SIETE PROPRIO SICURI CHE L’INVASORE SIA L’AMERICA? (di Alex Vön Punk)
Il nemico è tra noi e senza alcuno scrupolo ci invade con armi non convenzionali: un panino, una lattina, un caffè e del pollo fritto. Il più scaltro tra questi, travestito da un clown e trincerato dietro una “M” dorata, decide di provare, senza alcuna coercizione, a farsi largo nel mercato italiano della ristorazione fast food. Ma non si limita a questo, furbescamente si insinua tra i lembi del tessuto produttivo italiano e i suoi fornitori tricolori passano dal 30% all’85%. Eccolo il nemico della sinistra neobolscevica e della destra anticapitalista, un avversario che ha l’ardire di offrire una possibilità di scelta all’ignaro consumatore italiano.
Al contrario la nostra Terra può guardare a un prezioso alleato, nemico giurato dell’imperialismo commerciale e volontario americano, l’Impero Celeste. La Cina, la cui partnership viene sempre più spesso presentata come vantaggiosa per il Paese, non utilizza solamente le armi della libera scelta, sfruttando la distorsione nel mercato prodotta dai nostri politicanti – i quali sono sempre pronti a iper-regolamentare i privati, ma liberisti quando trattano con gli Stati autoritari. Il Paese del Sol Levante non ha alcuno scrupolo a effettuare pesanti infiltrazioni nelle nostre infrastrutture, che in una Nazione realmente democratica, dovrebbero essere di proprietà dei cittadini, con lo Stato quale suo amministratore, anziché padrone con facoltà di vendere e svendere.
Tra le tante anomalie da segnalare, quella rilevata dai servizi segreti italiani, i quali, nel 2020, denunciavano gli interessi espressi da compagnie cinesi nei confronti degli impianti industriali dell’ex Ilva, oltre all’ambizione di gestire il porto della città pugliese.
Il gigante comunista asiatico sembra avere una vera e propria passione per i porti, difatti, avrebbe nel mirino anche quello di Amburgo – mancherebbe solo il via libera dal Governo tedesco. E si parla di un forte interesse anche nei confronti di quello di Trieste. Frattanto, poi, la Cosco, una compagnia di Stato cinese, è entrata a Vado Ligure.
La politica imperialista del Dragone, però, non si ferma qui. Lo Stato cinese, infatti, è detentore del 42% della compagnia Hikvsion, uno dei principali fornitori di telecamere intelligenti. In Italia si parla di 2.430 impianti di sorveglianza nei nostri uffici pubblici, musei, ospedali e strade.
Anche Palazzo Chigi, con il governo Conte, installò sistemi di sorveglianza della Dahua – anche questa compagnia parzialmente di proprietà dello Stato Cinese, come rilevò il Foglio (https://www.ilfoglio.it/esteri/2021/04/09/news/conte-e-la-videosorveglianza-cinese-a-palazzo-chigi-2173612/).
Persino il Copasir, in una relazione riguardante le attività cinesi sul territorio, si ritiene preoccupato per la sicurezza nazionale del Paese, rilevando una presenza sempre più massicia in settori strategici, in special modo difesa, telecomunicazioni, ricerca e gruppi bancari (https://www.ilsole24ore.com/art/il-copasir-dalla-cina-minaccia-all-italia-sempre-piu-forte-si-infiltra-universita-e-laboratori-ricerca-AEnXaLDB).
Fca, Telecom Italia, Enel, Generali e Terna sono altre realtà industriali italiane dove le aziende cinesi hanno una partecipazione. Il picco degli investimenti è arrivato tra il 2014 e il 2015.
Non occorre essere stati allievi di Henry Kissinger per capire che avere lo spettro dello Stato comunista sulle nostre spalle non sia proprio una grande idea e che tutto sia collegato a una strategia espansionistica. Si aggiunga che stiamo parlando del secondo Stato al mondo per risorse spese in armi o armamenti ( nel 2022, +7,1 del PIL).
Ciò che, però, lascia perplessi è la miopia ideologica con cui lo schieramento anticapitalista valuta questa politica aggressiva di Pechino. A Sinistra, non si perde giorno per denunciare presunti danni economici della presenza delle multinazionali americane, con il relativo trattamento riservato ai lavoratori; mentre, a destra, si tuona contro un fantasioso attacco a una fantomatica identità minata da bibite e panini. Al contempo, in entrambi gli schieramenti, annebbiati da un anti-americanismo al sapore di Moscow Mule, non troviamo lo stesso vigore nel denunciare le penetrazioni, quelle si totalmente verticistiche e atte al volerci sottomettere, dell’Impero Celeste.
Per alcuni vi è la ferma e folle convinzione che l’Italia sarebbe un posto migliore e più libera se suddita di Pechino, per altri impera la logica erronea del “Il nemico del mio nemico è mio amico”… Ammesso, poi, che gli americani siano realmente nostri nemici.
Alex Vön Punk
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L’AUTORE
Alex Vön Punk viene costruito a Pisa negli anni ‘80. Bandito, cantante e scrittore di canzoni punk nella band pisana Enkymosis fino al 2009. Autodidatta d’assalto tra un lavoro precario e l’altro, grafico freelance, agitatore politico e provocatore di tendenze anarchiche, anti-autoritarie e federaliste, membro del Centro Studi Liibertario “Società Aperta” che si occupa di libertarismo, diritti civili e della promozione del reddito di base universale.
Eh sì, un panino…e 50 basi militari.