NON HANNO NEPPURE CAPITO CHE LA FRANCHI PARLA DI DONNE MANAGER (di Matteo Fais)
Delle volte non si capisce se ci faccia o ci sia. Chi? Ma è ovvio, il pubblico. Elisabetta Franchi, affermata imprenditrice nel settore della moda, tiene un discorso in cui dice che, nei ruoli principali in azienda, assume solo donne over 40, perché solitamente sono già sposate, se dovevano fare figli li hanno fatti e, se dovevano separarsi, idem. Chiaramente, scoppia la polemica. Palesemente, è una polemica a cazzo e l’opinione pubblica che l’ha scatenata un rombante vespaio di coglioni.
Tanto per cominciare bisogna premettere che, al netto del rispetto dei contratti nazionali, nella propria azienda, ognuno assume chi cavolo preferisce. Gli italiani hanno una mentalità statalista, o meglio sarebbe dire da statali. La loro idea di lavoro è avere un posto di reddito, recarsi in loco, possibilmente dare il meno possibile e ritirare lo stipendio a fine mese.
Non per fare il liberale ma, se il settore privato funzionasse secondo i principi del pubblico, il Paese fallirebbe dopodomani. Infatti, in una Nazione normale e sana, non si può aspettare mesi per aprire o chiudere un’attività, anni per una TAC e via dicendo. Ma più di tutto, una grossa azienda, di quelle in cui circolano i veri soldi, non può avere dei dirigenti che a un quarto alle 18 sono già alle posizioni di partenza, pronti a partire, per lasciare il luogo di lavoro.
Attenzione, sto parlando di dirigenti, non di impiegatucci stile Fantozzi. Chiaro che chi guadagna dai 1500 ai 3000 euro ha tutto il diritto di voler tornare al suo appartamentino il prima possibile, per bersi una birra in santa pace. Un dirigente ha un ruolo leggermente diverso. Non può avere orari rigidi. Il lavoro si prende quando c’è e, ovviamente, l’impegno profuso va remunerato in modo diverso.
Anche la moda, per quanto non me freghi una sega del settore, suppongo sia un settore in cui bisogna pedalare, come in tutte le attività creative. Per farla semplice: voi credete che Vasco Rossi, quando prepara uno di quei suoi tour epocali, strimpelli mezzoretta al giorno? Non avete idea di quante ore di prove si facciano lui e la band che lo accompagna. È la differenza tra professionismo e dilettantismo.
Ecco, pensate seriamente che tutto quel sistema che va dalle foto in passerella, passando per disegno, confezionamento di abiti, scelta delle modelle, ecc., sia una passeggiata, una cosa da fare a tempo perso? No, cari, un ambaradan simile richiede una preparazione maniacale, urla, la nevrosi che esplode, caffè bevuti a litri. Non può mica funzionare come un Comune di un paesino di 1000 anime, tipo in quel film di Checco Zalone.
Un dirigente di una società simile ha un ruolo molto simile a quello dell’artista – e si sa che l’artista non ha orari. Non è un lavoro per chi desidera una vita normale, il weekend da passare in santa pace e la pennichella dopo pranzo. Smettetela con questa mentalità da terzo settore. E, se proprio volete prendervela con qualcuno per dare sfogo al quotidiano eccesso di bile, pensate a tutti quelli, camerieri, cuochi, commessi e altri poveri stronzi che non sono sfruttati meno, ma vengono retribuiti come gli schivi negri dell’800 in Luisiana. Insomma, cazzo, pensate alle cose serie.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.
Ma infatti, mio caro, non so quale straordinaria qualifica hai, gli impiegatucci non prendono i soldi dei dirigenti. E non credo che la Sig.ra Franchi abbia 700 manager alla sua dipendenza, e non credo nemmeno a questo giramento di frittata che fa girare altro! Gli impiegati statali sono gli operai, lo stato è mandato avanti da politici e dirigenti che non sto qui a specificare cosa ne penso, e loro si che prendono remunerazioni elevate senza nemmeno raggiungere il minimo di ore sindacali! E allora perché non parliamo dei prezzi degli abiti firmati che vengono pagati una miseria a chi li confeziona? O fatti fare in paesi poveri pagati ancora meno? Stai difendendo l’indifendibile. La Sig.ra Franchi ha detto esattamente quello che ha detto, se ne assuma la responsabilità.
Lunedì mattina ho espresso lo stesso concetto ma con altri toni: sono contentondi scoprire di non essere solo!
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