ELEZIONI – COSA FARANNO I POLITICI CONTRO LA CANCEL CULTURE? (di Matteo Fais)
Esiste un problema molto più serio di quanto si possa immaginare. Proveniente dall’America, ma derivante dalle teorie marxiste di “correttezza” della dottrina, è approdato anche in Europa. Già tormenta l’Inghilterra e la Francia, come denuncia anche il “The Times” del 10 agosto. Questa piaga si chiama Cancel Culture.
Una moderna forma di ostracismo, caccia alle streghe o, se si preferisce, damnatio memoriae, questa presunta cultura, nei prossimi anni, se lasciata libera di agire, distruggerà tutto il sapere che l’Occidente ha costruito in più di due millenni, privandoci della sola grandissima e infinita libertà che da sempre abbiamo combattuto per conquistare, quella di parola.
Di fronte a un sistema oppressivo e folle, che ti impone vaccini e green pass, percorsi di studio e di lavoro che costringono il tuo corpo a un’innaturale forma di controllo – 5 ore seduto, imprigionato su una sedia –, ti resta comunque la possibilità di dire “Abbasso il Grande Fratello”. Se ci toglieranno anche quella, sarà il regime cinese, la Corea del Nord.
I politici fanno finta che questa infamia non macchi la nostra cultura, ma non è così. Non bisogna mai dimenticare, come dicono i cristiani, che la più grande astuzia del diavolo è far credere di non esistere – si veda la Murgia, sempre in prima fila con lo sbiancatore al napalm, dire che la cancel culture è un’invenzione della Destra.
Se poi si va a vedere, come rilevato appunto dal “The Times”, con un’indagine ad ampio raggio su 140 atenei inglesi, esiste tutta una serie di testi, dalla Bibbia fino a certe opere di Shakespeare, che sono stati banditi per non spaventare gli animi sensibili dei ragazzi che frequentano le università – i quali, come rivela il giornale stesso, si sentono trattati alla stregua di bambini e, ogni volta che esprimono un’opinione in controtendenza, la abiurano per paura di ricevere, poi, brutti voti durante gli esami.
Ma, del resto, tale tendenza, più o meno sottotraccia, è presente ovunque. Basti entrare su YouTube e aprire un qualunque video. Persino se si parla della storia dei Joy Division, dato il suicidio di Ian Curtis, ogni utente che posta si sente in dovere di scrivere una premessa, a caratteri cubitali o di gridandolo con voce stentorea, che quanto segue potrebbe turbare la sensibilità dello spettatore. Quindi, cosa vogliamo fare, forse sostenere che l’autore di Disorder non si sia impiccato, o fare finta che, tra i famosi Unknown Pleasures (Sconosciuti Piaceri), non rientri anche quello di liberarsi del peso della vita? Si pensi che persino i Beatles, nel documentario recentemente rilasciato sulla lavorazione di Let it Be, intitolato Get Back, vengono annunciati con la delirante premessa che le immagini che seguiranno contengono un linguaggio scurrile – un paio di “fuck” – e scene in cui si fuma – sigarette. I Beatles, la più rassicurante band della storia!
Purtroppo, tutta questa follia è prossima a divenire anche un problema italiano – abbiamo già visto censurare una conferenza su Dostoevskij, colpevole semplicemente di essere russo come quel pazzoide di Putin.
Votare un qualsivoglia partito che tace su tale questione, oggi come oggi, è mancanza di coscienza, a meno che dopodomani non ci si voglia ritrovare a scrivere usando la schwa, o un asterisco al posto delle desinenze maschili e femminili, in rispetto dei gusti sessuali di ogni permaloso debosciato.
Cancellare la Cancel Culture è imprescindibile per poter ricevere il supporto di ogni persona che abbia un minimo di cultura e non voglia vedere negato il suo diritto di leggere un testo nella sua integrità, senza aver paura di aprire in pubblico quel delizioso reazionario di Honoré de Balzac, neanche fosse una bustina di cocaina; o di citare il poeticissimo classismo di Arthur Rimbaud, in Una stagione all’inferno, quando sostiene che “la mano per scrivere vale quanto la mano per arare. Io non troverò mai la mia mano”.
Su questo fronte, il PD è già perduto – Dario Nardella, il Sindaco di Firenze, approvava e sosteneva la follia di mutare il finale della Carmen di Bizet, contro la violenza sulle donne. Ma la Destra che fa? Qui, chi tace è complice.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.