IL PAPA IN TELEVISIONE? MIN…, CHE PALLE! (di Matteo Fais)
Prendi il Nulla e vestilo di bianco. Naturalmente, fallo precedere da personaggi che sono anche meno del Nulla, tipo Fazio che di lui dice “Sente col cuore”. Poi mettici Gianni, il Direttore di “La Stampa”, secondo cui il Santo Padre è uno “Vicino alla gente”. Dai la parola a una donna – non può mai mancare la stronzata proferita da una femmina e, a proposito, ma come cazzo si chiamava quella giornalista? –, per la quale lui è “Un rivoluzionario rispetto alla Chiesa”. Dulcis in fundo, apri tutti i microfoni a Saviano che dipinge Bergoglio come “L’ultimo socialista”.
Il condimento è servito, brodoso e stomachevole. Manca solo la portata più insipida da stendervi sopra. Silenzio in sala, parla il Papa. Le domande del FazioSo sono imbarazzanti, ma il povero vecchio non è da meno. Difende i profughi e, in effetti, il suo italiano, pur essendo Pontefice da diversi anni, è a livello del negro appena sceso dal barcone. Dio lo perdonerà anche, ma Dante stava bestemmiando in aramaico.
Le risposte di Papa Migroglio sembrano gli editoriali di Scalfari, su “La Repubblica”, ma nella versione light, da oratorio. Del resto, nel suo settore, il noto editorialista è un Pontefice cazzone e cazzaro come il BerCoGlione.
Le banalità fioccano con studiata modestia che non riesce a celarne l’inconsistenza. “La cultura dell’indifferenza, le fabbriche di armi, la guerra. Il Mediterraneo è un gigantesco cimitero”. Invece, pare che la gente nelle case popolari stia in Paradiso. Già, ma lui, della classe operaia che non va al piano alto, se ne fotte. È, semmai, preoccupato per i migranti. Non per gli italiani in fila alla Caritas. Dagli italiani mi guardi Dio, che ai migranti e al business ci penso io.
Che uomo, che uomo! Lui sì che ha cuore! “La guerra è un controsenso rispetto alla Creazione, perché distrugge”. Eppure, lo dice anche lui, nella Bibbia è presente, praticamente centrale. Ma il Papa non è Eraclito, secondo cui la guerra è madre di tutte le cose, e non gli torna certo alla mente Cristo che è venuto sulla terra per portare la spada. Probabilmente, per lui, il figlio di Dio è sceso qua giù per fare il negriero e traghettare profughi sui gommoni, così che la Chiesa li possa assistere, con i nostri soldi.
Perché lui lo sa che il migrante, se è cattivo, è perché noi lo ghettizziamo. Non come quella merda di Vaticano che caccia via gli italiani dalle sue case perché non possono pagare l’affitto, o perché deve fare affari con quegli immobili. E l’IMU, allora? Scusate il qualunquismo, lui lo pagherà sicuramente in casa del diavolo.
Ma il Papa ci mette in guardia dal peccato, in quanto vicario di Cristo: noi siamo nati in un posto pieno di privilegi. Quali? Il green pass? L’Italia con le terapie intensive sempre al collasso, quella dei discount? Poi dice che uno bestemmia, ma tanto se uno lo fa bercia PD, acronimo fantastico e partito ideale per il Pontefice.
Però, lui parla anche di cambiamenti climatici e lì proprio compie un miracolo, perché riesce a risultare persino più stupido di Greta Thunberg. “Bisogna educare la gente”, “I pescatori sono venuti e mi hanno parlato della plastica che hanno raccolto”. Che strategie, che chiarezza di visione! Con quella faccia da furbone, poco ma sicuro, questo, se vede uno squalo bianco, si butta a mare e lo cinge dicendogli “volemose bene”.
Cristo Santo, quante stronzate! Mescola tutto: il bullismo – ci prova due volte, ma non riesce a dire la parola –, l’aggressività sociale, la necessità per i genitori di giocare con i figli. Sì, va bene, quando parliamo del sesso degli angeli? La noia si fa mortale e, al contempo, sacra. Lo Spirito Santo ritira la sua grazia e lascia solo il tedio. Fazio lo guarda come neppure un ragazzino alla prima sega fissa il culo della Nappi, in un porno. Sembra sul punto di venire. Lo schifo si fa intollerabile. Bergoglio si schermisce: lui non è mica un santo. Mai avuto dubbi! Gli va bene tutto: gay, trans, puttane e puttanieri. Lui non giudica nessuno. Solo gli evasori fiscali non sono passibili di redenzione, come ha dichiarato di recente.
A un certo punto, butta lì che da bambino avrebbe voluto fare il macellaio, perché li vedeva intascare i soldi. Non so se già allora pensasse al business dei migranti, comunque con la lama spuntata del suo eloquio se la cava – da Dio, of course – perché le palle le ha proprio triturate.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.