“DON’T LOOK UP” È LA RAPPRESENTAZIONE DI QUANTO SIETE SCEMI (di Davide Cavaliere)
Non amando le produzioni Netflix, per puro caso, ho visto il nuovo film di Adam McKay, Dont’t Look Up, la storia dai risvolti comici di una coppia di astronomi che si accorge dell’esistenza di una cometa in rotta di collisione con il nostro pianeta. Ho avuto l’impressione che non si trattasse di un film sulla pandemia o sui cambiamenti climatici, ma piuttosto sulla vacuità del nostro tempo.
I due scienziati, infatti, tentano di mettere in allarme la popolazione, ma rimangono incastrati tra le necessità della politica, incarnate dalla presidente Janie Orlean, donna superficiale e irritante; quelle dell’informazione, ben rappresentate da una patinata coppia di conduttori televisivi, e dell’economia, personificate dal miliardario Peter Isherwell, abulico re dei telefonini.
Il personaggio di Isherwell è ispirato ai ricchissimi visionari e santoni delle nuove tecnologie, da Steve Jobs a Elon Musk. Come i padroni della Rete, sa tutto di noi, compreso il modo in cui moriremo. Crede ciecamente nei dati, capisce fin da subito il pericolo in corso, ma non rinuncia a trasformarlo in un’occasione di profitto, promettendo a tutti una nuova età dell’oro.
Al centro del film ci sono i social media, vero e proprio quinto potere, che ha realizzato un impero del futile e del carino, nel quale tutto dev’essere divertente e conviviale, semplice e benevolo. Impietoso è il ritratto dei giornalisti, interessati solo ai «click» e alle interazioni social. Su tutto domina il porno soft, gli scandali sessuali, i pettegolezzi da rotocalco, la vita sentimentale delle star.
Il film si fa beffe degli scienziati «qualificati», della loro smania di visibilità e, al tempo stesso, dei complottisti e degli indefessi negatori della realtà. Nei tempi tribali che ci tocca vivere, ben delineati nella pellicola, la verità non interessa a nessuno, contano solo gli schieramenti antagonisti, tutti con i loro culti, motti, hooligans e capetti vari.
Eppure, non si sa bene quanto volontariamente, il film stesso è espressione del conformismo e delle baracconate del presente. Kate Dibiasky, la scopritrice della cometa, interpretata da Jennifer Lawrence, con anellino al naso, frangetta rossa e spinello perenne è la materializzazione della giovane donna «emancipata» del nostro tempo. Il film, in ossequio al politicamente corretto, abbonda di interpreti neri o arabi.
La parodia della società dello Spettacolo non convince fino in fondo. È troppo stucchevole. Odora di moralismo. Il fatto che molti vi abbiano trovato qualcosa di edificante testimonia quanto siano banali questi anni, con la loro tendenza a vedere del bene ovunque.
Davide Cavaliere
L’AUTORE
DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais e Franco Marino, del giornale online “Il Detonatore”.