LA PANDEMIA? È IL GRANDE RESET COMUNISTA, COME SEMPRE NELLE SOCIETÀ DEL CONTROLLO (di Davide Cavaliere)
A due anni dall’esplosione della pandemia causata dal COVID-19, si possono tentare alcune analisi politiche con un’ampia visione retrospettiva e con una buona visuale prospettica, demolendo una volta per tutte la convinzione, erronea e farsesca, che si trattasse di un “piano globale” elaborato da oscure “élites” finanziarie. Senza dubbio, il fenomeno pandemico ha avuto solo effetti negativi, poiché ha fatto emergere con prepotenza tutti i difetti delle istituzioni politiche, del sistema sanitario e dei mass media. La gestione della pandemia non è stata lineare, come ci si aspetterebbe dall’attuazione di una strategia ben elaborata, bensì caotica e confusionaria, risolvendosi infine nell’imposizione generalizzata della vaccinazione, ossia con una soluzione grossolana e coercitiva in genere caratteristica dei regimi autoritari e non della liberaldemocrazie.
La scelta della vaccinazione di massa, indotta con violenza attraverso l’introduzione del green pass, è stata il risultato di un’analisi superficiale e monistica della situazione. Come scrive il prof. Renato Cristin nel suo ultimo saggio, Quadrante Occidentale, “poiché nella complessità del sistema occidentale la dimensione economica è trainante, e poiché la pandemia ha colpito duramente l’apparato produttivo, si è ritenuto – giustamente – di dover metterlo al riparo da danni maggiori il prima possibile e nel modo più rapido. E la soluzione più semplice e più immediata, ritenuta anche efficace, è stata individuata in una vaccinazione di massa”.
Una decisione, nota ancora il prof. Cristin, “opprimente e asfissiante che, proprio in base a quel semplificazionismo mentale, si è trasformata in arroganza istituzionale”. La gestione della pandemia ha visto incrociarsi e sovrapporsi tre elementi perniciosi: statalismo, scientismo e mentalità burocratica che, citiamo ancora il professore, “è diventata infine – in molti paesi e certamente in Italia – prassi totalitaria, che ha trattato con indifferenza meccanica anziché con sensibilità umana le peculiarità individuali, anche solo biofisiche”.
L’incapacità dello Stato di affrontare adeguatamente l’emergenza, unita alla spettacolarizzazione della pandemia, nonché all’emergere di specialisti irresponsabili, ha generato un clima di guerra civile dove una fazione, i cosiddetti “pro-vax”, erano di gran lunga più forti dei loro avversari, perché sorretti dalle istituzioni, dai media e dalla scienza televisiva e telegenica. In quest’atmosfera confusa, ma carica di tensione e di frustrazione, si sono fatti strada numerosi individui bislacchi, portatori di teorie strampalate, ma capaci di fornire risposte, per quanto banali ed errate, alla situazione in atto.
La versione che, ancora oggi, possiede maggiore successo e circolazione è che la pandemia, persino il virus stesso, sia una tappa di un grande piano, denominato “Great Reset”, volto a costruire un “nuovo ordine mondiale” basato sul controllo degli individui. Al centro di questo squilibrio c’è Israele, ci sono gli ebrei, ritenuti i reali artefici del suddetto progetto globale di dominio. Ma diamo ancora una volta la parola al prof. Cristin: “Ciò non impedisce che qualche organizzazione (complottarda) coltivi l’illusione di realizzare il controllo del mondo, né che qualcuno (complottista) ritenga che quell’illusione possa avere concretezza […] Altri sono i progetti che ci minacciano, come soprattutto quello, non dichiarato come tale ma evidente, di indebolire l’identità occidentale – in particolare quella europea – per arrivare a una sua sostituzione, il quale è certamente una sorta di piano concepito da alcuni settori di istituzioni sovranazionali tra cui l’ONU, ma è sostanzialmente palese e istituzionalizzato (a differenza di un complotto) e non ha nulla a che vedere con un supposto intrigo al cui centro ci sarebbe la pandemia, anzi, questa è un intralcio per quel progetto, diciamo così, sostituzionista, perché produce squilibri a livello globale che gli impedirebbero di concentrarsi sul suo obiettivo primario, l’Europa”.
