NON È LA NOSTRA GUERRA (di Federico Epifani)
“Dovete avere paura fino all’ultimo giorno della vostra misera esistenza, vi troveremo tutti. Ridi finché puoi, poi non riderai più”: così ha detto, in diretta, il reporter ucraino Maistrouk al collega russo Alexey Bobrovsky. Prima in russo, poi lo ha ripetuto in italiano. Il traduttore nella lingua dei segni purtroppo non era disponibile, ma verrà mandata in onda una replica appositamente per far arrivare il messaggio a tutti i cittadini.
E che è? Al Qaeda? Momenti di alta televisione, roba da far impallidire Al Jazeera e Istituto Luce, non c’è che dire. C’è un tale livello di estremismo in giro che inizio a sentirmi quasi Mastella. La mia personale reazione è consistita in un primo fugace momento di esaltazione, dopodiché mi sono leggermente cagato sotto, e infine, come sempre, mi sono incazzato ed è partita la polemica. Ma non è questo il punto, diamine!
Ora, che la trasmissione di Giletti sia un circo, e più in generale che La7 sia un canale di merda che andrebbe chiuso, sono dati ormai assodati. Ma che addirittura venga utilizzata come veicolo per i proclami di guerra di qualche fanatico straniero davanti a milioni di telespettatori, senza che nessuno intervenga per dire alcunché, è inaccettabile. Visto che sta dismettendo i suoi impegni hollywoodiani, forse è il caso di assumere un Will Smith come moderatore a piantare due sberle al momento opportuno, quando qualcuno non tiene a freno la lingua.
Ci vorranno decenni, bene che vada, prima di smaltire la dose di violenza iniettata in Europa nell’ultimo mese, ma forse è il caso che questi slavi si risolvano i loro conti fra loro e fuori dalle palle, senza coinvolgere ulteriormente la comunità italiana. Se poi proprio qualche connazionale, politico, giornalista o supporter che sia, ci tiene particolarmente ad acconciarsi in elmetto e giubbotto antiproiettile, per immedesimarsi nelle crociate altrui, può andare a farlo in teatro di guerra, senza importare il teatro di guerra qua. A causa loro, presto potremmo ritrovarci ad avere a che fare con questi animali rabbiosi nelle nostre strade.
Al netto delle letture moralistiche, questa guerra è un conflitto di posizionamento strategico fra opposte potenze globali, una rivendicazione di sfera di influenza imperiale che si ritiene defraudata, c’è di mezzo una nazione aggredita ed è giusto supportarla, perché la violazione delle basilari regole di convivenza della comunità internazionale è un affare che riguarda tutti, ma nei limiti di quanto è nelle possibilità del paese e senza che ciò si tramuti in co-belligeranza. Che la popolazione italiana sia sottoposta a un’anticamera di economia di guerra, destinata ad aggravarsi nei prossimi mesi, senza essere parte in causa, è già troppo, figurarsi farsi campo da gioco per opposte fazioni di tagliagole che sconfinano a inquinare e inasprire il tessuto sociale del paese.
La nostra battaglia consiste nell’affermare, ribadire e tenere ferma la posizione che questa non è la nostra guerra, iniziare a farlo capire con fatti concreti e con ogni mezzo a chi tiene in ostaggio il paese per giochi di potere che nulla hanno a che fare con il sentire e le esigenze della popolazione, prima che sia troppo tardi, perché poi tornare indietro sarà impossibile.
Quindi è ora che i vari Giletti, Letta, Draghi e Di Maio si ficchino un elmetto mimetico a ornamento della loro bella divisa borghese d’ordinanza, bombe a mano in tasca, e vadano a unirsi alla legione straniera, se proprio ci tengono, perché certamente non andremo a combattere e morire per loro.
Federico Epifani