CHE CI MANDINO A VOTARE È INUTILE, GLI ITALIANI, AL 95%, NON SONO IN GRADO DI FARLO CON COGNIZIONE
Proprio ieri, scrivevo sulla mia pagina Facebook una provocazione decisamente molto amara, ma espressa con un tono apparentemente ironico, quasi goliardico. Lo facevo non per altro, ma per saggiare l’ignoranza dei miei 25 lettori di manzoniana memoria. Il post così recitava: “DRAGHI È CADUTO, MA NON È ANCORA LA FINE DEL MONDO. Il giorno in cui i siti porno smetteranno di funzionare, vi converrà recitare tutte le preghiere che conoscete, perché sarà l’inizio dell’Apocalisse. Se abbandoniamo anche la vita sognata, vuol dire che proprio non ce ne frega più niente. Prima di allora, continueremo a lamentarci del mondo libero – lì dove lo è, almeno in parte -, senza fare assolutamente niente per mutarlo, di fronte a quella porcheria che è lo spritz. Ma, finché i siti a luci rosse continuano a proporci contenuti, significa che persistiamo nel pensare alla felicità come a una possibilità, per quanto remota. Dall’Occidente è tutto, linea allo studio”.
Oh, l’avesse capito qualcuno! Niente di niente. Mi hanno criticato come se avessi buttato giù una difesa della pornografia. A qualcun altro devono essere saltate all’occhio alcune parole ed è partito per la tangente improvvisando un contropippone noiosissimo.
Per quel che vale un esempio simile a livello statistico, questa è l’Italia che dovrebbe andare a votare, successivamente alla caduta di Draghi – e, intendiamoci, io sono assolutamente favorevole alle urne, ma ciò, al momento, conta davvero poco. Parliamo di gente che non capisce neppure il senso ironico di un post che vorrebbe sottolineare la decadenza dell’Occidente, in cui non si fa niente per migliorare la propria condizione e dove l’ultima manifestazione della volontà di vivere è un uomo che si sega al cospetto della messa in scena del sesso. Da qui l’immagine, invero decisamente grottesca e tragica, dell’Apocalisse che inizia con la fine della pubblicazione di contenuti sui siti a luci rosse. E non pensate che sotto il resto delle mie riflessioni affidate ai social, o agli articoli pubblicati, la situazione, a livello di commenti, sia migliore.
Questo a dimostrazione del perché noi si versi in tale spaventosa situazione politica. Ed ecco spiegati anche gli ultimi due anni vissuti come fantasmi, chiusi in casa; o dovendo giustificare la propria presenza in ristorante, al cameriere, a mezzo di un QRcode.
Ciò perché il 95% degli aventi diritto non è in grado di esprimere un voto con cognizione di causa. Se il mio pubblico, formato in massima parte da laureati, non riesce a cogliere il senso ultimo di un testo di 4 righe scritto apposta per arrivare a una platea con la terza media, pensate cosa può afferrare il popolo di un programma politico. Potrebbero promettergli la luna che quelli ci crederebbero. Del resto, basta guardarsi intorno, dato il periodo, in una spiaggia: una cosa è certa, ci sono più tatuaggi e piercing sulla pelle degli italiani che libri in casa loro. Se questo è il risultato della scolarizzazione diffusa, tanto vale chiuderle le scuole. Spiace dirlo, ma la democrazia ha fallito.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.