Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

TUTTI IN PIAZZA E BENVENGA IL DISAGIO GENERALIZZATO (di Matteo Fais)

Sveglia! Oggi non si lavora, ma non per far vacanza, bensì per fare la guerra. Si scende in piazza, si va a incontrare gli altri, con l’obbiettivo comune di far abolire il ricatto politico-sanitario – ma più politico che sanitario – rappresentato dal green pass.

Non si devono sentire ragioni – non quelle del Potere –, non si deve andare lì a pretendere tamponi gratuiti – si tratterebbe pur sempre di strumenti di controllo, green pass provvisori. “No green pass”, come grida la folla, significa negazione assoluta, rifiuto. Lo Stato la deve smettere con la sua maniacale intrusione nella nostra sfera privata, in particolare quella dei nostri nasi, per monitorare lo stato di salute del popolo. Pensasse semmai a fare tutte le tac e gli esami in arretrato, ai malati di cancro abbandonati in una corsia con cento pazienti e due infermieri sessantenni. Vadano a fare in culo i loro tamponi e il vaccino, noi chiediamo più sanità pubblica e la chiediamo funzionante.

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Oggi si scende in piazza, non ci sono scuse, non si accettano defezioni. Non azzardatevi a fare gli imboscati, carogne! Oggi, il vostro lavoro è far valere la democrazia. E non importa se non siamo maggioranza. La democrazia è anche tutela delle minoranze, rispetto dell’individuo e della sua libertà. Se non sono riusciti a debellare la malattia con l’ottanta percento di vaccinati, cazzi loro. Che aumentino il numero delle terapie intensive.

A ogni modo, andrà benissimo se il Governo risponderà al nostro con un no ancora più secco e perentorio. Anzi, bisogna auspicare che schieri la madama a picchiare duro, che tolga il lavoro a chi rifiuta di vaccinarsi. La gente deve sperimentare su di sé il disagio, stare male, saltare i pasti. Una rivoluzione non ha mai attecchito lì dove non c’era del malcontento.

Il “Corriere della Sera” e “Open” l’hanno detto che la platea delle nostre manifestazioni è composta in larga parte, oltre che da no-vax, da tantissimi precari e disoccupati, pensionati indigenti, gente arrabbiata. Bene, bene, anzi benissimo! La massa impoverita, l’ex media borghesia oramai proletarizzata, la persona comune spaventata dall’eventualità di avere la salute rovinata dal vaccino sono l’ideale, pura benzina in attesa del fiammifero. Meglio ancora se Mentana e la losca combriccola si sperticano in cinquemila articoli denigratori contro i senza lavoro, gli ignoranti e gli esclusi dalla globalizzazione e dal cosiddetto progresso: le persone si incazzano sempre di più, la temperatura della rabbia sale fino a sfondare il termometro.

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Sì, bisogna augurarsi una reazione violentissima delle Istituzioni. Se la polizia aggredisce selvaggiamente, se i portuali vengono caricati con gli scudi e i manganelli, la gente riprende e i video girano. Bisogna fomentare l’indignazione degli italiani. Se ci fanno del male, ci danno una mano. Potrà sembrare cinico ma, quando si combatte per la vita, valgono anche i colpi bassi e, se qualcuno le prende, lo fa per la causa. Ogni grande azione collettiva vuole i suoi martiri e i suoi Cristi in croce. Parigi val bene una messa, bisogna essere machiavellici. Per smuovere i nostri connazionali, tutto è lecito e niente è immorale.

L’unica cosa di cui dovete avere timore è che non succeda niente, che ci diano i tamponi gratuiti e che il popolo accetti il compromesso. La corda va spezzata, perché quella che possono concederci loro è solo quella che serve per impiccarci.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

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