L’INFLUENCER E LA BARA DEL PADRE, OVVERO COME IL SISTEMA CONTROLLA LA TUA RABBIA (di Matteo Fais)
Lo scandalo è una sacrosanta reazione di ogni comunità. Qualsiasi cosa che neghi l’antropologia interna da essa stabilita va soggetta allo stigma sociale. Non c’è niente di strano. La comunità si fonda su una visione comune, dei valori condivisi. Chi non li rispetta è fuori, anche perché nel trasgredire la norma il ribelle nega il valore di quell’unione.
La moglie che fa pubblica professione dei suoi costumi libertini riceve la disapprovazione generale perché si ritiene che la sua fedeltà sia ciò che cementifica la cellula sociale fondamentale, la famiglia. Colui che non rispetta i morti va incontro a una sorte simile, essendo la morte del singolo, con tutto il rituale che l’accompagna, uno dei momenti in cui la comunità, stringendosi intorno ai parenti del defunto, riafferma sé stessa e gli altri come parte di un tutto.
Naturalmente, sono tanti i valori e le norme che vigono all’interno di ogni contesto sociale, ognuno con la sua importanza, in una ideale scala gerarchica, che determina poi la perdonabilità o meno della trasgressione.
Oggi giorno, all’interno di una logica comunitaria, qui da noi, i punti morali fondamentali che vanno disattesi sono in numero esorbitante. Famiglie senza casa, altre che non hanno da mangiare, giovani inattivi costretti a lasciar spazio a gente in età condannata a un’operosità senza fine. Il Sistema lo sa bene che le condizioni da lui generate sono sbagliate, per questo fa di tutto per celarle, minimizzarle e traghettare l’indignazione il più possibile lontano da sé.
Per far ciò, in prima istanza, esso usa ogni accorgimento per nascondere il suo volto. Durante il Fascismo, per intenderci, tutti sapevano con chi prendersela se qualcosa andava male, anche perché Mussolini aveva fatto di tutto per avocare su di sé ogni potere e responsabilità – ricorderete il famoso discorso del 3 gennaio 1925: “Io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto […] Se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere!”.
Oggi come oggi, chi sarebbe – mi si consenta – tanto ingenuo, o forse onesto?! Voi sapete, concretamente, chi permetterà l’aumento dei costi in bolletta preannunciato per questo inverno? Avete idea del perché ci sia una particolare tassa che grava su questa o quell’altra attività? E perché nella vostra città la spazzatura marcisce agli angoli delle strade, tra effluvi nauseabondi? La colpa ultima è del Sindaco, o della ditta spesso esterna che gestisce la nettezza urbana? E se non vi viene concessa una casa popolare, malgrado il basso o inesistente reddito, chi è il responsabile dell’ingiustizia: l’impiegato comunale, il Sindaco o un ente? Non è dato saperlo. Il Potere odierno si nasconde e agisce silentemente distribuendo disagio invece che pane.
Ma al netto di ciò, il grande accorgimento del Sistema consiste nel deviare la vostra rabbia, per i tanti aspetti negativi che ci troviamo a vivere, verso questioni marginali, indignazioni minime che lasciano il tempo che trovano. Vedasi, ad esempio, il caso di questa influencer, tale Jayne Rivera, che si è scattata un paio di foto in bella posa di fronte alla bara del padre, come se stesse reclamizzando un rossetto qualsiasi o un profumo. La notizia è stata artatamente diffusa in ogni dove e il web è esploso.
Se ci pensate, la trovata è diabolicamente geniale – quasi da ammirare. Mentre ci sono famiglie che dormono in macchina o stanno in fila di fronte alla Caritas, e i giovani e meno giovani disoccupati gironzolano depressi per le vie della città, la massa esplode per un gesto insignificante, mortalmente stupido, ma in fondo non degno di attenzione.
Tutto ciò è palesemente indotto. Chi ci controlla sfrutta questi casi per concedere il libero sfogo della nostra collera, generata dalla società intorno a noi, e renderla fondamentalmente sterile. Voi vi incazzate con Jayne Rivera, ma tollerate che quattro persone stanzino in un utilitaria, costrette a fare i loro bisogni all’aperto e a cucinare su un fornello da campo. Riuscite a comprender il sovvertimento di prospettiva di cui siete vittime? Più o meno come ciò che avviene col DDL Zan: vi indignate per l’assenza di diritti di due gay pieni di soldi che vorrebbero costruirsi una famiglia affittando l’utero di una donna vittima di inedia, in chissà quale paese dell’Est, ma non vi preoccupate per il vecchietto che nel vostro pianerottolo vive con 400 euro di pensione, come se lui non avesse il diritto alla dignità, dopo una vita di lavoro.
Sia ben chiaro, a ogni modo, che non avete scuse. Il Sistema è furbo, ma voi siete proprio dei poveri imbecilli.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.