SI TORNA A PARLARE DI DDL ZAN (di Chiara Volpe)
In un Paese in cui orgogliosamente si domanda a cosiddetti “imprenditori digitali” di sensibilizzare i giovani su problematiche, eventi storici che hanno segnato le coscienze e su rilevanti temi attuali, non c’è da stupirsi se ognuno cerca di tener desto non il fanciullino, di pascoliana memoria, bensì l’influencer potenziale che è in sé.
Oramai la mentalità popolare si plasma sul comizio. Sul podio c’è un rappresentante convincente, che tende a omologare idee e comportamenti, partendo da un concetto altamente condivisibile e, tramite associazioni facili e suggestive, riesce a plasmare le masse.
Emma Ruzzon, 22enne padovana, rappresentante degli studenti dell’Università di Padova, in occasione dei festeggiamenti per gli ottocento anni di questo Ateneo, parla di libertà e diritti davanti al Presidente della Repubblica Mattarella e alla Presidente del Senato Casellati.
Tralasciando giudizi e paragoni sulla attuale situazione bellica, tra i dubbi espressi durante il suo delirio, colpisce il fatto che si domandi come possa essere definito libero un Paese che centellina la libertà solo ad alcuni, riferendosi espressamente alla mancata approvazione della legge Zan, bacchettando i senatori che hanno affossato quel decreto e di fatto chiuso gli occhi di fronte al “record di persone trans uccise”, nonché etichettando lo Stato come omotransfobico.
Che interrogativo infarcito di retorica e quanta scontata propaganda in questo discorso! Questa giovinetta ha senz’altro una strana idea di democrazia se, parlando di libertà, non ne riconosce affatto a chi, di diritto, esprimere il proprio dissenso di fronte a una legge che reputa inappropriata o addirittura inutile. Insomma, servirebbe spiegarle che si tratta di libertà anche negare un consenso, opporsi, come il fatto di poter dire no rappresenta proprio una prova di questa. A ogni buon conto, certo non si è spesa per quella minoranza che, vittima di ricatti, è stata sospesa dal lavoro, nell’indifferenza più totale, a causa del vaccino.
Invocare libertà, diritti, cultura e poi immolarsi sull’altare della strumentalizzazione perché così suggerisce l’ideale idolatrato, dimostrare netta e volgare intolleranza, nonché irrazionale e pericolosa assenza di senso critico, protestare rumoreggiando e sentirsi dal lato giusto solo perché si contesta l’autorità, perdersi tra la folla e dimenticarsi di sé in cambio dello scroscio di un applauso, non costruisce eroi né modelli, ma bugia e vanagloria.
Chiara Volpe
L’AUTRICE
Chiara Volpe nasce a Palermo, nel 1981. Laureata in Storia dell’Arte, ha svolto diverse attività presso la Soprintendenza per i Beni Culturali di Caltanissetta, città in cui vive. Ha lavorato per una casa d’Aste di Palermo, ha insegnato Arte, non trascurando mai la sua più grande passione per la pittura su tela, portando anche in mostra le sue opere. Attualmente, collabora anche con il giornale online Zarabazà.