CACCIARI E LA SOCRATICA IDIOZIA (di Matteo Fais e Umberto Camillo Iacoviello)
QUEL FESSO DI SOCRATE (di Matteo Fais)
Esistono almeno due ordini di motivi per cui laurearsi in Filosofia, oggigiorno. Il primo è, ovviamente, guadagnarsi il diritto a una dignitosissima disoccupazione. Del resto, come sostiene Platone, la materia in questione è “preparazione alla morte” – anche “sociale” si potrebbe dire, senza timore di essere smentiti.
Il secondo risiede nel prendere atto di come tutta la storia delle più grandi menti, dall’inizio dei tempi, sia segnata in massima parte dalla produzione di idee che più sceme non potrebbe essere. È tutto sommato consolante sapere che anche loro hanno sbagliato e preso abbagli, esattamente come il verduraio e il fornaio, il mendicante e il meccanico. Insomma, se l’uomo è un animale razionale, alla costante ricerca della verità, l’unica cosa sicura è che ha cosparso il suo cammino di una sequela di puttanate inenarrabili.
Queste idee bizzarre, poi, tendono addirittura a essere riprese e perpetrate nei secoli, con singolare idiozia. È il caso, per esempio, di Massimo Cacciari, noto filosofo della Sinistra colta – e te pareva! –, che ultimamente, bontà sua, ha preso ferma posizione contro il green pass, insieme ad Agamben e Mattei. Fin qui, niente da eccepire. Non che ci volesse una laurea in Filosofia, o una pensione da Ordinario, per arrivarci, ma fa piacere vedere che, ogni tanto, qualcuno di quelli che si consumano gli occhi solo sui libri solleva il volto dalle pagine hegeliane, per degnare il mondo di uno sguardo e fare qualcosa – come avrebbe detto il buon Marx: non per limitarsi a interpretare l’esistente, ma per cambiarlo.
Il professorone, però, in puro stile sinistro, ha dimostrato un’ambiguità cerchiobottista da far cascare le palle a terra. Per farla breve, ha osteggiato il pass sanitario, ma si è fatto inoculare finanche la terza dose. Di fronte a chi gli chiedeva conto di una simile azione, palesemente in contrasto rispetto alle sue prese di posizione iniziali, così ha parlato l’oracolo di Delfi: “Chi può vada a vaccinarsi. Chi non è d’accordo, ci vada lo stesso, perché queste sono le leggi e finché non si ha la forza di cambiarle, bisogna rispettarle […] Ho fatto il vaccino. Sei costretto a farlo, alle leggi si obbedisce. I filosofi obbediscono alle leggi, anche quando le ritengono totalmente folli. Socrate insegna. Si cerca di far capire l’insensatezza di una legge, si cerca di modificarla. Ma se non riesci a cambiarla, la rispetti. I vaccini vanno fatti, per carità, e hanno avuto effetti positivi. Ma perché questo accanimento? Perché non ci dicono quali sono i termini per uscire dall’emergenza?».
In queste dichiarazioni, il filosofo veneziano fa riferimento a un noto dialogo, il Critone, in cui Platone racconta l’attesa della morte da parte del suo maestro, Socrate. Per farla molto breve e senza buttarla sul filosofico, quest’ultimo, in carcere, è visitato appunto da Critone, un amico, il quale lo invita a fuggire finché è ancora in tempo – a sistemare i conti ci avrebbe pensato lui con i suoi denari, ovvero con l’argomento dialettico più convincente di sempre. La sostanza del suo discorso, in estrema sintesi, è: ma chi te lo fa fare di andare a morte per questi quattro pirla che, per di più, ti hanno mosso solo accuse infondate. Socrate, da bravo filosofo rincoglionito, incapace di venir fuori dal dedalo dei suoi stessi pensieri, la butta sul fatto che fuggire sarebbe un’ingiustizia e le ingiustizie sono sempre sbagliate, le leggi invece sono sacre e vanno rispettate. Lui le vede quasi come delle entità – qualche studioso parla di “divinità”. Quindi, insomma, a esse non si può trasgredire perché, in quanto norme entro le quali si è vissuto e prosperato, vanno considerate inviolabili. Alternativamente, fuggendo alla chetichella, si negherebbe il valore della comunità. Bisogna dunque sottomettersi anche a una loro imposizione folle.
Qui, c’è da capirsi: Socrate parla nel quinto secolo avanti Cristo, in cui sparate del genere, tipo le leggi intese come sacre, quasi fossero scritte in cielo, era un’idea ancora concepibile e diffusa. Oggi, dopo più di duemila anni, una simile tesi fa ridere i polli – ma, già allora, c’erano i sofisti, non certo dei pennuti, che avevano ben compreso come quelle del loro collega fossero delle colossali fandonie.
