DAL PASS AL CONTROLLO DELL’INFORMAZIONE – BENVENUTI NELLA SOCIETÀ TECNOCRATICA (di Davide Cavaliere e Matteo Fais)
LA COVIDEOLOGIA (di Davide Cavaliere)
Da Orwell e Huxley, transitando per l’eterno dimenticato Zamjatin, la manipolazione del linguaggio, la sua distruzione in quanto strumento di conoscenza e rispecchiamento del reale, è stata individuata come mezzo di dominio di tutte le tirannie. Non fa eccezione l’attuale potere tecnoscientifico e profilattico.
Da mesi, si continua a presentare la certificazione vaccinale, meglio nota con l’irritante anglicismo di “green pass” – le fregature parlano sempre inglese -, come “strumento di libertà”.
Esso è, in verità, un espediente ricattatorio e autoritario, che violenta la libertà personale e il diritto al lavoro. Affermare che la tessera verda sia uno “strumento di libertà” significa ritenere che il virus ci abbia privato lui di quest’ultima, ma non è così. Sono i politici e i tecnocrati che hanno minato e affossato l’autonomia dei cittadini con norme e misure tanto isteriche quanto folli.
La libertà consiste nel poter andare a lavorare, in presenza o no di una pandemia, privi di qualunque lasciapassare statale. Inoltre, la salute non ha nulla a che fare con la tessera verde sfornata dal Governo più autoritario che l’Italia abbia mai avuto dai tempi del fascismo, dato che numerosi medici hanno affermato che la certificazione vaccinale è inutile ai fini della prevenzione del contagio.
Il green pass, con circa l’80% della popolazione vaccinata, lo abbiamo solo noi italiani. In tutta Europa, con una copertura del 70%, è stato abolito o fortemente limitato. L’Italia, un paese tendenzialmente scalcagnato, però, ogni tanto, ama mostrarsi risoluto in cose inutili. Il Governo vuole imporre una tessera verde a ogni italiano. Questo è il suo obiettivo e pur di raggiungerlo ricorre al sequestro: “se non scarichi il green pass, non ti faccio andare a lavorare e crepi di fame”.
Il Governo vuole piegare, a ogni costo, i recalcitranti, dimostrare che la macchina statale può essere più forte della volontà di chiunque. Più vaccinati ci saranno e più si parlerà di novax, più gli ospedali si svuoteranno e più si urlerà al sovraffollamento. L’obiettivo è perpetuare l’emergenza, il fine una società più sorvegliata. Il banchiere Draghi procederà a oltranza, per questa ragione è più che mai necessaria una resistenza contro la covideologia e il suo partito, la cui tessera è verde come quella del Partito Nazionale Fascista, ma molto più subdola.
Davide Cavaliere
L’AUTORE
DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais, del giornale online “Il Detonatore”.
NELLA SOCIETÀ TECNOCRATICA, L’INFORMAZIONE NON SARÀ MAI LIBERA (di Matteo Fais)
Il Governo non fa sconti. Chiaramente, il fine è uno e non è sanitario. Ciò che loro cercano è il controllo. La tessera è uno strumento di biopolitica. Il Potere si sostanzia anche nello stabilire cosa sia malattia e cosa no. Il malato è, oggi più che mai, un oggetto politico su cui il medico esercita una volontà più alta che nulla ha a che fare con la sua presunta deontologia, ma col Sistema da cui lui, con la sua posizione, dipende.
Tale intimo attacco sulla nostra carne, però, non viene esercitato unicamente a mezzo del comparto sanitario. Il controllo deve prima di tutto passare, quale cosa buona e giusta, attraverso il pensiero dei controllati. L’informazione è, in tal senso, il braccio armato a cui è affidato l’infame compito di preparare le menti.
Il bombardamento è costante, il suo insinuarsi capillare. Eppure, tale struttura organizzata conosce delle falle. Nella società della scolarizzazione di massa, anche se non tutti sono esegeti delle dinamiche interne del Potere, in molti hanno scorto, seppur in modo confuso e asistematico, qualcosa di oscuro dietro l’insistenza della carta stampata e delle pubblicazioni online nel fare propaganda alle volontà governative. Le piazze piene di questi giorni sono in tal senso rivelative. In molti non credono alla narrazione ufficiale, non si fidano, avanzano dubbi, notano incongruenze logiche su cui chi informa e deforma cerca di sorvolare.
La controinformazione fa tutto il possibile per incoraggiare il sospetto ma, a fronte degli strumenti social, essa viene tenuta in stato di semiclandestinità dalla potenza annichilente degli algoritmi. Ma non è ciò che colpisce. Semmai, resta difficile comprendere come tanto antagonismo non si riversi poi dalla piazza fisica anche su quella virtuale rappresentata dai grandi giornali.
Se si va a dare uno sguardo sulle varie pagine di il “Corriere della Sera” o “Open”, tra i più agguerriti difensori della posizione vaccinale, le tesi dei pennivendoli asserviti sembrano trovare riscontro in quelle dei commentatori. Un pensiero unico e monolitico congiunge i cosiddetti professionisti dell’informazione a tutti i vari uomini della strada. Eppure, in Italia, qualcosa si muove e da lungo tempo è tramontata l’equazione secondo cui “è vero perché è scritto sul giornale”.
Indagando e ascoltando un po’ in giro, è venuto fuori che su Facebook, fondamentalmente, i commenti di chi dissente, sotto gli articoli di regime, vengono sistematicamente rimossi e le persone bannate.
Sostanzialmente, il Sistema non si accontenta di tenere per i coglioni qualche migliaio di scribacchini che puntualmente salva dal fallimento con l’iniezione di denari per le loro testate, ma interviene anche sulla presunta libertà degli spazi garantiti dai social. Silente come al solito, rimuove e fa sparire il dissenso, lo sequestra come un tempo avrebbe fatto con i fogli clandestini.
Come si potrà ben capire, nella società del controllo non vi può essere spazio per qualsivoglia espressione che non rientri sotto la giurisdizione del Potere. Anche il pensiero deve apparire diffuso, comune, condiviso. Dal pass sanitario al vaglio di ogni singola esternazione di pensiero, il passo è breve, e lo stanno compiendo.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.