ELEZIONI FEMMINISTE (di Matteo Fais)
Uno spettro si aggira su queste elezioni italiane, lo spettro del femminismo. Ci sono i mal di pancia della Sinistra all’idea che una donna, per la prima volta nelle storia della Repubblica, possa diventare Premier. C’è, immancabile come sempre, il problema mortificante delle quote rosa. Poi, tanto per non farsi mancare niente, spunta pure il delirante manifesto, con relativa petizione, firmato da non si sa quante associazioni femminili, intitolato UN ORIZZONTE POLITICO COMUNE A DONNE DI TUTTI I PARTITI, a cura di Marina Terragni.
Insomma, il femminismo, volenti o nolenti, si impone come uno degli orizzonti inaggirabili di questa campagna elettorale e del nostro futuro. Il problema può sembrare sciocco e forse esacerbato da un fronte testosteronico che, per dirla con le barricadere de’ noantri, “si sente minacciato” dalla sempre più massiccia presenza – e indipendenza – del secondo sesso in politica, ma più in generale nella vita sociale.
Al netto delle cazzate, però, il femminismo esiste, insidioso e sobillatore come suo solito, e fa danni in mezzo a noi. In Italia, forse non ce ne accorgiamo ancora fino in fondo, abituati come siamo a una divisione dei ruoli più sana, anche se molto matriarcale, in cui la donna, grazie a pochi accorgimenti per lusingare la vanità maschile, è sempre riuscita a mantenere un suo spazio inviolabile – volgarmente, si direbbe che le femmine ci tengono per i coglioni, imponendo loro il ritmo del ballo. Tanto più che, da noi, al gentil sesso è da sempre stato tributato un trattamento principesco: non c’è bambina, nello Stivale, che non sia cresciuta sentendosi ripetere di essere la regina del papà, il suo più grande amore.
Ma basta andare fuori dal nostro italico recinto per rendersi conto di quali sono i suoi effetti diffusi e di come diventeremo da qui a breve. Il movimento in questione basa la sua forza, come ogni tendenza sinistra, sulla creazione di una contrapposizione conflittuale tra soggetti che, in teoria, dovrebbero far convogliare le proprie energie per un più armonioso vivere civile – in sostanza, è il modello della lotta di classe applicato ai generi.
Il femminismo, in ultimo, fomenta la donna contro il maschio visto come costante minaccia, forza prevaricante, insidia e minaccia per l’incolumità fisica e mentale della donna. Egli è colui che, in qualsiasi modo, per quanto mascherato dal tatticismo della buona educazione, ambisce a dominare e imporsi sul genere opposto. Il “sii indipendente” del femminismo si traduce, infondo, in un più meschino “mettigli i bastoni tra le ruote”; così come genera pensieri distorti del tipo “ti accompagna a casa non perché ha a cuore la tua salvaguardia da eventuali pericoli, ma perché tu sei il suo possesso, un bene che non gradisce finisca in mani altrui, e lo fa solo al fine del tornaconto erotico”.
Il femminismo è la più grande piaga dell’Occidente, perché non insegna la libertà del singolo nel rifiuto della sottomissione, ma l’odio incondizionato per l’altro, per la parte di mondo che la natura stessa ci porta, per istinto, a ricercare. Sotto di esso non si può vivere. Sarebbe come se il lavoratore, invece di lottare per una migliore condizione sul luogo di lavoro e una più degna retribuzione, venisse indotto unicamente a devastare la fabbrica del padrone. Inutile raccontarsi balle, nessuna società può stare in piedi su un simile astio senza fine. L’uomo con la donna sono un destino, tutto il resto è solo un triste accomodamento a livello antropologico.
Noi conviviamo con una serpe in seno, con un cancro nello stomaco che devasterà l’Occidente rilanciando la peste rossa della lotta su un piano ancora differente. Se continuerà così, come già accade nei cosiddetti Paesi più avanzati, in Europa, la nostra fine sarà ignominiosa e disperata. L’indipendenza che le femministe cercano di instillare nella mente delle giovani donne è solo e unicamente la morte della società.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.