NOI NON CI “SANREMO” (di Matteo Fais)
“Spero di morire, prima di invecchiare (parlando della mia generazione)”, così cantavano gli Who, nel ’65. Francamente, non potrei nutrire migliore auspicio anche per quel che mi concerne e per quanto riguarda i giovani o più o meno tali di oggi, soprattutto dopo aver visto, per sbaglio, qualche spezzone di Sanremo, o aver letto i soliti articoli in merito.
Il Paese si divide su Zalone e la sua simpatia che esiste, questo è un dato, ma è inoffensiva come le barzellette del vecchio zio burlone che, dalla provincia, viene in città per il pranzo del primo dell’anno; o l’amico che, durante le uscite in gruppo, persegue la leggerezza per sfuggire il nulla intellettuale di tante serate in compagnia.
Achille Lauro da scandalo come al solito, mentre io penso a quanto sarebbe bello se la Sinistra si esprimesse ancora a mezzo di Sartre che va a parlare con gli studenti nel ’68. Per quel che riguarda le canzoni, me ne fotto. Mentre la gente ascolta ’ste porcherie, io, su Spotify, scopro che è finalmente uscito, dei Beatles, Get back – The Rooftop Performance, ovvero il mirabile concerto interrotto dalla polizia, l’ultimo dei Fab Four, sul tetto del palazzo degli Apple Studios, e canto con Paul McCartney “I’ve got a feeling, a feeling deep inside” – c’è più vita nei 4 ragazzi di Liverpool, dopo cinquant’anni, che in questi presunti giovani di oggi.
A ogni buon conto, quanto avvenuto su quell’immondo palco, non mi sorprende. Ciò che sarà in futuro direi che è abbastanza chiaro. Saremo tutti cittadini italiani e, quindi, allo stesso tempo, non lo sarà nessuno, per cui, benvenga la multinazionale, con interessi nel Belpaese, che paga le tasse dove più conviene. Quantomeno sarà sconfitto il razzismo, cioè la paura del diverso, ovvero il timore che anima l’uomo dalla notte dei tempi e gli permette di sopravvivere – eh sì, piaccia o meno, in natura, qualsiasi cosa che ci si pari innanzi, suscita timore, ovvero ciò che in società diviene diffidenza.
E poi, sì, di questo ne sono certo, diventeremo tutti gender fluid, pigmentati fuori e sottopelle, come il già citato Lauro o il Damiano dei Maneskin, un po’ maschi, un po’ femmine, sempre più vicini a un nulla di parmenidea memoria. Del resto, tutta l’ammirazione per quel caso umano vestito da donna fa ben capire chi amino caricare in macchina gli uomini di oggi, quando prendono la tangeziale. Agli etero, oramai ridotti a ostinate mummie museali, resterà forse di farsi una sega, guardando culi su Instagram, ma sempre col dubbio di non sapere a chi appartengano realmente. È inevitabile, il popolo è attirato dall’annichilimento e dall’autodistruzione. Il lassismo è una filosofia e uno stile di vita troppo comodo per non lasciarvisi andare. Non richiede di essere abbracciato, nega per principio ogni forma di disciplina.
Ma visto che il mondo cadrà, che le nostre vite saranno giustificate da un eterno green pass, meglio scegliere la via della negazione e del rifiuto, del noi non ci saremo e non ci Sanremo, considerato che, come cantavano i Doors, “possiamo solo perdere/ e il nostro amore divenire un rogo funebre”. Decisamente, meglio bruciare.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.
Sanremo… plastica rappresentazione annuale di tutto peggio di peggio di questa nazione in continuo peggioramento da almeno trent’anni. In una squallida cornice di pubblico di bislacchi parvenu… presentati da ingessati valletti di sistema mafioso imperante… si esibiscono tristi figuri replicanti negazione stessa di Musica a termine di selezioni durissime in cui solo orrido abbia possibilità di emergere… una meravigliosa opera di diseducazione musicale di popolo in grado anni addietro di produrre Monteverdi Pergolesi Vivaldi Rossini Verdi Puccini Respighi…in ossequio a basilari regole tiranniche… abitua popolo a mangiar merda finirà per apprezzare pure quella!…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/