CARI ITALIANI, VOLETE LE ELEZIONI? ALLORA, RISPARMIATECI LE LAMENTELE E SCENDETE IN PIAZZA (di Matteo Fais)
Madonna, che palle! Adesso che Draghi si è dimesso, ogni giorno, sui social, si vedranno 800 mila pensierini della domenica, non più lunghi di una riga, del tipo “Non ci fanno votare” e l’immancabile “Non c’è più democrazia!”.
In tutto ciò, gli italiani, come al solito, non faranno un cazzo per cambiare la situazione. Praticheranno il consueto sport nazionale, superiore anche al calcio, cioè la lamentela fine a sé stessa, senza curarsi minimamente del fastidio che arrecano con il loro costante piagnisteo.
Intraprendenza zero, capacità reattiva mai manifestata. Poi, adesso, ci sono le vacanze, l’occupazione preferita dei disimpegnati. Qualcuno dirà pure, se se ne dovesse parlasse seriamente, che non si possono fare cortei d’estate per colpa dell’afa. La rivoluzione sì, purché non ci sia da sudare!
Gli italiani ricordano quel coniuge che si lamenta dal viaggio di nozze dei difetti dell’altro, ma non se ne va mai via di casa, preferendo ammorbare la controparte per un’intera esistenza. La loro unica abilità è quella di sfiancare, di far crollare l’umore sotto terra, di innervosire e snervare, senza arrivare una volta che una all’azione.
Perché, in fondo, è vero che questi governi tecnici, per quanto costituzionalmente validi, sono un modo come un altro per mandare la democrazia a carte 48, ma è anche vero che Draghi sono 17 mesi che ci fa il culo solo perché noi glielo permettiamo, perché lasciamo correre invece di correre verso il Palazzo.
La gente non lo capisce e non ci arriva a comprendere che la classe politica è il loro specchio o quanto meno la diretta emanazione della propria volontà o assenza di questa. In Italia, non esistono carnefici, solo vittime. Nessuno afferra il sacro principio per cui ogni popolo ha la libertà che si merita.
Chi non lotta non è degno della democrazia e loro non lo sono. Non sono pronti, non sanno che farsene. Draghi si lamenta perché un Governo non può limitarsi a “vivacchiare”, ma il “vivacchiare” è il modus vivendi preferito nel Paese da lui governato. Tutti adottano tale prassi, dall’impiegato modello, al Presidente della Repubblica, fino al rivoluzionario che conserva i vuoti delle bottiglie, facendo prendere loro polvere, aspettando che arrivi l’anno giusto per rilanciare la moda delle molotov.
Che tristezza, l’Italia! Mai una seria protesta, eccettuati i barlumi – o erano fuochi fatui? – delle manifestazioni antigreenpass. Tutto morto! Non c’è vitalità, contrapposizione forte, antagonismo, tesi, antitesi e sintesi. Il processo dialettico, qualsiasi forma di esso, da noi è morto. La Sinistra sa di Destra e la Destra è sempre più sinistra.
Così, non si arriva da nessuna parte, se non al voto – forse, prima o poi, ma pare che a nessuno gliene freghi granché, se non per fare un po’ di rumore. Questo Paese, della democrazia ha solo l’aspetto stancante. E, a ogni modo, si tende eternamente all’immobilità, come in una lenta digestione. Per favore, qualcuno faccia qualcosa!
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.