NON SI PUÒ VOTARE LA MELONI, PERCHÉ NON HA IL CORAGGIO DI SCANDALIZZARE IL BORGHESE DI SINISTRA (di Matteo Fais)
Le mancano le palle e, nel suo caso, non è un’offesa basata sul genere. Si tratta, semmai, di vigliaccheria, desiderio – folle – di non far saltare sulla sedia la borghesia di Sinistra, di non risvegliare le sue ansie buoniste.
No, Giorgia Meloni è fiacca. Incassa colpi e chiede pure scusa a chi esercita violenza sulla sua persona. Se tenta una reazione, lo fa debolmente, senza autorità. Se guardi in faccia l’avversario, o lo fai per fulminarlo o meglio che abbandoni il ring. Chi ha timore di fare paura non può comandare, solo ubbidire.
Se fosse una vera leader, di fronte a Furio Colombo che le rivolge un editoriale confuso e intriso di cazzate, permettendosi per di più di tirare in ballo sua figlia, da donna a uomo, gli avrebbe replicato a muso duro qualcosa come “Senti bene, vecchio rincoglionito, se ti azzardi nuovamente a citare mia figlia, la prima volta che ti vedo ti attacco a tutti i muri della stanza a ceffoni. Lo trovi fascista? Me ne batto il culo!”.
Perché usare accortezze da damerini con la Sinistra, del resto?! Basta buonismi, basta con tutta questa inutile buona educazione. E se la Segre ha qualcosa da dire sulla famosa fiamma del simbolo di Fratelli d’Italia, la risposta è una sola: “In casa mia, faccio come mi pare e stia attenta la signora, altrimenti la denuncio perché sta velatamente sostenendo che il mio partito rifiuti la democrazia”.
Palle! Ci vogliono palle contro la gioiosa macchina da guerra. Bisogna avere il coraggio di puntare i piedi e mantenere il passo conquistato. Ma quando mai che la Meloni l’ha fatto? Ha solo rinnegato le sue origini in tre lingue diverse – unica cosa positiva, quantomeno, è che le parla.
No, questa femmina non ha la stoffa. Riesce solo a farsi forte di poter diventare la prima Premier del gentil sesso, in tutto ciò senza neppure rendersi conto di giocare alle stupide regole imposte dai progressisti con la loro retorica dell’assenza di donne in posizioni di potere. Proprio come quando replica piagnucolando accuse di sessismo.
È ora di finirla! Un partito di Destra dovrebbe unicamente ambire a scandalizzare il borghese che, oggi, è più che mai di Sinistra, quel piccolo omino perbenista che ama tanto i negri da voler accogliere tutta l’Africa, purché non venga ospitata in prossimità dei Parioli.
A tutta quella brava gente, dovrebbe gridare “Voi volete solo nuovi schiavi da sfruttare, siete i negrieri del nuovo millennio, i cosmopoliti senza identità che possono permettersi di non avere Patria, né suolo, perché a voi interessa inseguire in lungo e in largo una sola cosa, i vostri soldi”.
Ma pensare che lo faccia è un sogno, esattamente come auspicare che, in caso di una nuova pandemia, la Destra rinunci alla mossa cinese di imporre vaccino obbligatorio e green pass. Questi, più che fascisti, o liberali – meno che mai -, sono paraculi democristiani. Non vogliono annichilire l’avversario, ma inscenare la guerra per dividersi meglio il potere con questo. Chi ci casca è proprio un fesso.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.
Ho letto il suo articolo. Mi trova assolutamente d’accordo. Se siamo però in mezzo a una strada cone faremo a votare e per chi ?