Le leggi, questo l’ha afferrato anche lo scemo del villaggio, sono un prodotto dell’uomo che serve a regolamentare un determinato contesto. Non sono sacre e noi italiani lo sappiamo bene: tendiamo ad aggirarle ogni volta che sono così belle, o così stupide, da non risultare applicabili. Chi non evade e fa morire di fame il figlio, perché le tasse vanno pagate, in quanto così è stato stabilito, è chiaramente solo un povero idiota, oltre che un genitore irresponsabile. Già Antigone, il personaggio dell’omonima opera di Sofocle, se ne fotte ampiamente della legge scritta, quando si trova di fronte al cadavere del fratello – lei fa riferimento alla legge degli dei, che noi oggi chiameremmo “del sangue”, alla faccia delle imposizioni del mortale Creonte, il re della città.
Francamente, che Cacciari sia ancora legato alle supercazzole di Socrate e a una visione delle leggi concepite come un’entità iperuranica, fa proprio sganasciare, per non dire che fa piangere. Socrate è morto ingiustamente, ma ciò che è peggio è morto come un fesso. Io non ci tengo a fare la stessa fine, in ossequio a delle imposizioni insensate, create da dei delinquenti. Non mi sono certo laureato in Filosofia per ripetere gli errori di chi mi ha preceduto. Vaccino e cicuta li lascio a Cacciari e a li mortacci del pensiero occidentale.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.
NOI NON SIAMO FIGLI DI SOCRATE, MA DELLA DISOBBEDIENZA CIVILE (di Umberto Camillo Iacoviello)
Cacciari è figlio di Socrate, noi no. “I filosofi obbediscono alle leggi, anche quando le ritengono totalmente folli. Socrate insegna”, così parlò Massimo Cacciari. Il suo riferimento è il Critone di Platone, secondo cui le leggi vanno rispettate anche se le consideriamo ingiuste.
Con abnegazione socratica, il filosofo di Venezia – contrario al green pass – ha donato per la terza volta il braccio alla Patria. Stando alle sue parole, sembra averlo fatto più per obbedienza che per convinzione personale. Tralasciamo le questioni sanitarie e concentriamoci sul principio che lo ha condotto per l’ennesima volta all’hub vaccinale.
Seguendo il suo ragionamento, nessuno può permettersi di criticare l’adesione di Martin Heidegger al nazionalsocialismo. Non solo, più in generale, dovremmo smetterla immediatamente di condannare tutti i crimini contro l’umanità che sono stati commessi e che continuano a consumarsi in giro per il mondo. Nel dialogo platonico a cui Cacciari si rifà, è scritto chiaramente che le Leggi dello Stato danno ordini e che a questi ultimi si deve obbedienza e “bisogna sottomettersi più che al padre”. Di conseguenza, nessuno può condannare giuridicamente e moralmente gli uomini che commettono crimini eseguendo gli ordini che vengono dallo Stato. Sono innocenti i soldati russi che fucilavano i contadini in Ucraina, sono innocenti i soldati tedeschi che deportavano gli ebrei nei campi di concentramento, sono innocenti i soldati statunitensi che torturano e ammazzano gli iracheni e così via. Tutti eseguono ordini, dunque tutti sollevati dalla colpa di un ordine e di una legge che non hanno potuto mutare.
Cacciari ammette la possibilità di cambiare le leggi, ma finché non abbiamo la forza per farlo, bisogna piegare il capo. Questo sancisce la morte dell’individuo. Se non vivremo abbastanza per cambiare le regole, ci toccherà sopportare a vita i soprusi dello Stato e delle sue norme che reputiamo ingiuste? La democrazia è il potere della maggioranza di schiacciare la minoranza?
Lo Stato condanna i crimini che esso stesso commette impunemente. Io non posso permettermi di concedere l’accesso alla mia attività commerciale solo agli uomini bianchi eterosessuali, ma lo Stato può impedirmi di vivere se non sono vaccinato (con la stessa scienza che certifica come il siero non prevenga la diffusione del virus).
All’obbedienza socratica meglio preferire la Disobbedienza civile di Henry David Thoreau: “Dovremmo essere uomini prima che sudditi. Non è da augurarsi che l’uomo coltivi il rispetto per le leggi ma piuttosto che rispetti ciò che è giusto. Il solo obbligo che io ho il diritto di arrogarmi è di fare sempre ciò che credo giusto” e ancora “La legge non riuscì mai a rendere gli uomini più giusti neppure di tanto; anzi, proprio per il rispetto che portano alla legge, persino uomini di buoni principi si trasformano, quotidianamente, in agenti di ingiustizia”
Cacciari è figlio di Socrate, noi della disobbedienza alla stupidità.
Umberto Camillo Iacoviello
Chi nasce conformista… difficilmente resiste a lungo disallineato… troppo forte vento in faccia… insopportabile per chi no è avvezzo…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/
Ma infatti l’unica idea attribuita a Socrate con la quale non sono mai stato d’accordo, neanche mettendoci buona volontà e cercando di contestualizzare il tutto, è proprio quella riportata da Cacciari a difesa della campagna vaccinale.
La legge va sempre rispettata.
Ma anche no, caro Socrate. Gandhi diceva che alle leggi ingiuste bisogna opporsi attraverso la disobbedienza, ed io sinceramente mi sento molto più in sintonia con lui. Per il resto il tuo pensiero lo trovo illuminante.
Diversamente come possiamo anche solo sperare che le leggi ingiuste vengano abrogate, se ci ostiniamo a rispettarle?