Il Detonatore

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CON ÉRIC ZEMMOUR LA FRANCIA PUÒ ANCORA SALVARSI (di Davide Cavaliere)

Le prossime elezioni presidenziali francesi si svolgeranno ad aprile e i mass media internazionali sono già allarmati dal fatto che il vincitore potrebbe essere un uomo di nome Éric Zemmour.

Nato da una famiglia di francesi ebrei dell’Algeria, Zemmour ha fatto carriera come giornalista e autore di biografie, saggi storici e romanzi. La sua notorietà cresce a metà degli anni Duemila con la partecipazione ai programmi Ça se dispute su I-Télé e On n’est pas couché su France 2.

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Il suo discorso politico s’inscrive nella tradizione bonapartista e gollista, che vede nel presidente l’incarnazione della nazione francese, qualificandosi come nazionalista, conservatore, protezionista, contrario al liberalismo sia sul piano economico sia su quello etico.

La britannica BBC, nel panico, avverte i suoi ascoltatori che Zemmour afferma «che la Francia è stata “sommersa dai migranti” e che i media francesi sono una macchina di propaganda che odia la Francia». Il successo del giornalista è stato determinato soprattutto dalle sue invettive contro l’immigrazione e l’islamizzazione della Francia. Nel suo pamphlet Le premier sexe, definito da Le Monde come «il più provocatorio bestseller dell’anno», ha messo in relazione la svirilizzazione del maschio europeo con l’invasione musulmana del vecchio continente, scrive infatti: «rinunciare ad assimilare gli immigrati e i loro figli vuol dire rinunciare a imporre loro — virilmente — la nostra cultura».

Non sbaglia, dunque, il Financial Times, quando lo definisce come un «polemista anti-immigrazione», ma compie un clamoroso errore quando lo squalifica come mero «provocatore». Zemmour, nei suoi libri e nei suoi dibattiti, non solo dimostra di possedere una vasta cultura umanistica, ma sostiene le sue tesi con dati ufficiali delle istituzioni francesi e argomenti filosofici per nulla scalfibili. Non a caso, la rivista Valeurs actuelles si chiedeva: «Zemmour ha mai perso un dibattito?».

Il Guardian ha scritto che il polemista francese «afferma che gli stranieri hanno preso il controllo di interi quartieri in Francia». Come se le banlieue non fossero zone franche sotto il giogo della criminalità e dell’Islam.

Il nuovo libro di Zemmour, La France n’a pas dit son dernier mot (La Francia non ha ancora detto la sua ultima parola), è una raccolta di articoli pubblicati tra il 2006 e il 2020. La prima cosa che colpisce il lettore quando si immerge nei suoi libri è la qualità della sua prosa e la forza dei suoi ragionamenti, che lo hanno costretto a vivere sotto scorta. Un giorno, mentre stava tornando a casa a Parigi con la spesa, uno di quei «meravigliosi» rappresentanti della Francia musulmana, lo ha insultato violentemente e gli ha sputato addosso.

Dopo il rogo della cattedrale di Notre Dame, Zemmour, quasi in lacrime, ha affermato che «la Francia sta riscoprendo di essere un paese cristiano» e «che è lei il paese della bellezza». E ancora: «la Francia è una donna» e «la demolizione dell’identità francese è iniziata con il saccheggio della sua bellezza», quindi bisogna «difendere e salvaguardare le tracce della bellezza francese è difendere e salvaguardare l’identità francese».

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Zemmour è un patriota romantico che vede il suo impegno politico come un atto cavalleresco. Sotto alcuni aspetti ricorda il patriota olandese Theo van Gogh, scrittore, regista e narratore ucciso da un musulmano, diciassette anni fa, in un’affollata strada di Amsterdam. Come quest’ultimo, anche lo scrittore francese è un uomo dalle molte facce: un guerriero politico, un poeta, un polemista irriverente e un intellettuale coltissimo.

Zemmour è innamorato in modo commovente della sua terra, della sua storia e cultura. È orgoglioso del ruolo che la Francia ha avuto nel far avanzare la civiltà e la libertà umana. Sente il dovere, ormai considerato antiquato, di difendere il passato e il futuro della sua patria. Forse, lo tormenta il dubbio che sia troppo tardi per salvare la sua nazione, ma meglio perire in Gloire che in déshonneur.

Davide Cavaliere 

L’AUTORE

DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais, del giornale online “Il Detonatore”. 

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