LA SINISTRA DEL PRECARIATO SE LA PRENDE PER LO SPOT DEL PARMIGIANO REGGIANO (di Matteo Fais)
Essere di Sinistra, oggi come oggi, è un po’ come portare la propria moglie in un locale per scambisti e incazzarsi perché si intrattiene a scopare con degli sconosciuti. Sì, si tratta palesemente di un disordine cognitivo incurabile.
Lì dove sorge il sol dell’avvenire progressista, europeista, globalista e no border, il precariato non è mai stato mal visto – si pensi a Biagi e Treu –, ma anzi incoraggiato con un passo indietro e due avanti, in un gioco a presa per il culo di avvicinamento e smarcamento. Ma la Nuova Sinistra è così: non le interessa mutare in meglio la realtà, ma usare le parole giuste per non farla sembrare troppo fosca, sovrapporre a ciò che è fattuale una narrazione edulcorante. È un po’ come quando lotta per ciò che si chiama abilismo, cioè più o meno il rispetto per i portatori di handicap, affinché non li si chiami “storpi” per strada, mentre sottobanco taglia loro l’assistenza.
Perciò, ovviamente, la rete si è scatenata contro lo spot del Parmigiano Reggiano per il suo personaggio un poco pirlacchione – Renatino – che lavora tutto il giorno, tutti i giorni, non ha mai visto il mare né Parigi, ma è felice. Beh, tutto sommato, non sembra un ritratto tanto fantasioso di ciò che sta là fuori. Di schiavi come Renatino è piena l’Italia e molti – spiace, ma bisogna riconoscerlo – sono davvero felici di essere dei servi della gleba.
La Sinistra, per tutti questi poveracci, non ha mai fatto un beato cazzo, paro paro a Berlusconi e company, ma non si capisce perché si fregi di essere la santa protettrice di ogni povero disgraziato con contratto a tempo determinato. Il tragico è che la gente le crede. Tanti imbecilli come Renatino la prendono nel bocciolo anche grazie a loro, poi scendono in piazza con la CGIL e la bandiera del PD.
In compenso, adesso, tutti gli intellettuali sinistri si stracciano le vesti perché, santo cielo, si rappresenta un lavoratore che fatica praticamente h24. Lo spot andrà modificato, ma il precariato e lo sfruttamento resteranno. Naturalmente, nessuno si domanderà perché non vengano assunti gli insegnanti, lavorativamente instabili da decenni, grazie a cui le scuole possono ancora restare aperte, o perché nessuno faccia realmente qualcosa per fermare il caporalato dei braccianti nel Sud Italia. Basta cambiare un po’ del girato – o, nel caso, rigirarlo – e la dura realtà scompare da sotto i nostri occhi. Sembra veramente la storia di quel ginecologo che si chiavava le pazienti, ma diceva loro di farlo per curarle.
La Sinistra ha capito perfettamente che noi non viviamo nella realtà, ma nella sua narrazione. La nostra esistenza è una piattaforma Netflix o Amazon Prime Video. L’unica cosa importante è non raccontare le cose in modo da destare sospetti. Così gli intellettuali, che campano grazie alle sovvenzioni del Partito, grazie a un losco giro di finanziamenti pubblici a festival vari ed eventi, sono nel PD, ma fanno finta di essere contro il precariato, a favore del povero Renatino. Minchia, che presa per il culo!
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.
Torrenti… rapide… cascate di ipocrisia!…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/
Lo spot originale era compatibile con l’agenda 2030: viaggiare non è ecologicamente sostenibile e va piano piano installata l’idea che è giusto rinunciare ai viaggi di piacere.