I PROGRESSISTI LO CHIAMANO “BENALTRISMO”, MA SI TRATTA SOLO DI RAZIONALITÀ (di Matteo Fais)
È il loro argomento preferito per sminuire la posizione antagonista: il DDL Zan non è in contrasto con alcuna norma a favore del lavoro e dei lavoratori, dunque supportarlo non vuol dire opporsi ad altre misure, al contempo, necessarie. I progressisti battono molto ultimamente su questo punto, per dare a noi avversari della legge contro l’omotransfobia dei benaltristi, cioè attribuirci la posizione di chi elude un problema dicendo che ve ne sono altri molto più gravi.
La questione così posta è palesemente una trappola logica, questo bisogna capirlo subito. Chiaramente, il DDL Zan non è in contrasto con la questione del lavoro. Non ci vuole una laurea in Legge per arrivarci. Bisogna essere, invece, quel tantinello più svegli per afferrare che noi non abbiamo mai parlato di contrasto tra istanze, bensì di priorità di alcune di queste sulle altre, per quanto loro cerchino in tutti i modi di sorvolare su questa parte della nostra argomentazione.
Mettiamola giù in modo molto semplice e senza tecnicismi. Nella vita, a seconda delle contingenze, bisogna stabilire cosa sia più importante e cosa meno. Sicuramente, è sempre bello avere in casa un’edizione rilegata della Recherche proustiana – magari, a qualcuno tra coloro che condividono la nostra abitazione potrebbe venire la brillante idea di farsi una cultura. Su questo non c’è niente da obiettare. Cionondimeno, se la famiglia che decide di spendere 200 euro nella pregiata edizione rilegata non riesce a pagare le bollette e si ritrova a non sapere se da qui a tre giorni avrà da mangiare, è evidente che un simile acquisto risulta una follia insensata. Ci sono bisogni che hanno la precedenza. Infatti, provate a vedere quanti, in un palazzo di case popolari hanno letto l’autore francese. Con lo stomaco vuoto è difficile concentrarsi sulla pagina e apprendere della famosa madeleine proustiana non vi farà riflettere sul ricordo e la memoria, ma acuirà solo la vostra fame.
L’Italia si trova in una situazione tristemente molto simile a quella della famiglia descritta. Da mesi si parla della gente in fila fuori dagli enti di assistenza, ci sono rincari delle bollette in vista. Ma, sul serio, la Sinistra non ha niente di meglio a cui pensare che a garantire presunti diritti – vorrei poi sapere quali – alla comunità LGBT? È ridicolo, davvero. Nella situazione in cui versiamo, ogni attenzione parlamentare dovrebbe essere rivolta a faccende ben più cogenti. Tanto, chiariamo il punto, è inutile che ai gay sia dato sulla carta il diritto – o l’abominio – di comprarsi un bambino con l’utero in affitto. Un omosessuale della periferia romana, milanese, torinese o cagliaritana non avrà comunque i soldi per farlo.
Tra parentesi, hanno anche cercato di coinvolgere il fronte dei diversamente abili nella loro battaglia, per guadagnare più credito, ma, anche in questo caso, la loro posizione è facilmente decostruibile, facendone emergere l’assurdità. Dicono di voler punire chi insulta una persona che si trova in tale situazione – come se noi volessimo premiarla –, ma se ne guardano bene dallo stanziare maggiori fondi in loro aiuto. Insomma, il Signor Gino vedrà spedire in galera chi lo dovesse chiamare “storpio del cazzo”, ma non avrà un euro in più di supporto per condurre una vita che appaia, per quanto possibile, leggermente meno difficile di quella che è abituato ad affrontare quotidianamente e non certo per colpa di qualche incivile. Sai che passo avanti.
Il DDL Zan, invero, è la classica macchinazione ordita dai progressisti per concedere falsi diritti a costo zero ed evitare di affrontare le criticità economiche del momento. Bisogna agire in ogni modo per impedire a questa gentaglia di continuare a gettare fumo negli occhi degli italiani e passare per difensori dei più deboli. Non dimenticate mai che loro parlano di assenza di contrasto tra le proprie istanze e quelle per il lavoro, ma stranamente si occupano sempre delle prime e mai di queste ultime – questo è un dato.
Noi non siamo benaltristi, semplicemente, se sperate di prenderci per il culo, è meglio che vi tiriate a casino.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.