Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

LE FOIBE SVELARONO LA REALE NATURA DELLA SINISTRA (di Davide Cavaliere)

I territori orientali dell’Italia, l’Istria, la Dalmazia, la Venezia Giulia e la città di Trieste, sono stati teatro di una delle vicende più sanguinose del Novecento. Si tratta di una storia che affonda le sue radici lontano nei secoli, quando la penisola era ancora frammentata e scossa dai primi moti risorgimentali. Si trattava di uno spazio geografico multietnico, attraversato da periodi di conflitto tra la popolazione italiana e quella slava – spesso strategicamente alimentati dalla corona Asburgica. 

La memoria delle umiliazioni subite nel corso del tempo alimentò, in entrambe le fazioni, un nazionalismo malsano e un forte desiderio di vendetta. Il risentimento nutrì le rappresaglie: alle violenze anti-italiane precedenti la Prima guerra mondiale, il regime fascista fece seguire una campagna di «italianizzazione» e di assimilazione forzata delle popolazioni slave

CONTRIBUISCI ANCHE TU A SUPPORTARE IL NOSTRO GIORNALE
Caro amico lettore, come potrai immaginare, dietro questo blog ci sono diverse persone che collaborano agli articoli che tu quotidianamente leggi. Se desideri supportare la nostra attività, ti saremmo grati se volessi dare il tuo sostegno all’Iban IT53E3608105138290082390113. L’intestatario è Matteo Fais. Grazie di cuore, La Redazione.  

Dopo la capitolazione e l’armistizio firmato da Badoglio, il Movimento per la liberazione Jugoslava, comandato dal Maresciallo Tito, dichiarò l’annessione del «litorale sloveno» dell’Istria e della Croazia. Fin da subito venne istituito un «Comitato esecutivo provvisorio di liberazione dell’Istria» formato da partigiani comunisti. Il «Comitato» diede vita a tribunali popolari improvvisati che emisero sentenze di morte per centinaia di italiani accusati, sommariamente, di essere «fascisti»

Tutte le testimonianze relative a quei massacri – che, interrotti nell’ottobre 1943 a causa dell’occupazione della regione da parte delle truppe tedesche, ripresero a pieno ritmo, su più vasta scala, dal 1° maggio 1945 – concordano sulla barbarie degli atti compiuti dai comunisti jugoslavi. La maggioranza delle vittime fu gettata nelle celebri foibe, inghiottitoi carsici profondi un centinaio di metri. I condannati, legati uno all’altro da corde o fil di ferro, venivano posizionati in fila davanti alla bocca della foiba, un partigiano jugoslavo sparava al primo che, precipitando, trascinava con sé tutti gli altri. 

I fascisti, come già ricordato, non erano gli unici bersagli. Si è a conoscenza di numerosi casi di antifascisti italiani non marxisti giustiziati per aver opposto il loro rifiuto all’annessione delle province del Nord-est alla Jugoslavia. Si ricorda, in particolare, l’eccidio di Porzûs, nella regione di Udine. Il responsabile del massacro fu il gappista Mario Toffanin, uomo di fiducia di Togliatti per la resistenza comunista nell’Italia orientale, condannato in contumacia nel 1957, fuggì nella Jugoslavia di Tito, per poi essere graziato da Sandro Pertini

Le violenze provocarono l’emigrazione forzata della maggioranza dei cittadini italiani dell’Istria e della Dalmazia. Circa trecentocinquantamila persone abbandonarono le regioni occupate da Tito. Famiglie intere sfollate, cenciose, affamate; con le valigie e i carretti stracolmi, gli occhi segnati dal sonno, con bambini smagriti e sporchi, si riversarono in Italia, dove furono oggetto dell’odio della sinistra comunista. I treni con cui giungevano nella madre patria vennero accolti dai militanti del Partito Comunista a sassate, alcuni versarono in terra il latte destinato ai piccoli disidratati. Il 1° maggio 1945, giorno dell’ingresso delle forze titine a Trieste, Togliatti invitò, dalle pagine dell’«Unita», ad accoglierle come «truppe liberatrici». Dopo la conferenza di Parigi arrivò a proporre il seguente scambio: Trieste all’Italia e tutta la Venezia Giulia alla Jugoslavia

ACQUISTA il nuovo romanzo di Matteo Fais, Le regole dell’estinzione, Castelvecchi.
AMAZON: https://www.amazon.it/regole-dellestinzione-Matteo-Fais/dp/8832828979/
IBS: https://www.ibs.it/regole-dell-estinzione-libro-matteo-fais/e/9788832828979

I comunisti italiani, dopo aver dato un considerevole aiuto ai partigiani jugoslavi nella caccia agli italiani, denunciarono la vicenda delle foibe come «propaganda fascista». Togliatti non ebbe mai una parola per esse. Ancora oggi, l’estrema sinistra italiana squalifica quei massacri come «inesistenti» o «secondari», relegando la vicenda a mera «lotta antifascista». Quando, in realtà, tutta la comunità degli storici considera quelle azioni come atti deliberati dei partigiani titini volti a terrorizzare gli italiani e indurli all’esodo al fine di «purificare» etnicamente quella zona

La sinistra italiana non ha mai fatto i conti col passato. Ammettere il collaborazionismo dei comunisti italiani con quelli slavi significherebbe dare un colpo di maglio alla retorica sulla resistenza e gettare un’ombra sulla tanto decantata «bontà» dei partigiani rossi. Gli attuali dirigenti della sinistra italiana sono ancora pesantemente condizionati dalla retorica comunista e da una storiografia a loro favorevole. La vicenda delle foibe insegna che i comunisti italiani hanno sistematicamente anteposto i loro programmi ideologici all’interesse nazionale.

Davide Cavaliere

L’AUTORE 

DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais e Franco Marino, del giornale online “Il Detonatore”. 


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *