Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

W LA BANANA E LA FESTA DELLE SUE MANGIATRICI – LIBERO DEGRADO IN LIBERO STATO (di Matteo Fais) 

Sapete quando uno Stato non è libero? Quando una faccia da cazzo arriva e dice che, malgrado siate adulti, non sapete realmente cosa sia il vostro bene. Solitamente, l’invasato di turno non aspira se non a imporvi la sua idea di Giustizia, Bellezza, Verità.

La cosa non vi sorprenda. Più o meno ogni sinistro, comunista, femminista, rossobruno e progressista vive in una simile dimensione delirante, affine a quella del terrorista votato alla sua guerra santa. Chiama gli altri nichilisti e si crede il salvatore celeste, malgrado sia più vicino allo psicopatico che a un nuovo Cristo. Naturalmente, la volontà palingenetica è una faccenda tutta sua, una battaglia che nessuno gli ha chiesto di condurre, ma che lui si è arrogato il dovere di portare avanti.

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Le donne, manco a dirlo, sono il bersaglio preferito di questo genere di disagiato – il quale ha sovente conosciuto poca passera e si è sempre sentito segretamente un inferiore per la sua sfiga abissale. 

Non faccia sgranare gli occhi, dunque, visto il numero di sinistri nel nostro Paese, se qualcuno  – Patrick Zaki, tanto per fare un nome – si è sentito in diritto di lanciare nientemeno che una petizione per fermare questo scempio maschilista della Festa degli uomini di Monteprato, il quale prevede una gara di ragazze in ginocchio che si contenderanno il podio della maggiore mangiatrice di banane.

Il problema, in Italia, è che siamo circondati di personaggi antiliberali che apprezzano simili gesti repressivi. Non parlo di persone che portano avanti una critica morale dell’esistente, dei Pasolini particolarmente agguerriti o dei Giovenale del castigat ridendo mores. Questi sono invero dei preti laici, dunque molto più fanatici del prete medio di città, che tuonato in forma più o meno velata di buone intenzioni contro il malcostume delle “nostre donne” con un tono persino peggiore del famoso “o tempora o mores”, proprio con quella vocetta stridula e fastidiosa da eunuchi e il fare della vecchia begnina che “Eh, Signora mia, non c’è più religione”.

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A prescindere che si ritenga la gara della banana una bischerata goliardica o un sintomo del degrado, gli esauriti che combattono armati contro tutto ciò non vogliono proprio arrivare a contemplare la semplice idea che le tipe le quali si prestano a una tale farsa siano liete di farlo, come quelle in perizoma in spiaggia di mostrare il culo, o le attrici porno di guadagnarsi il pane succhiando cazzi. Più che mai non afferrano che, viva Dio, è un loro dannatissimo diritto e loro possono andarsene a faculo, se non gradiscono. Se femministe e pazzi cultori dell’ordine e disciplina non trovano tollerabile la cosa, che evitino di recarsi in loco. 

Insomma, libero degrado in libero Stato, perché non c’è niente di più bello del vedere una persona che, nel pieno delle sue facoltà mentali e senza nuocere alla vita altrui, fa quel che ritiene meglio per sé. Chi non è d’accordo ha un solo problema e unicamente uno psichiatra può risolverglielo. 

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

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