FOLLIA ANTIAMERICANA – QUELLI CHE L’AMERICA NON È DEMOCRATICA, MA ESALTANO REGIMI DITTATORIALI (di Davide Cavaliere)
L’antiamericanismo è in grado di superare tutte le barriere ideologiche e culturali, affratellando estrema destra, estrema sinistra, tradizionalismo cattolico e anarchismo. Unisce laddove altro separa. Come ha scritto Andrei S. Markovits: «Il detto ‘gli estremi si toccano’ non sembra in realtà applicarsi alla maggior parte delle tesi sostenute dall’estrema destra e dall’estrema sinistra, tranne che per due importanti eccezioni correlate in modo significativo: l’odio per l’America e per Israele».
La «psicopatologia» antiamericana è il collante di quelli che il filosofo tedesco Hans Magnus Enzensberger definisce «perdenti radicali». Si tratta dei vinti della Storia, che non accettano che la loro ideologia totalitaria non domini più e compensano il loro complesso d’inferiorità di fronte alla democrazia liberale, mediante un combinazione di odio irrazionale e risentimento.
L’antiamericano, quale che sia il suo sigillo politico, è un soggetto rancoroso, che si attribuisce una superiorità morale nei confronti dell’America ed è sinceramente convinto di essere «contro» quando pronuncia la sua strombazzante e consunta filippica contro la Casa Bianca. Accecato dalla sua convinzione paranoide in merito all’esistenza di un «discorso dominante» filoamericano, non riesce a rendersi conto del fatto che la narrazione egemone è proprio la sua. Come ha ben spiegato Pierre-André Taguieff: «L’antiamericanismo costituisce una nuova ortodossia politica transnazionale che non ha mai smesso di espandersi dal 1989-1990. La superpotenza americana è diventata una figura ripugnante, l’ultimo riciclo dell’imperialismo americano il quale viene accusato di essere il principale responsabile delle disgrazie mondiali: ingiustizie sanguinarie e diseguaglianze, oppressione e sfruttamento, conflitti e genocidi».
L’americanofobo rifiuta di superare il desiderio di vendetta che lo attanaglia, perlopiù riguardante fatti avvenuti quando lui nemmeno era nato. L’individuo o l’entità politica risentita giustifica il suo fallimento chiamando in causa una ragione estrinseca, gli Stati Uniti, spesso producendo strappi nel tessuto logico. Per esempio:
I nemici dell’America l’accusano di non essere una «vera democrazia» bensì una plutocrazia, un empio regno del denaro che opprime i suoi cittadini e il mondo intero, e non perdono occasione di sottolinearne i difetti. Al tempo stesso esaltano Stati autocratici come la Russia di Putin, Stati totalitari come la Corea del Nord o Stati falliti come la Siria di Assad e la Cuba di Castro. Ogni iato tra i valori professati dagli Stati Uniti e la loro realizzazione viene esageratamente evidenziato e marcato, mentre i crimini, la violenza e il terrore generati dai «sistemi alternativi al modello americano» vengono minimizzati o, semplicemente, sottaciuti.
Alla democrazia basata sull’economia di mercato, non certo priva di contraddizioni, gli antiamericani preferiscono le tirannie fondate sulla forca e la polizia segreta. A loro si adatta alla perfezione quella frase di Ayn Rand contenuta ne La rivolta di Atlante, che recita: «Il farabutto che dice di non vedere alcuna differenza fra il potere del dollaro e quello della frusta, dovrebbe imparare la differenza sulla sua stessa schiena».
Ma facciamo un altro esempio: sempre in conformità alla canonica struttura contraddittoria della logica antiamericana, oggi si accusano gli Stati Uniti di voler indebolire l’Europa attraverso la guerra in Ucraina, impedendole di unirsi e dotarsi di una difesa comune. Eppure, fino a qualche tempo fa, si parlava della UE come di un «progetto» americano per dominare il Vecchio continente.
Di fronte a così tante incoerenze, non è incomprensibile che gli americani si considerino investiti da una qualche missione universale. Una convinzione che, spesso, si traduce in dichiarazioni altisonanti e, francamente, irritanti. Eppure, si possono scoprire migliaia di affermazioni altrettanto grottesche in bocca agli italiani, sempre pronti a elogiare il loro «cibo più buono del mondo» e Roma caput mundi.
Gli eccessi, perlopiù deliranti, dell’odio contro l’America derivano dall’incompetenza e da una malevolenza ostinata che decontestualizza i fatti, altera il significato degli eventi, in modo da interpretarli senza eccezione in modo sfavorevole agli Stati Uniti. Ma soprattutto, l’antiamericanismo può prosperare solo laddove i crimini dei nemici dell’America sono obnubilati e nascosti.
Davide Cavaliere
L’AUTORE
DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais e Franco Marino, del giornale online “Il Detonatore”.
L’hanno detto gli americani stessi di voler indebolire (per sempre) la Russia e l’EU per il loro tornaconto (“Fuck the EU”, di Victoria Nuland, il commento più sintetico a riguardo).
Peccato che quelli che oggi si lamentano della debolezza delle UE siano gli stessi che, negli ultimi anni, hanno fatto di tutto per indebolirla e l’accusavano di essere una “struttura” atlantista.