La pandemia, dunque, non è indizio di una cospirazione organizzata ai “piani alti”, ma solo lo sconfortante segno dell’incapacità della maggior parte degli Stati occidentali di far fronte agli imprevisti. Come ogni altro fenomeno storico o naturale, è stata sfruttata per scopi di dominio o interessi di gruppo; tuttavia non c’è alcuna pianificazione, solo approfittatori che tentano di portare a casa un bottino volgendo a loro favore le circostanze che, di volta in volta, si creano intorno a essa. Tutti sono coinvolti in questo processo: dai grandi finanzieri ai grandi burocrati, dai partiti politici a miliardari visionari come Schwab.
Leggiamo ancora in Quadrante Occidentale: “I complottisti preconizzano scenari orwelliani, ma la distopia orwelliana non va confusa con la realtà, né con il futuro, delle società occidentali. L’idea del «grande fratello» appartiene all’ideologia comunista, non al sistema capitalistico. Il controllo è il perno della società comunista […] , è del controllo comunista che ci si deve occupare quando si parla di controllo correlato allo sviluppo della pandemia”. Al contrario, coloro che denunciano la “dittatura sanitaria” sono filocomunisti, o comunque sostenitori di varie forme di socialismo, attribuendo al capitalismo forme di controllo che non gli appartengono. Ancora Cristin: “Il controllo va distinto secondo la sua finalità: nel sistema comunista esso è funzionale al mantenimento della struttura ideologica e sociale, serve a inibire il senso di libertà degli individui e a impedire quelle che i sovietici chiamavano defezioni; nel sistema liberal-capitalista il controllo ha una funzione esattamente opposta, non solo perché serve al rafforzamento di un ordine fondato sulle libertà costituzionali e personali, ma anche perché serve a determinare il grado di compatibilità fra individui e mercato; certo, anche per indurre al consumo, ma si tratta di un intervento che va in direzione della libertà, che la incentiva e che non impedisce scelte diverse. L’analogia fra l’uomo sovietico e il consumatore capitalistico è falsa e fuorviante, e viene usata strumentalmente proprio dai nemici dell’Occidente”.
La scelta non è tra il tecno-ecologismo di Schwab elaborato a Davos e il neo-socialismo in stile Xi Jinping, poiché si tratta di due mostri gemelli. Tutta la crisi globale connessa al Coronavirus nasce sotto il segno di una prassi e di una ideologia totalitaria, che ha infettato l’Occidente, sempre più attratto da soluzioni radicali e totali. Le società occidentali, l’Italia in particolare, hanno adottato l’approccio cinese al contenimento del virus: lockdown duri, app Immuni (che ha il suo precedente dell’app Shuishenma), sorveglianza coi droni e green pass.
Per una sintesi è bene richiamare, ancora una volta, le parole del prof Cristin: “nell’emergenza, la politica si è limitata a gestire l’apparato e ha demandato le decisioni agli specialisti; questi ultimi hanno debordato passando dall’indicare opzioni sanitarie all’assumere prerogative politiche; la burocrazia ha invaso tutto lo spazio sociale elaborando e imponendo norme, codicilli, documentazioni e dichiarazioni; i partiti politici si sono trasformati in meri collettori di voti rinunciando a essere propulsori di progetti autentici; i gruppi anti-sistema più o meno ideologizzati hanno approfittato della situazione per rafforzarsi e per alimentare il già ingente disagio; i media sono affogati nella marea di notizie, vere e false, sollevata dalla pandemia e hanno optato, con poche eroiche eccezioni, per un unilateralismo governativo che fa torto alla loro stessa ragion d’essere cioè alla funzione critica sempre e dovunque; gli intellettuali nella loro grande maggioranza hanno fatto ciò che sempre fanno, vellicare il loro narcisismo e giocare sulla pelle delle persone sparando qualsiasi sciocchezza utile a quella egolatria; l’apparato produttivo ha dovuto ripiegare su se stesso per non soccombere alla crisi, rinunciando a fornire indicazioni socialmente utili come invece spesso nelle epoche di crisi è accaduto; i guastatori dilettanti si sono sbizzarriti nell’unica cosa che sanno fare, spargere illazioni e farle passare per teorie se non addirittura per verità, additando complotti, individuando colpevoli e creando capri espiatori”. Altro che “Great Reset” neoliberista.
Davide Cavaliere
L’AUTORE
DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais e Franco Marino, del giornale online “Il Detonatore”.