COSA HO DOVUTO SUBIRE PER SCOPRIRE CHE “FORSE” NON HO IL CANCRO – TUTTO CIÒ NON È NORMALE (di Matteo Fais)
Ve la faccio breve, anche se mi sono cagato sotto per giorni – e tutt’ora non va molto meglio. Ho una brutta escrescenza sull’interno della guancia sinistra. Sospetta leucoplachia, mi dice il medico di base. “Vai a farti vedere, ma non dovrebbe essere niente”. Mi fido e non mi fido. Comunque, prenoto subito la visita.
Ma, non perdiamoci. Innanzitutto, per vedere il mio medico, a momenti, ho dovuto minacciarlo, perché tendenzialmente, data la questione covid, preferisce non ricevere. Una sega, mi sono detto io, e, come uno stalker, ho preso posizione all’esterno del suo studio. “Ma è già qui fuori? Qual è il suo problema?”. “Dottore, in nome del cielo, sta roba che ho in bocca la deve vedere lei. Se fossi medico, la diagnosi me la farei autonomamente e non sarei qui a pregarla”.
Niente, lo convinco e mi lascia entrare. Mi tiene venti minuti in attesa nella sala vuota, perché dice di avere dei pazienti… Sì, che lo attendono al telefono. Quanta pazienza! Per fortuna, non mi domanda del vaccino. Mi conosce così poco che, evidentemente, crede io sia ligio come tutti i coglionazzi.
Mi vuole mandare in chirurgia, perché così, nel caso, si può fare anche una biopsia – volgarmente, analizzare il tessuto alla ricerca del tumore. Per fortuna, ho molto self-control e non mi piscio nei pantaloni, di fronte a lui, alla sola idea.
Prendo appuntamento per la visita in una struttura convenzionata – lui stesso mi indica dove andare perché “nel pubblico…”, dice, e fa spallucce, come a farmi capire che altrimenti farei prima a morire. Comunque, mi rimandano anche lì a due settimane. Pensa se ci fosse realmente il rischio! Ho quarant’anni. Diversamente da un vecchio, le mie cellule si riproducono a un ritmo da catena di montaggio e, più queste vanno veloci, più probabilità ci sono che uno ci resti fottuto in un tempo recond – per spiegarla in soldoni.
Avantieri, finalmente vengo ricevuto. Il tipo mi rincuora. “Non stai morendo, tranquillo, altrimenti saresti gonfio qui e qui. No, proprio il cancro mi sento di escluderlo. È solo un’infezione”. “Grazie, Dottore, adesso, posso pure morire di un qualunque altro male che va bene”. Lui sorride. “Non mi sembri uno che ci tiene a morire sano”. “Spero di lasciare ai vermi il pasto più indigesto possibile, condito con angoscia e orrore”. Ho appena ripreso a respirare dopo giorni e, a momenti, mi sento di dirgli che ho fede nella scienza, ma poi mi ricordo che si tratterebbe di una colossale stronzata.
“Oh, tranquillo, davvero. Suppongo semplicemente ci sia un dente del giudizio, o un calcolo, qua sotto. Fammi una radiografia delle arcate dentali per ricercare eventuali foci”. Scrive proprio così e io scopro che i “foci” sono delle infezioni – beata ignoranza, non sapevo niente di queste espressioni da tecnici del settore. A ogni buon conto, lui, pur indossando la mascherina come tutti, sembra l’unico sano di mente. Addirittura, in modo quasi confidenziale e decisamente amichevole, quando sono entrato, mi ha chiesto come stessi.
Il nostro eroe, comunque, mi manda subito a fare la pulizia dei denti: “Hai più tartaro e batteri che denti, ragazzo mio, e questa roba può solo esacerbare un’eventuale infezione”. Tutto è fissato per il giorno dopo. Mi riceve un’infermiera con camice, cuffia in testa, mascherina, e visiera di protezione facciale. Sarà anche che è una questione di igiene, ma a me pare un robot. Non ha espressione, non vedo i lineamenti. Insomma, tutte queste misure anti covid mi hanno vagamente preso alle palle.
Frattanto, prenoto la radiografia alle arcate dentarie in un noto studio radiologico qui in città. Mio padre mi comunica che lì è dove, anni addietro, trovarono il tumore a mia madre. “Ok, tu vacci, perché di studi non ne conosciamo altri ma, prima di entrare, toccati i coglioni con la mano sinistra”. Mi sembra più che ragionevole. Certo, non lo sono altrettanto quelli dello studio. La segreteria è chiusa, o almeno così asserisce perentoriamente una voce registrata al sottoscritto. Mi dicono di scrivere loro su WhatsApp. Lo faccio e la seduta me la fissano anche in fretta, per il 20. In compenso, leggete come mi mandano, dopo avermi detto data e ora: “Deve venire puntuale NON PRIMA DELL’ORARIO, con la mascherina CHIRURGICA TRIPLOSTRATO. Non sono ammesse in struttura le mascherine di stoffa. Non sono ammessi in struttura gli accompagnatori TRANNE che per MINORENNI o persone NON AUTOSUFFICIENTI. Deve suonare il campanello ‘radiologia ecografia’ in piazza… e attendere sul marciapiede che le rispondano dal citofono”. Madonna, che ansia! Non questo, non quello, non quell’altro, stia lì, non tocchi là. Aiuto! Ma potrò almeno respirare? Mi manca già il fiato.
In tutto ciò, a me il timore resta, anche se il medico l’ha escluso categoricamente. Mi ricordo quanti sostenevano, sempre “categoricamente”, due anni fa, che questo virus cinese non sarebbe mai arrivato da noi – in un mondo globalizzato, solo i virus sono “legati al territorio”? –, che si trattava di una semplice influenza. Oggi, sono gli stessi che, se hai un pugnale nel fianco, per prima cosa ti domandano se sei vaccinato.
Comunque, niente, tutta sta trafila, mi ha fatto venire voglia di morire. No, magari non per un tumore alla bocca, non intubato, radiografato, igienizzato, mascherinato, greenpassato. Preferirei che Dio mi desse un segnale, tipo comparire qui davanti a me e chiedermi “Che faccio, spengo la luce?”. “Grazie, caro, fammi il favore, occupatene tu. Ma, già che ci sei, prima, versa da bere per me e per te che mi racconti come hai potuto farli tutti così rincoglioniti”.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.