SOLO UN CONSIGLIO, PENSATECI BENE PRIMA DI SCHIERARVI CON MARCO RIZZO (di Alex Vön Punk)
Sempre presente nei salotti borghesi della famiglia Berlusconi, Marco Rizzo sfrutta, ogni qualvolta possibile, la vetrina di Mediaset per le sue invettive contro il sistema capitalista, l’Unione Europea, contro il libero mercato e contro il suo più grande nemico: gli Stati Uniti. Ma la storia del leader maximo del Partito Comunista non è scevra di posizioni ambigue e contraddittorie.
Nelle ultime settimane lo abbiamo visto schierarsi contro l’obbligo della vaccinazione per il covid. Per sua sfortuna, però, la rete non dimentica niente, neanche il suo intervento a Coffee Break, trasmissione di La7, in cui sosteneva che il miglior modo per fermare il virus fosse quello della vaccinazione, tuonando contro il governo per aver bloccato AstraZeneca, generando così sfiducia nei vaccini da parte dei cittadini (https://youtu.be/q04zOgyN0wU)
Nel 1998 lo troviamo tra i principali artefici della scissione del Partito della Rifondazione Comunista. Quando Fausto Bertinotti e i suoi decisero di togliere la fiducia al Governo di Centrosinistra guidato da Prodi, Rizzo, Diliberto ed altri esponenti misero in atto una scissione per mantenere l’appoggio al Centrosinistra, dando vita al PdCI, ottenendo in cambio il Ministero della Giustizia, affidato a Diliberto, e quello degli affari regionali, a Katia Bellillo.
Il Governo Prodi, sostituito da quello di Massimo D’Alema, parteciperà alla guerra contro la Jugoslavia, bombardando Belgrado, anche con l’appoggio della nuova formazione comunista formata da Rizzo. Successivamente arriverà per lui il momento della riflessione e la rotta con il centrosinistra. Oggi sappiamo che, nonostante questo episodio, Rizzo è schierato contro l’espansione della NATO, contro quello che lui ritiene essere il male assoluto ovvero l’imperialismo americano e su posizioni a detta sua “sovraniste”.
Il sovranismo rizziano, in verità, riguarda solamente i paesi che sarebbero sottoposti all’influenza americana o che vorrebbero aderire alla NATO. Infatti, l’integrità territoriale di uno Stato e la sua autonomia decisionale non sarebbero valide se la Nazione in questione è oggetto di attacco, occupazione o pressione da parte di Mosca. In tal caso, ciò che va preservato e difeso sono solo gli interessi russi, i quali coinciderebbero sempre con il bene del paese soggetto alle “attenzioni” del Cremlino (vedasi il caso della Georgia e dell’Ucraina).
Il Bolscevico nostalgico di Stalin – che, però, per ironia della sorte, è cresciuto calvo e con la mascella squadrata -, il 28 febbraio del 2022, in un suo tweet, scriveva “Il livello di libertà e le censure che sono state sperimentate con la gestione della pandemia e col green pass saranno poca cosa a paragone di quello che accadrà con la guerra”. Impossibile, per un amante della libertà, non condividere parte di questa affermazione. Non ci sarebbe peraltro niente da dire, se ad averla fatta fosse stato un sincero democratico e non chi al secondo congresso del Partito Comunista si rallegrava di aver avuto il sostegno da parte dell’ambasciata della Corea del Nord (https://twitter.com/marcorizzopc/status/822891087157141504?s=21&t=AJSGrbDWeXRdKCyj0746Vg). A Rizzo sarà sfuggito che il regime di Pyongyang, anche allora, secondo il report di Human Rights Watch, risultava tra i più brutali e repressivi del mondo (https://www.hrw.org/world-report/2018/country-chapters/north-korea).
La contraddizione non risiede in un sostenitore del comunismo che elogia regimi i quali si macchiano di orribili atrocità e negano i più elementari diritti umani, anzi questo è perfettamente in linea con gli insegnamenti del loro maestro Lenin, il quale riteneva che la libertà fosse un bene talmente prezioso da dover essere razionato. La questione si pone quando, da un lato, si cerca di utilizzare in modo strumentale la sacrosanta opposizione alla società della sorveglianza mentre, dall’altro, si elogia lo Stato che di più ha sviluppato tale forma di controllo.
Per Rizzo, la Cina è il modello da seguire, i grandi successi del gigante asiatico non sarebbero il frutto dell’introduzione di quelle riforme tese a liberalizzare tiepidamente l’economia introdotte da Deng Xiaoping. Il merito sarebbe da ascrivere totalmente al Partito Comunista Cinese e al suo leader, la cui azione politica risulterebbe tesa verso la ricerca di un astratto benessere collettivo.
(https://italian.cri.cn/notizie/cina_italia/3206/20220624/766652.html). E poco importa se nel frattempo lo Stato comunista sterilizza forzatamente le donne uiguri e sbatte qualcuno nei lager dello Xinjiang, reprime ferocemente chi chiede democrazia ad Hong Kong e chi si batte per la libertà nel Tibet occupato.
I rapporti tra il comunista italiano e la Repubblica Popolare Cinese non si limitano al giudizio positivo e alquanto fantasioso del primo, ma vanno ben oltre. Infatti, la recensione del terzo libro del Presidente Xi JinPing è stata chiesta proprio a Rizzo e due riviste cinesi hanno pubblicato le sue riflessioni positive sul dittatore (https://www.corriere.it/politica/20_novembre_28/rizzo-che-ne-facciamo-questa-finta-democrazia-meglio-cina-f6a0caa8-31bd-11eb-a0a5-b463942ad8f1_amp.html).
Le restrizioni operate dai governi Conte e Draghi nei confronti dei cittadini hanno riacceso in molte persone un naturale istinto “libertario”, ormai sopito da tempo nel popolo italiano. Lo spostamento di Rizzo su posizioni no Green Pass, no obbligo Vaccinale ed in generale verso la libertà individuale non va però motivata con un reale cambiamento del suo leader, ma nella ricerca di quel agognato 3% necessario a superare la soglia di sbarramento per l’ingresso in Parlamento, così da farlo tornare nelle stanze del potere romano. Tale consenso spera di riuscire a raccoglierlo sfruttando l’attuale situazione di sfiducia nei confronti dei partiti mainstream.
Con buona pace dei sovranelli che lo acclamano come novello liberatore, se al posto di Draghi avessimo avuto il compagno Marco, l’unica differenza sarebbe stata una variazione sul medesimo tema: Sputnik al posto di Moderna, fantascientificamente subalternità alla Cina rispetto agli Stati Uniti e magari qualche cane-drone per le strade come insegna il caro Xi-Jinping. Nessuna libertà vera è possibile andando verso il rosso sol dell’avvenire, ma solo il soffocamento dell’individuo, la repressione e l’autoritarismo. Questo ci racconta la storia e questo ci dicono gli amori di Rizzo.
Alex Vön Punk
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L’AUTORE
Alex Vön Punk viene costruito a Pisa negli anni ‘80. Bandito, cantante e scrittore di canzoni punk nella band pisana Enkymosis fino al 2009. Autodidatta d’assalto tra un lavoro precario e l’altro, grafico freelance, agitatore politico e provocatore di tendenze anarchiche, anti-autoritarie e federaliste, membro del Centro Studi Liibertario “Società Aperta” che si occupa di libertarismo, diritti civili e della promozione del reddito di base universale.