LA MISERIA DELLA FILOSOFIA DI MAURIZIO FERRARIS NELLO SPIEGARE LA PANDEMIA (di Matteo Fais)
Certo, hanno buon gioco i suoi beffardi detrattori nel sostenere che “la filosofia è quella cosa con la quale e senza la quale tutto rimane tale e quale”. Oggi, se possibile, le cose vanno anche peggio, perché molta della filosofia in circolazione, addirittura, peggiora il mondo anche se si limita a interpretarlo, per fare il verso a Marx, e non parliamo di quando si arrischia a cercare di cambiarlo.
Un tempo, come insegna Hegel, quanto meno la filosofia se la prendeva comoda, o aveva la scusa, come la nottola di Minerva, di cominciare “il suo volo sul far del crepuscolo”, una volta che la giornata è bella che fatta.
Ma, attualmente, i suoi rappresentanti hanno i social, come un Fedez qualsiasi e parlano con la stessa profondità. Magari, invece di uno stato su Facebook, si avvalgono di un instant book – un testo di occasione che sta alla vera riflessione come la foto di un book influencer a una seria recensione. Basti considerare il caso di Maurizio Ferraris con il suo Post-Coronial Studies (Einaudi), un libro, manco a dirlo, che pensa il futuro a partire dalla pandemia.
Partito dalla postmodernissima idea che la verità è un prodotto del Potere – sto semplificando per capirci, il Prof non me ne voglia -, al momento, il nostro pensatore ha decisamente virato dai sentieri interrotti a quelli frequentati dai radical chic. Praticamente: affermo che il virus esiste; esiste perché lo dice la sciiiieeennzza che solo voi complottisti pensate sia legata al Potere; ma, anche se non esistesse, esisterebbe perché la cosa è comunicabile a mezzo di “La Repubblica”.
Scherzi a parte, il volumetto di Ferraris è un testo di primitiva ingenuità, inconcepibile non solo per un ordinario di una delle maggiori università italiane, ma pure per un precario, insegnante di Educazione Fisica.
Il grande avversario, il genio maligno da sbertucciare è ovviamente il complottista. “Perché la sindrome del sospetto è cosí seducente? Leibniz ha enunciato un principio fondamentale: nulla è senza ragione. L’atteggiamento piú saggio sarebbe concludere che in tutti i casi ciò che avviene ha un perché, ma che in pochissimi casi riusciamo a individuare il perché giusto. Però ovviamente lo spirito umano trova frustrante questa rassegnazione e sviluppa spiegazioni alternative”. Ma leggiamo ancora: “il complottismo è una fortezza in cui è facilissimo entrare ma difficilissimo uscire, perché se ne infischia delle evidenze, ossia è un giudizio sintetico a priori. Se qualcuno vuole credere in un oracolo, nessuno glielo può impedire. Se uno sostiene che la causa di tutte le sue disgrazie è un marziano o Manitú, è futile obiettargli che probabilmente né i marziani né Manitú esistono, e che se esistessero avrebbero con ogni probabilità di meglio da fare che infelicitarlo. Il complottista opporrebbe che questo è tipicamente il discorso di coloro che ordiscono complotti per conto dei marziani o di Manitú, e trasformerebbe la confutazione in una conferma”.
Cosa obiettare al Professorone? Beh, è proprio vero che chi sa fa – per esempio, governa – e chi non sa insegna – certamente, all’università. Non so voi, ma io alla sua conoscenza preferisco la saggezza del diabolico Andreotti: “a pensar male si fa peccato, ma non si sbaglia quasi mai”. Fuor di metafora, non è caricaturizzandolo che si sconfigge l’eterno dubbioso. Anche perché, motivi di sconcerto ve ne sono tanti, come ci sono più stelle in cielo di quante ne sogni tutta la sua filosofia. Siamo d’accordo sul non credere nei rettiliani, nella Terra piatta, nei feti abortiti frullati nei vaccini e via delirando, ma davvero ci si può fidare a cuor leggero di queste case farmaceutiche, date tutte le denunce che hanno sul groppone? Sul serio si può pensare che i nostri governanti, grazie ai quali ci vogliono sei mesi per una TAC, in caso di sospetto cancro, non pensino che alla nostra buona salute? Suvvia, Prof., ma mi faccia il piacere!
