VERGA: NON SOLO SCRITTORE, MA ANCHE FOTOGRAFO DEGLI ULTIMI (di Chiara Colombara)
Durante una conversazione tra lo studioso siciliano Giovanni Garra Agosta e Giovanni Verga Patriarca, nipote del noto scrittore, quest’ultimo menzionò casualmente l’attività di fotografo dello zio. Siamo nel 1966 e fu grazie a questa segnalazione che partirono delle ricerche in casa Verga dove, dentro ad un armadio, fu rinvenuto un tesoro fino ad allora dimenticato: 36 manoscritti (romanzi e novelle), migliaia di riproduzioni fotografiche, centinaia di lettere autografe, bozze, disegni e appunti.
All’interno di scatole originali marchiate Lumiere e Cappelli si trovarono 327 lastre di negativi in vetro, avvolte in veline, molte delle quali accompagnate da commenti e didascalie dello stesso autore. Un’ulteriore ricerca riportò alla luce 121 negativi in celluloide relativi a scatti effettuati tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento.
I positivi originali sono andati perduti ma, grazie a moderne tecnologie, si è riusciti a ricreare le stampe e riprodurne le originali tonalità. Attualmente di proprietà della Fondazione 3M, questo prezioso archivio è stato riscoperto e proposto al pubblico grazie a un’idea di Anna Maria Meneghini, Presidente del Fotoclub Il Campanile, proprio in occasione del centenario della morte di Verga.
Oltre a un autoritratto, troviamo numerosi ritratti di famiglia, spesso ambientati in contesti domestici. Incontriamo, poi, molta gente comune: contadini, massari, fattori, uomini e donne semplici ed umili, gli stessi che animavano i suoi romanzi e novelle. Tutti ritratti con estremo rispetto e attenzione, nonostante la posizione sociale molto più bassa di quella di Verga, proveniente da una ricca famiglia di nobili origini.
Percorrendo visivamente queste immagini, la mente torna agli sforzi narrativi dello scrittore che così si fanno più vividi e concretamente umani. Osservando le posture, gli abiti e gli ambienti possiamo intendere meglio il periodo storico di riferimento, ormai enormemente lontano dallo stile di vita e dall’estetica contemporanei.
Degna di nota anche la serie di fotografie di paesaggio dei luoghi dove Verga viaggiò e visse: oltre all’immancabile città siciliana di nascita (Vizzini) troviamo Milano, Bormio, Como e alcune località svizzere.
Per l’importanza storica e culturale che rivestono le fotografie, questa mostra dovrebbe essere una tappa obbligatoria per tutte le scuole secondarie del territorio.
Oltre tutto, l’evento costituisce anche un’occasione per riflettere sull’importanza della stampa. In un mondo in cui un numero incalcolabile di foto e video si perdono nell’etere senza lasciare traccia, questa esposizione ci fa capire l’importanza di mettere su carta qualche scatto, perché rimanga un ricordo reale e palpabile con mano, oltre che scrutabile con gli occhi.
Cambiano i tempi, ma le tematiche verghiane possono essere re-interpretate anche in chiave moderna: come i “vinti” protagonisti dei racconti, dominati dal destino che non lascia possibilità di riscatto per chi nasce in contesti di povertà e disagio, così oggi, pur essendo migliorate notevolmente le condizioni di vita delle masse, queste rimangono schiave di un destino che rende le vite vuote di valori, nonostante siano piene di stimoli materiali, destinate a soccombere nella ricerca continua di felicità, risucchiati in un vortice di immagini ritoccate e filtrare per riempire di colore e di finta bellezza un’esistenza smorta.
Da non sottovalutare anche l’aspetto storico-culturale: oggi, le radici sono sempre meno profonde e la storia annoia. Si vive il presente senza curarsi di ciò che l’ha preceduto e generato. Questo archivio fotografico dovrebbe far risvegliare la curiosità degli osservatori sulla nostra storia, custode del passato e di ciò che siamo.
Chiara Colombara