NORAH VINCENT, LA SOLA DONNA CHE HA COMPRESO LA DIFFICOLTÀ DI ESSERE UOMINI (di Matteo Fais)
Cosa voglia dire essere uomini è un qualcosa che difficilmente una donna potrà comprendere. Non che quella femminile sia un’esistenza priva di pastoie, ma i problemi del mondo maschile sono probabilmente – anzi, senza ombra di dubbio – enormemente superiori.
Fu per sperimentare sulla propria pelle la vita oltre la barricata che una giornalista lesbica, di recente deceduta, si trasformò per 18 mesi in uomo, come raccontato nel libro Nei panni di un uomo. I miei 18 mesi nel mondo degli uomini, e ritorno (Piemme). L’esperienza fu talmente traumatica che Norah Vincerà si depresse, fino a decidere di un morire – la morte, risalente a più un mese fa, è stata resa nota solo da pochi giorni.
Ed è proprio questo il punto: se la maggior parte delle donne si trovassero a vivere nella condizione dell’uomo medio, soccomberebbe nel giro di pochi mesi. Per i maschi non ci sono quasi mai mazzi di fiori che arrivano a camionate, inviti a cena, sguardi adoranti, tristezza e canzoni d’amore. Per un uomo, spesso non c’è neppure il corrispettivo del principe azzurro, ovvero la principessa o la fata turchina, ma più prosasticamente “ciò che passa il convento” – e bisogna sapersi accontentare, se si desidera sopravvivere.
Qualunque donna nella media, a meno che non desideri un compagno con il pistolone di Siffredi, la cultura di Gianni Vattimo e l’attitudine musicale di Von Karajan, troverà sempre qualcuno ben più che decente che voglia starle a fianco. Per chi ha avuto in sorte il peso del pene, decisamente, non è altrettanto facile.
Salvo casi più unici che rari di femmine con particolari ambizioni, insomma, il gentil sesso vive una condizione di privilegio assoluto: hanno solo l’imbarazzo della scelta e possono rifiutare il mondo intero – quando lo fanno, sia detto per inciso, i loro modi sono piuttosto spicci.
La Vincent lo comprese, arrivando pertanto a provare profonda empatia e sincera pena per i portatori sani di testosterone. Assillati da un’urgenza sessuale, imposta dalla natura, che non dà pace, e sottoposti a una miriade di stimoli che di rado vanno poi incontro a soddisfazione, gli uomini vivono sovente un’esistenza miserabile.
Non resta loro che il porno e i locali di streap-tease. Anche tentare la parte dei conquistatori da bar, si rende conto la giornalista, spesso si risolve in una patetica e avvilente sceneggiata, dato l’atteggiamento refrattario del genere opposto, che difficilmente mostra almeno un minimo di comprensione – non lesinando invece nell’umiliazione.
Per fortuna, infine, qualcuna ha capito, semplicemente provando a mettersi nei panni del diverso da sé. E, allora, altro che sesso forte, privilegiato e dominante! L’uomo, esclusi rarissimi casi, è il grande sconfitto, il perdente del nuovo corso storico. Magari le altre donne lo comprendessero e ci facessero il favore, se non altro, di finirla con la baggianata del maschio bianco, etero, tiranno e oppressore. Già questo sarebbe un enorme sollievo. Riposa in pace, Norah.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.
Quante stupidaggini!
“mazzi di fiori che arrivano a camionate, inviti a cena, sguardi adoranti, tristezza e canzoni d’amore”
Sono una donna e queste cose non le ricevo.
hai appena fatto la stessa identica cosa che le femministe contestano/combattono (sei una femminista?), ovvero sminuire problematiche che non ci appartengono. Sempre e comunque contro un pene, vero!?
complimenti, gran bell’ articolo