I temi sul tavolo sono tanti e sarebbe impossibile esaurire una supercazzola così densa in poche battute. La Biopolitica, la tecnica… C’è tanta roba e le cazzate proferite sono in numero infinito.
Ma, essendo questo un libro sul futuro a partire dalla pandemia, cerchiamo almeno di capire che idea ha dell’avvenire il Professore più telegenico e, a questo punto, cartaigienico d’Italia. Lui è contro il pessimismo perché questo “costituisce un atteggiamento alla portata di tutti, e che soprattutto esenta il pessimista dal lottare per sé e per l’umanità in nome di un mondo migliore”. Quindi cosa propone? “La rivoluzione in corso, invece, permette di trasformare il consumo in valore non solo politico ma economico, ponendo le basi per una tassazione capace di far fiorire l’umanità come umanità, sostenendola nei suoi bisogni e sviluppandola nella educazione e nella invenzione”. In che senso, Prof., scusi? “Ridistribuire il plusvalore generato dall’asimmetria attraverso una tassazione a livello europeo che generi un webfare, un welfare digitale per far fronte in modo progressista ai problemi generati dall’automazione e dalla sua accelerazione in tempi di pandemia”. Ah, ecco! Secondo lui, certi lavori caduti in disuso a causa dell’automazione non sono più da ricercare, ma siccome c’è la rete e noi navigandola produciamo contenuti che generano soldi per le varie piattaforme, da Google ad Amazon, queste dovrebbero essere tassate per garantire la nostra sussistenza di disoccupati, così da smetterla di essere lavoratori alienati e dedicarci al solo lavoro degno, quello “dello spirito”.
Sì, bello! Poi “sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno/ Ogni Cristo scenderà dalla croce/ Anche gli uccelli faranno ritorno/ Ci sarà da mangiare e luce tutto l’anno/ Anche i muti potranno parlare/ Mentre i sordi già lo fanno”.
È proprio vero che sognare non costa niente. Si può addirittura pensare di far pagare le tasse alle multinazionali – magari in Italia. Ma cosa aspettarsi, del resto, da chi ritiene che “pensare che vietare gli assembramenti significhi vietare la politica è confondere il presente con un passato ormai lontano di comizi, sfilate, barricate. Queste si capiscono a Hong Kong, dove il web è controllato dallo Stato, e oltretutto la posta in gioco è piú seria della libertà dalla mascherina […] Ma sono del tutto incomprensibili in Europa, dove la politica ormai da decenni si fa in televisione e, ora, sul web”. Il web libero? Dai, lasciamo perdere.
Qui siamo alla metafisica, o ai deliri di un visionario spiegati con l’alcol puro. Certo, questo testo era evitabile ed è da evitare. Per fortuna, non è uscito quando mi iscrissi io in Filosofia, altrimenti, se l’avessi letto a suo tempo, avrei ben pensato di fare altro, tipo il muratore.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.
La filosofia dei nuovi schiavi perloppiu buoni anche dentro
Se esimio professore anziché di filosofia lo fosse di storia… forse in proposito potrebbe avere idee più chiare e si risparmierebbe solita trita intemerata contro paranoici gomblottisti… da po’ di tempo padri chissà perché di tutti mali di pianeta. Tutti ma proprio tutti fatti rilevanti e decisivi di Storia sono avvenuti con minima partecipazione attiva di casualità… sono bensì sempre stati accuratamente concepiti preparati ed attuati in ossequio ad opportune pianificazioni… o complotti se più vi piace!… chiaro?…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/