SULL’EUTANASIA, NESSUNO DICE LA VERITÀ (di Matteo Fais)
Avete mai visto un malato terminale? È uno spettacolo agghiacciante. Qualsiasi traccia della sua dignità passata va a farsi fottere e persino l’identità è ridotta a un lumicino che si spegne miserevolmente. Ogni grande pensiero di cui è stato capace in vita, ogni nobile sentimento, naufraga in un letto di piscio e merda, nel corpo oscenamente esposto, con il suo degradarsi, alla vista e alle mani estranee del personale sanitario – lasciatemelo dire, il loro è davvero un lavoro ingrato.
No, c’è poco da fare i moralisti del menga: l’eutanasia sarebbe davvero una necessità. Odio scadere nel personale ma, se quando mia madre stava tirando le cuoia all’hospice, mi avessero chiesto “Allora, vediamo se hai le palle per fargliela tu l’iniezione finale”, non avrei esitato un solo istante. L’agonia, in qualsiasi forma, è veramente troppo: 6-7 decenni di vita sono più che bastevoli per sperimentare l’insopportabilità dell’esistere. Fanculo, il culto del dolore è una stronzata!
Detto ciò, è chiaro che, comunque, non si può essere favorevoli alle proposte dei Radicali. Perché? È molto semplice. Come sempre bisogna guardare alla presa per il culo celata dietro le buone intenzioni manifeste. Senza andare troppo sul teorico, ve lo immaginate in un periodo come questo, o meglio quando c’erano gli ospedali pieni, cosa avrebbero potuto fare a un vecchio in fin di vita? Semplicemente, i parenti si sarebbero trovati con le spalle al muro: “Signori, qui ci sono dei ragazzi che rischiano la vita per il covid. Prendersi cura di vostro padre, adesso, sarebbe un dispendio di energie e di personale che l’ospedale non può francamente permettersi”. Insomma, obtorto collo, li avrebbero costretti a ricorrere alla siringa – questa volta non per il vaccino –, in nome di un principio di efficienza applicato alla contingenza critica. Li avrebbero fatti sentire in colpa, della serie “come potete chiederci di pensare a un ultra ottantenne, quando c’è gente molto più giovane da salvare?”. Non ci vuole molta fantasia per arrivarci.
Insomma, dai, parliamoci fuori dai denti: dare licenza di uccidere a questa classe politica – e medica, a dirla tutta – sarebbe come mettere in mano la pistola a un ladro che abbia violato il domicilio. Pura follia! Pensate agli abusi. Anche perché, qualsiasi politica di questo tipo ha una sua ratio solo se introdotta parallelamente a un massiccio supporto a chiunque desideri invece rimanere in vita. Badanti, infermieri, OSS, respiratori e letti appositi pagati. In quel caso, se ne potrebbe anche parlare.
Per come viene posta da quel branco di scellerati dei Radicali, invece, la faccenda eutanasia ricorda tanto quella dell’aborto. Tutta bellissima la discussione intorno al diritto personale. C’è solo un problema: l’interruzione volontaria di gravidanza deve restare come extrema ratio che lo Stato dovrebbe evitare in ogni modo, a mezzo di sussidi per le famiglie numerose, distribuzione e diffusione gratuita di ogni tipo di anticoncezionale. Ma non può essere che una coppia debba ricorrere all’aborto solo perché, se disgraziatamente qualche calcolo sotto le lenzuola è stato fatto male, non si hanno poi i soldi per mantenere un eventuale figlio. Questo è costringere le famiglie all’omicidio.
Adesso, capite? Già, l’altro giorno, l’INPS cantava vittoria per i soldi risparmiati, grazie ai morti per covid. Non credo sia il caso di dargli ulteriore motivo di sollazzo.
Matteo Fais
Canale Telegram di Matteo Fais: https://t.me/matteofais
Chat WhatsApp di Matteo Fais: +393453199734
L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.
“Fatta la legge trovato l’inganno “ E, come sempre, l’ottimo Fais ne coglie il problema politico ed i suoi fautori.Nulla da aggiungere. Mi permetto di soffermarmi sulla “Pietas”, intesa non come pietà bensì come sentimento di devozione religiosa, patriottica, familiare. “ non voglio che soffra, ma quel corpo consumato era comunque il suo corpo. Quell’urina, quella merda, tutto quel sangue, erano suoi, di lui che tanto amavo.nessuno doveva vedere, toccare tanto strazio, io, io solo. In quel corpo c’era ancora lo spirito, l’anima che cercava pace in un intimo colloquio con quel suo Dio. Quello spirito non domo, non pronto ancora a riconciliarsi con l’eterno. Pietas”. (Anonimo)