BALLE E FAKE NEWS CONFEZIONATE, PER L’OCCIDENTE, DAL CREMLINO (di Alex Vön Punk)
Fantastici questi filo-russi che tuonano contro l’Impero del male americano e le sue multinazionali! I loro libri, poi, li ritrovi a perseguitarti come stalker furiosi su tutte le piattaforme di e-commerce. In realtà esiste una precisa volontà di costruire un nemico e una divisione rigidamente manicheista della realtà. Gli intellettuali pro-Putin rientrano in quella frangia che ben si presta a fare da cassa di risonanza alle fake propagandare dal Cremlino, a tutta quella serie di bugie e notizie inventate di sana pianta per giustificare aggressioni, privazioni della libertà e brutalità.
La creazione di falsità rientra in una ben precisa strategia di guerra russa. Lo sostiene lo stesso generale Gerasimov che, in un articolo del 2013, ne delinea la filosofia, in perfetta continuità con la mentalità bugiarda e paranoica che fu dei sovietici. Così scrive nel suo pezzo intitolato Cennost’ nauki v predvidenii: “ Il ruolo dei mezzi non militari per raggiungere obiettivi politici e strategici è aumentato e, in molti casi, ha superato la potenza delle armi nella loro efficacia. Il focus dei metodi applicati in un conflitto si è evoluto nella direzione di un ampio uso di strumenti politici, economici, informativi, umanitari e altre misure non militari, applicate in coordinamento con la protesta potenziale della popolazione […] Lo spazio delle informazioni apre ampie possibilità asimmetriche per ridurre il potenziale di combattimento del nemico”. Quello che sta spiegando il Generale russo è ciò che viene definito come “infowar”, per i russi “maskirovka”.
Tale prassi agisce su due livelli. Il primo consiste nella propaganda di Stato e nel limitare, al contempo, l’informazione interna. Il secondo è quello di influenzare l’opinione pubblica a vantaggio degli interessi di Mosca. In tal caso gli obbiettivi sono le nazioni considerate ostili dal Cremlino. Si tratta, insomma, di una guerra dove il teatro di scontro è rappresentato dalla rete, dai mass media e dalla psiche umana.
Nell’ottimo testo Bugie di guerra – La disinformazione russa dall’Unione Sovietica all’Ucraina, il punto in questione viene analizzato in modo eccellente: “Le teorie complottiste, che la macchina propagandistica del Cremlino diffonde sistematicamente ormai da diversi anni a questa parte, sono particolarmente utili per creare confusione nelle percezioni dei destinatari, per distrarli dalle questioni importanti, per insinuare dubbi circa la versioni ufficiali e mainstream degli eventi. E, soprattutto, per attaccare l’idea stessa di «verità», che nelle società occidentali già da decenni viene messa in discussione da varie tendenze culturali e intellettuali «post-moderne»”.
Ne è prova la favola del genocidio nel Donbass diffusa per avallare l’aggressione russa all’Ucraina. Secondo l’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, ci sono state 14.200 e 14.400 morti (https://ukraine.un.org/sites/default/files/2022-02/Conflict-related%20civilian%20casualties%20as%20of%2031%20December%202021%20%28rev%2027%20January%202022%29%20corr%20EN_0.pdf). Questa è la cifra che i filo russi in preda ai deliri onirico-fusariani continuano a ripetere, omettendo di dire però che, secondo l’ONU, 10.900 vittime erano soldati, di questi 4.400 ucraini e 6.500 combattenti filorussi che si battevano per le repubbliche separatiste. Le vittime civili sono state tra 3.400 e 3.500. Queste ultime però non sono tutte da attribuire agli attacchi ucraini. Sicuramente si parla di numeri da guerra civile, ma non da sterminio come vorrebbe raccontarci lo Zar.
In buona sostanza, nel Donbas non vi è stato alcun genocidio. Sempre in Bugie di guerra, a tal proposito, si legge “La macchina di information warfare del Cremlino presenta il conflitto in Donbass come una guerra civile anziché una vera e propria aggressione militare russa a uno Stato sovrano, definendo il Donbass «una regione storicamente russa» in cui «la popolazione russa è minacciata dal governo fascista di Kiev»”. Niente di nuovo, dato che la stessa tecnica fu utilizzata nei confronti della Georgia, dove dapprima Mosca aumentò il sostegno ed i finanziamenti alle milizie separatiste. Queste ultime inasprirono così le provocazioni militari contro Tiblisi, al fine di indurre una reazione del governo georgiano. Questa non tardò ad arrivare il 7-8 agosto del 2008. Ciò fornì il pretesto a Mosca per intervenire su larga scala con mezzi navali ed aerei. L’invasione verrà mascherata come un intervento di pace – il nome utilizzato fu precisamente «operazione di peace enforcement» (per l’Ucraina, nel 2022, verrà usato il medesimo termine). Tiblisi soccomberà velocemente ed il 20% del territorio georgiano verrà occupato dalla Russia. Interessante notare come, durante il periodo dell’operazione, lo Zar e la sua propaganda accusarono Saakashvili di essere un genocida e di voler sterminare il popolo osseto.
Ecco in breve come il Cremlino utilizza la maskirovka, o infowar. Nell’era dell’accesso alla conoscenza, non prendete per buoni semplici tweet, o foto e riprese che possono essere montate ad arte. Studiate, leggete, approfondite ed affidatevi unicamente ai gelidi dati. State lontani dai tranelli delle sirene (ex) sovietiche. Un giorno, ci ritroveremo a bere rum e birra ridendo di quando provarono ad abbattere la nostra democrazia.
Alex Vön Punk
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L’AUTORE
Alex Vön Punk viene costruito a Pisa negli anni ‘80, bandito, cantante e scrittore di canzoni punk nella band pisana Enkymosis fino al 2009. Autodidatta d’assalto tra un lavoro precario e l’altro, grafico freelance, agitatore politico e provocatore di tendenze anarchiche, anti-autoritarie e federaliste, membro del Centro Studi Liibertario “società aperta” che si occupa di libertarismo, diritti civili e della promozione del reddito di base universale.