I BAMBINI TAMAGOTCHI, OVVERO GLI INQUIETANTI FIGLI DEL METAVERSO (di Clara Carluccio)
La genitorialità sta assumendo sfumature sempre più angoscianti: madri assassine, bambini lasciati soli a casa per giorni e ritrovati morti. Le turbe psichiche dei singoli si sommano ai disagi sociali sempre più estesi: i soldi non bastano mai, il lavoro è estenuante e l’eterna pandemia mantiene uno stato di tensione cronica, tra infimi delatori e sadomasomask – masochisti della mascherina che amano soffrire e far soffrire gli altri sotto il dispositivo facciale.
Capita anche che, un padre, si tolga la vita per aver causato la morte del figlio, avendolo dimenticato involontariamente in macchina per ore. I drammi di questa collettività – sempre più malvagia e frammentata – che vengono ignorati ricadono su tutti e, soprattutto, sui più deboli. Un ambiente esterno sempre più problematico e invivibile fa ammalare anche i piccoli nuclei familiari.
Ma non è da tutti formulare una visione d’insieme, a 360°. Gli spettatori, toccati nella loro emotività, si concentrano sui singoli fatti di cronaca e, solo su quelli, rovesciando occasionalmente tutta la loro indignazione e il loro impegno civico immaginario. E il giorno dopo, colti da amnesia, vengono assorbiti da altri fatti, altre opinioni da acquisire passivamente. Intanto, la ribellione contro i tiranni – come sta avvenendo, ora, in altre parti del mondo – qui da noi continua ad essere un’irrealizzabile favola per adulti.
Il messaggio che si insinua, una notizia dopo l’altra, tra l’opinione pubblica, è chiaro: i genitori sono diventati pericolosi. Ma la soluzione sta arrivando. Ne ha parlato Catriona Campbell – una psicologa statunitense decisamente amante del post umanesimo e delle derive distopiche – la quale preannuncia che, un giorno, i figli si creeranno e cresceranno esclusivamente nel metaverso.
Un poppante virtuale “che gratifichi il desiderio di un uomo o una donna a mettere su famiglia ma che non sporca e costa molto meno di uno in carne ed ossa” dice Catriona. Soprattutto eco friendly, perché “non impatta sull’ambiente”. Questo prodotto è stato definito, senza mezzi termini, bambino tamagotchi.
Addio ai miasmi incontrollati e all’inquinamento acustico in casa, giorno e notte. Addio agli psicodrammi che affliggono le povere mamme della nuova generazione che, da anni, lamentano il disagio di doversi sacrificare a giocare con i bambini. Non amano le barbie, non amano le marionette, non amano i trenini. Nemmeno le attività più dinamiche come nascondino o insegnare ad andare in bicicletta. Sostanzialmente, cercano un intrattenimento su misura di adulto più che di bambino. Cosa vorrebbero, i sex toys sotto gli otto anni?
Purtroppo, non ci sono di mezzo solo crisi sociali o personali ma anche ideologie di comodo che hanno privato la maternità di quella devozione necessaria per crescere dei figli. Devozione che, però, è stata scambiata con una sorta di schiavismo. Una metamorfosi, da soggetto libero e indipendente, a colf e sguattera. E quindi via libera alle femministe sfascia famiglie che accusano la stessa prole di averle private della libertà, della femminilità, finanche dell’amor proprio. Ma, soprattutto, degli aperitivi. Quando è così, anche una mamma tamagotchi non sarebbe un grande male.
Nella dimensione virtuale confluirà l’annullamento dell’essere umano. Verrà segregato in una cella immaginaria fatta di solo appagamento e felicità psichedelica. Una sola soluzione a tutti i mali dell’uomo. Un’esistenza senza sforzo o responsabilità, senza complicazioni.
La famiglia perfetta, perché immaginaria e componibile a piacimento. Quel metaverso con cui ci incantano, mostrandocene solo le meraviglie, diventerà la nostra definitiva prigione dorata. Niente più dilemmi, niente più malumori, niente più critiche. La realizzazione del sogno di chi comanda. La dittatura dolce e accondiscendente. Non più coercitiva. Il mondo nuovo di Aldous Huxley.
Ma non con bambini in provetta da partorire, anzi, travasare – come viene indicato nel romanzo – sulla Terra in piena crisi climatica. Bensì, individui che mai esisteranno.
Clara Carluccio