MANUALE DEL PERFETTO DISTURBATORE URBANO (di Matteo Fais)
È un po’ come con i bulli: opporsi in modo forte non è mai bello, ma sempre necessario. Se qualcuno ti provoca, non puoi e non devi sopportare all’infinito, altrimenti ti metteranno sotto a vita. Reagire è un imperativo morale.
Così bisogna fare anche contro la follia ipocondriaca dei pro-vax, questi disagiati che infestano il web e le strade – anche deserte – indossando mascherine – anche due per volta – e che cercano in ogni modo di imporre agli altri la loro scelta vaccinista.
Purtroppo, per quel che riguarda i social, si può fare poco o niente. Bisognerebbe mollare il dannato Facebook, ma ci si andrebbe a chiudere in delle riserve come VK, quando il punto è attaccare loro e non scambiarci pacche sulle spalle tra di noi.
Tanto più che c’è oramai una certezza: chiunque scriva un commento di stampo no-vax o no-mask sotto un articolo o un post, per esempio di Mentana, viene sistematicamente censurato dall’algoritmo. Mentre loro inneggiano alla linea dura e alla violenza contro di noi, dal canto nostro non possiamo rispondere neppure con un “vai al diavolo” che ci prendiamo 3 giorni di ban. È chiaro, dunque, che tale via non è da seguire e bisogna passare a quella più rischiosa, per così dire, in presenza. Anche se, parallelamente, resta la possibilità di creare spazi, come appunto “Il Detonatore”, in cui esprimere liberamente le proprie idee, possibilmente con titoli non troppo incendiari, per aggirare la censura – che non colpirà mai gli articoli come i post, salvo, come si diceva, lanci troppo forti.
Per prima cosa è necessario prendere atto, una volta per tutte, che noi da questa situazione pandemica non ne usciremo mai. Mascherine, vaccini e gel igienizzanti sono un business e vanno via come il pane. Ergo, chiaramente, ci sono troppi interessi economici in ballo affinché gli Stati si decidano a dichiarare il “liberi tutti”, avessero vaccinato anche il 100 per cento delle pietre e delle sedie in circolazione.
La pandemia andrà avanti a oltranza, perché a questo Potere serve una situazione emergenziale per giustificare la sua presenza. A questo punto, date anche le minacce del “verremo a prendervi” e il ben più realistico “lockdown per i non vaccinati”, va da sé che bisogna accettare di passare alla lotta dura senza paura – questa volta per davvero. Qui non esistono alternative: o vinciamo, o soccombiamo. È ragionevole pensare che, siccome dovremo comunque continuare a tenere la museruola e stare sottomessi, combattere per ciò in cui crediamo, per quanti danni possa provocare a livello individuale, sia la più dignitosa delle risoluzioni possibili.
Dunque, “che fare?”, tanto per riproporre l’annosa domanda di leniniana memoria. Disturbare, ecco la via. Innanzitutto, è necessario continuare con le manifestazioni. Mai disertare, mai cedere all’astenia, allo scoramento e alla pigrizia. Esserci sempre, anche sotto la pioggia. La libertà va sudata, se necessario, e le manifestazioni sono la miglior possibilità che abbiamo di farci notare dalla collettività. A qualcuno, prima o poi, verrà il dubbio che noi non si possa essere tutti dei matti scalmanati.
La seconda cosa, dato il pericolo lockdown per i non vaccinati e la stronzaggine di certa gentaglia, come la farmacista che rifiuta di fare i tamponi ai no-vax, o i gestori di grandi catene di supermarket che propongono il licenziamento per chi non ha l’infame pass, è passare ad azioni mirate di protesta e disturbo. Proprio nel fine settimana, a quanto riferisce per esempio “Il Fatto Quotidiano”, alcuni audaci – una ventina circa – avrebbero fatto irruzione in un centro commerciale, a Bologna, rifiutandosi di indossare lo straccetto sanitario. Bene, ma non benissimo. Come diceva Ulrike Marie Meinhof, la famosa giornalista terrorista tedesca, “Se uno lancia un sasso, il fatto costituisce reato. Se vengono lanciati mille sassi, diventa un’azione politica. Se si dà fuoco a una macchina, il fatto costituisce reato. Se invece si bruciano centinaia di macchine, diventa un’azione politica”. La morale della favola è molto semplice: il numero fa la forza. Infatti, è inutile assumere atteggiamenti kamikaze e immolarsi da soli – sarebbe un suicidio. Per certe azioni dimostrative è necessario essere almeno in 50, possibilmente in 100, in modo anche da poter fare muro in caso di contrattacco. Tutti per uno e uno per tutti, però, una volta dentro – ricordate questo principio.
Sarebbe una buona idea anche appostarsi fuori dai servizi che si sa essere più ligi alle norme in vigore, per protestare a suon di slogan e urla. Spiace doverlo fare, ma in guerra non esistono vittime innocenti: o stai con noi, o sei contro di noi. I neutralisti sono porci.
I manifestanti dovrebbero cominciare a considerare anche queste azioni più estreme. “Qui chi non terrorizza si ammala di terrore”, cantava De André nei lontani anni ’70. Conviene non essere tra i terrorizzati. Devono vedere che alle minacce rispondiamo a tono. Per carità, nessuna pistola o strumento contundente, sia chiaro, ma boicottaggio e azioni dimostrative potrebbero essere necessarie, se svolte da un certo numero. Bisogna organizzarsi e fare presto.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.
Se qualcuno aveva nostalgia di tupamaros e voleva creare nuovi guerriglieri… beh riteniamo ci stiano riuscendo… quindi avranno guerriglia che meritano…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/