CON I MANIFESTANTI, SENZA SE E SENZA MA (di Matteo Fais)
L’Italia è un paese di gente senza coglioni. Sento solo scuse, da quando sabato si è tenuta la manifestazione nazionale, a Roma, contro il green pass. È una gara di solidarietà e richieste di assoluzione che fa venire il vomito.
Per quel che mi riguarda, io facevo il tifo gridando “fuoco e fiamme”. Abbiamo aspettato anche troppo. La sede della CGIL è la latrina d’oro del Potere, insieme a quella del PD. Chi varca la sua soglia dovrebbe vergognarsi di entrare in quel pantano di merda e menzogne, servilismo e connivenza.
Ma non è ancora questo il punto. Bisogna restare calmi, mantenere la lucidità. Bisogna capire. Il Sistema è subdolo. Condanna la violenza, ma è il detentore dell’unica lecita. Il Sistema cerca di sottometterti in modo soft. Al limite, ricorre al ricatto mascherato, come nel caso del green pass. Il Sistema stigmatizza la violenza, sempre e comunque, e ti educa a un becero pacifismo da eunuco, perché teme che la tua forza possa essere rivolta contro di lui.
Fin dalla scuola – la prima prigione del condizionamento sociale -, ti è stato insegnato a essere buono, obbedire, fare tua l’idea diffusa in modo univoco dall’uomo che occupava la cattedra, il rappresentante del Potere. Quel posto è un microcosmo di ciò che ti attende fuori. Sarai condannato a vita a sottostare a una gerarchia ottusa e senza merito, indottrinato a un rispetto che non ti sarà accordato, mentre il docente impone e chiede di non essere contestato.
Beh, è indubitabile che certe norme di civiltà vadano adottate e propagandate, ma la maturità consiste anche nel rendersi conto che, arrivati a un certo punto non si ha più da sottostare. Non per niente, i politici sono i nostri rappresentanti, non gli educatori. Non sono lì per dirci cosa fare, ma per eseguire ciò che noi comandiamo loro di fare. Altrimenti, è dittatura, al massimo sovranità illuminata.
Loro devono avere timore di noi, non noi di loro. Questa è democrazia, il resto sono stronzate con cui ti fanno passare una tirannia per giustizia. Per questo i manifestanti hanno fatto non bene, ma benissimo a farsi sentire nel solo modo in cui possono attirare l’attenzione monopolizzata dai media del Potere su di sé.
Non dovete credere alla loro demagogia che vuole far passare le vittime dalla parte del torto. Dovete ridere della loro etichetta affibbiata a chiunque sia contro, quella di fascista. Il Fascismo non c’entra niente con la sacrosanta reazione di un popolo portato allo stremo delle forze da un Governo che vuole piazzare i prodotti da lui acquistati, per puro affarismo, dalle case farmaceutiche.
Ogni risposta all’oppressione ha da essere violenta. Con un Potere che chiude ospedali e poi ti accusa di riempire le terapie intensive, non si tratta – loro per primi non te lo permetterebbero mai.
Questa Italia e questo mondo vanno cambiati. Bisogna farlo costi quel che costi. Potrà non esserci la rivoluzione, ma dobbiamo far capire loro che non scherziamo. Inutile anche aspettare quei cazzari, falsamente alternativi, di Meloni e Salvini. Loro stanno pensando a scusarsi. Noi non abbiamo di questi problemi. A noi interessa che loro si scusino con noi.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.