L’AMORE È IL BACIO UMIDO DI UNA CAMERIERA GRASSA – LA NUOVA RACCOLTA POETICA DI DAN FANTE (di Matteo Fais)
Si potrebbe quasi dire che, se non si è americani, perduti in una imprecisata interstate tra l’Arizona, Manhattan e Dio solo sa dove, non si possa mai mettere in versi dei veri sentimenti.
I nostri poeti mica lo fanno. Non ce n’è uno che racconti l’incazzo di essersi ritrovato con la carta di credito prosciugata da qualche figlio di puttana che l’ha clonata, o di aver chiavato un gran figone, capitato sotto le mani avide di vita per puro culo.
Sì, la verità la dicono solo gli americani. Bisogna leggere Bukowski, Carver e, ovviamente lui, Fante. No, non John, il padre – anche lui, magari -, ma Dan, il figlio, quel geniale bastardo, mago dell’autofiction in versi e in prosa.
Perciò, segnatevi questo titolo, Baciato da una cameriera grassa, Vague Edizioni, tradotto da Gabriella Montanari, amica personale di Dan Fante, che di lui dice, dopo il trapasso, nella postfazione della raccolta: “Dopo tre quarti di vita densa, crepuscolare, cruenta, vissuta sul ciglio di svariati baratri, talmente piena di tutto da autofagocitarsi e dopo un ultimo quarto di vita rischiarata dall’amore della famiglia e da un barlume di sudatissimo riconoscimento, dopo le tenebre e la luce, finalmente la pace”.
Già, la pace. Ma quanti casini, in precedenza. Il tutto confluito in una poesia senza fronzoli, di versi che se ne sbattono della lirica, aderenti alla vita, senza paura della bassezza, di fissare le “mutandine rosa di Kelli” all’incontro degli alcolisti anonimi, quasi incisi col temperino sul bancone di un bar americano, con le ultime gocce di ragione sul fondo del bicchiere a sciogliersi insieme al ghiaccio (“Ipocrisia e pompini/ ecco cosa ci vuole per rendere un uomo felice/ a Los Angeles/ la verità/ puzza come un gatto morto, putrefatto/ murato dietro il tuo letto/ è/ una favola/ dolorosamente/ inutile”).
C’è un po’ di tutto in questa raccolta forsennata e scomposta, fatta di meditazioni sobrie di un ex alcolizzato, che sembra riordinata nella sala d’attesa del pronto soccorso in preda a una sbronza epocale. Tutto, davvero, persino l’Altissimo, affrontato con un simpaticissimo misticismo da beone (“Posso trovare Dio nella voce di un cassiere di un 7–Eleven che dice ‘grazie’/ o/ nel sorriso velato di uno sconosciuto in un parcheggio/ o/ nel crepitio delle erbe secche nel deserto del Mojave in estate/ oppure/ osservando le mie dita saltare a briglia sciolta/ da un tasto all’altro/ nel bel mezzo di tre ore di verità battute a macchina”).
Naturalmente, c’è l’amore, quello che finalmente si può vivere senza grossi problemi e affanni, con l’ultima moglie (“Eri/ tu/ dolcezza/ davvero,/ puoi giurarci/ solo/ tu) come sedendosi al fast food per assaporare quel “dolce gusto/ di torta/ alle ciliegie”, ma che, manco a dirlo, non è sempre stato così easy (“Non ho la più pallida idea/ perché/ nella mia vita l’amore sia sempre stato così aleatorio/ per non dire caotico/ una slot-machine sfasciata/ un bacio umido da una cameriera grassa […] perché mi sia lasciato arpionare e inchiappettare/ ancora e ancora/ in assurde riunioni di divisione dei beni/ e carnivore procedure di divorzio”).
Ecco, la vita e l’amore sono questo nell’esistenza di un americano sopravvissuto a sé stesso e al suo Paese. Non laghi tersi, chiare, fresche e dolci acque, ma “una slot-machine sfasciata/ un bacio umido da una cameriera grassa”. Un incredibile e pur dolcissima fregatura, insomma, in cui il “cuore si è spezzato, poi è guarito, poi si è/ spezzato ancora – e io nel frattempo ho continuato a/ sturare quel mio cuore intasato/ fino a diventare/ – cazzo, dico sul serio –/ un essere umano/ vero e vivente”. Già, “un essere umano vero e vivente” e, solo poi, un gran figlio di puttana di poeta.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.
grazie della dritta Matteo, è il genere di poesia che mi piace, cruda e realista.