestrarci, così come non l’abbiamo avuta in questi anni di feroce e giusta critica alle misure pandemiche.
Alex Vön Punk
Email: vonpunk@tutanota.com
Telegram: @VonPunk
L’AUTORE
Alex Vön Punk viene costruito a Pisa negli anni ‘80. Bandito, cantante e scrittore di canzoni punk nella band pisana Enkymosis fino al 2009. Autodidatta d’assalto tra un lavoro precario e l’altro, grafico freelance, agitatore politico e provocatore di tendenze anarchiche, anti-autoritarie e federaliste, membro del Centro Studi Liibertario “Società Aperta” che si occupa di libertarismo, diritti civili e della promozione del reddito di base universale.
Solita difesa d’ufficio di Draghi e compagnetti della parrocchia NATO. bravi cagnolini del padrone.