IL RITORNO DELLA MASCHERINA SUL LAVORO -IL BIOPOTERE E LA COLPA DELLE PERSONE (di Matteo Fais)
C’era un volta un Potere – quello del sovrano, del monarca e del dittatore – che poteva decidere della vita e della morte di ognuno. Chi si piegava a esso aveva salva la pelle. Chi trasgrediva veniva giustiziato sulla pubblica piazza in modo plateale, così da rendere noto al resto dei sudditi a che sorte sarebbe andato incontro il sovversivo.
Oggi, è tutto diverso e chi comanda sovrintende alla vita in tutte le sue manifestazioni biologiche. I comunisti, in Cina, stabiliscono un limite di figli per famiglia e determinano una situazione tristemente nota come lockdown. Qualcosa di molto simile, con la pandemia, ha fatto l’Italia dove, non per niente, governa l’ex Partito Comunista, con un nome diverso -PD -, ma metodi analoghi.
E, infatti, in tal senso si muove l’ultimo provvedimento, ancora da approvare, che prevede la mascherina nei luoghi di lavoro fino al 31 ottobre – non si capisce, per il momento, se come semplice raccomandazione, obbligo statale o a discrezione del datore di lavoro. Attraverso certe imposizioni, del tutto prive di una qualunque ratio, il Potere vigente mira a stanare dissidenti e, in ultimo, chiunque rifiuti una narrazione ufficiale della presunta pandemia da loro manipolabile oltre ogni parvenza di razionalità.
Risulta relativamente lapalissiano, ma comunque utile, ricordare che con la faccenda “misure sanitarie contro il Covid” non abbiamo comunque chiusi i conti. Nella maggior parte degli esercizi commerciali, i dipendenti circolano ancora con la protezione. Per i sanitari il vaccino è tuttora obbligatorio, così come i docenti restano esclusi da alcune loro mansioni se sprovvisti delle debite dosi.
La cosa non stupisce. È questa l’essenza della società che stiamo vivendo, in cui ogni aspetto della nostra esistenza deve essere controllato e gestito per irreggimentarci, per chiederci costanti prove d’amore verso l’ordine dominante. Il Potere è prima di tutto potere sui corpi, controllo che arriva nella stanza del singolo durante il rapporto sessuale e non esce neppure quando sopraggiunge la febbre.
La malattia è la scusa, il fine ben chiaro a chi non sia cieco. In qualunque momento, bisogna dimostrare la propria devozione alla norma, qualunque essa sia. Così, lì dove si lavora, con la scusa dell’assenza di una distanza di sicurezza, i corpi dovranno, oltre che mantenere uno spazio tra di loro, manifestare la propria visibile adesione, come la spilla del partito o la sua uniforme.
Naturalmente, non bisogna mai dimenticare che tutto ciò avviene perché i lavoratori, con la loro acquiescenza, lo permettono. Altro che lotta di classe, questi non riescono a organizzarsi neppure contro la mascherina. Purtroppo, è troppo difficile far capire alla gente che, se un certo Potere esiste e persiste è solo colpa loro.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.