SE LO SRI LANKA INSEGNA ALL’ITALIA COSA SIA LA DEMOCRAZIA (di Matteo Fais)

In Italia, chi più chi meno, sono tutti convinti che la democrazia sia una farsa. Una simile credenza è, invero, diffusa presso ampi strati della popolazione di questo Occidente in decadenza. Sui social, o comodamente seduti al tavolino di un bar con uno spritz davanti, è difficile che gli italioti non si abbandonino, con tono querulo, alla ripetizione in loop di questa catastrofica considerazione, con quell’aria di chi ha combattuto milioni di battaglie senza mai vincerne una e, oramai, è piombato nel cinismo più spoetizzato.

Va da sé che anche dire male della democrazia è un gioco da benestanti, una manifestazione della propria noia esistenziale. A quanto pare, invece, nei Paesi in cui si sta veramente male, come in Sri Lanka, la gente alza il culo dalla sedia e, invece di lamentarsi bevendo birra, manifesta, blocca le città, si fa sentire. Le immagini le hanno viste in tutto il mondo, a dimostrazione che, in politica, volere è davvero Potere con la P maiuscola.

Ma lo Stivale è così: un posto dove la rivoluzione non la si fa, ma la si sogna ogni giorno; la si invoca a gran voce, solo per poi ricordarsi che alle 20 c’è la partita di calcetto con gli amici. L’abbiamo visto con le manifestazioni anti green pass. Non si riusciva a riempire una piazza e, poi, ci si lagnava di quella misura ingiusta e assassina delle libertà fondamentali.

Nessuno, nessuno che voglia riconoscere il punto fondamentale, ovvero che il vaccino obbligatorio, il green pass da esibire anche per entrare al bagno pubblico, sono imposizioni che hanno potuto darsi solo grazie all’acquiescenza di un popolo senza palle, o peggio ancora convinto della giustezza delle misure adottate dal Governo.

Altro che assenza di democrazia! Ma se si vedono ancora adesso squilibrati con due mascherine al mare, o nella via semideserta alle 23. Secondo voi, se tre quarti della Nazione avessero risposto con un sonoro vaffanculo, senza neanche bisogno di ricorrere alle manifestazioni, ci saremmo trovati nella situazione assurda che abbiamo vissuto?

Il problema è che gli italiani sono così: non hanno voglia di impegnarsi. La loro idea di democrazia è sprecarsi a fare dieci minuti di fila al seggio, ogni cinque anni – referendum ed elezioni locali, no, non hanno mica tempo da perdere loro. Il resto dei momenti liberi preferiscono passarlo a dire male di tutto, senza mobilitarsi per mutare alcunché. La passività è un credo che portano inscritto nel codice genetico.

Non capiscono, o forse fanno finta di non capire, che l’Italia è in questa condizione per colpa loro più che della Politica. Perché, se i tuoi rappresentanti non ti rappresentano più, fai qualcosa, smuovi mari e monti, circondi il Palazzo e fai cadere il Presidente. Non stai lì seduto, con il bicchiere di vino novello e i salatini davanti, a dire “Ho votato Salvini per fermare l’invasione, ma Salvini non ha fatto un cazzo per chiudere i porti”. Come se lui fosse sceso in piazza in difesa delle politiche adottate dal leader della Lega! I progressisti l’hanno fatto, in Sicilia, sono andati a regalare arancini agli immigrati.

Insomma, va a finire che la democrazia esiste solo in Sri Lanka, ma non nel mondo occidentale che, incidentalmente, è quello che l’ha inventata.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.