IL MALE ASSOLUTO DEL GIORNALISMO ITALIANO: ENRICO MENTANA (di Davide Cavaliere)
Da alcuni anni a questa parte, Enrico Mentana è assurto al ruolo di paladino del giornalismo “libero” e “oggettivo”. Sulla scia del successo riscosso sui social media che, si sa, danno alla testa, tre anni fa, ha persino deciso di proporre un suo quotidiano digitale, “Open”.
L’attesa del lancio del “giornale di Mentana” aveva suscitato entusiasmi e alimentato fantasie messianiche. “Finalmente avremo una testata di cui fidarci”, ripetevano in tanti, ma tutto è andato in fumo due minuti dopo la sua apparizione online.
Gli articoli di Open sono scarni e scarsi, troppo brevi, eccedono in cronaca e in gossip, mancano di approfondimento e riflessione, mentre la prosa è scialba e vuota come quella di un bugiardino – o di una bugia. Gli editoriali sono strutturati in poche righe e abbondano i tanto esecrati titoli acchiappa click. “Open” si limita a riportare, con grigiore burocratico da “Pravda”, le stesse notizie e dichiarazioni che si trovano su tutti i quotidiani nazionali. Giornalmente, inanella il suo solito rosario di ritratti di no-vax redenti e diabolici antivaccinisti come Silvana De Mari. Eppure, mantiene un’aura di affidabilità.
Le vicende fin qui riportate potrebbero essere una metafora della carriera di sua maestà Enrico Mentana, un mediocre, ma abilissimo comunicatore, misteriosamente divenuto competente e oggetto di un bizzarro culto laico che, per fortuna, va scemando sempre più.
Mentana ha iniziato la sua carriera negli anni Ottanta, in pieno craxismo, provenendo direttamente dalla Federazione Giovani Socialisti Italiani. Viene assunto presso la Redazione Esteri del TG1, ufficiosamente di area cattolica. Mantiene, comunque, stretti legami col Partito Socialista. Nel lontano 1987, fiutando la crisi che di lì a breve farà crollare il regno di colui che, per dirla con De Gregori, “Ha gli occhi dello schiavo e lo sguardo del padrone/ Si atteggia a Mitterrand ma è peggio di Nerone”, rifiuta di fare da testimonial per uno spot elettorale del suo partito di riferimento.
Conclusasi la parentesi craxiana, il nostro giornalista libero è passato armi e bagagli con Berlusconi, che gli ha garantito una carriera di tutto rispetto come direttore del TG5. Da buona volpe, sempre intenta a fiutare il fetore di morte nell’aria, nel 2009, con una polemica pretestuosa, abbandona Mediaset per La7, che diventa il suo nuovo regno.
Ecco allora che l’ex berluschiano sale sul carro, ormai vincente, della crociata contro il suo ex padrone. Da allora, Mentana è via via diventato il referente giornalistico della Sinistra perbenista e moderata del Bel Paese. Col suo modo di fare ponderato e mellifluo, grazie ad alcune trovate televisive, le celebri “Maratone”, durante le quali si parla per ore del nulla e del niente, si è imposto come bravo giornalista anche presso l’elettorato di Destra.
Sebbene abbia sposato, implicitamente, tutte le cause della Sinistra, a partire da quella lotta armata di like alle fake news, che altro non è se non una lotta contro l’informazione nemica del progressismo, il nostro Enrico è riuscito a scansare le accuse di faziosità che, negli anni, hanno colpito Floris o Fazio.
Inoltre, Mentana, col suo stile all’apparenza ragionevole e autorevole, consente a tanti di sentirsi intelligenti. Basta fare propria la posizione del Direttore e, immediatamente, ci si ritrova nel campo dei correttamente informati e degli esperti. Tutto con Mentana è banale e, al tempo stesso, impegnato e qualificato. Hai dubbi sulla gestione della pandemia? Sei un novax. Greta? Un’eroina. Il fascismo? Una minaccia reale. Un uovo colpisce una ragazza africana? Razzismo.
Ecco come il Direttore dell’Istituto Luce Progressista è diventato il punto di riferimento dei mediocri, ossia i figli di quella cultura media, alla portata di tutti, straripante di banalità e ancorata al nuovo illuminismo salottiero, di cui il direttore di La7 è l’incarnazione, insieme a Scanzi e alla Gruber. Mentana è talmente competente che, durante la maratona dedicata ai fatti di Capitol Hill, ha mandato in onda la scena di un film – la commedia, in stile finto documentario, del 2012, Project X – Una festa che spacca – scambiandola per un video proveniente da Washington.
“Ecco qui un altro personaggio evidentemente… sono immagini… non so se abbiamo anche audio o no… ecco qui vediamo veramente personaggi…”, afferma Enrico Mentana, strascicando le vocali e mandando in onda scene in cui si vedono persone che saltano su delle automobili e soldati che sparano con il lanciafiamme. Ecco il finto esperto che si manifesta.
Mentana è l’uomo buono per tutte le stagioni. Un camaleonte con un notevole senso per gli affari. Oggi è l’idolo dei fanatici della lotta al COVID-19, ma domani? Chissà… Per il momento, durante le manifestazioni no-vax, da lui puntualmente stigmatizzate, si sente gridare il suo nome unito all’aggettivo “cornuto”. Noi, in merito, non ci esprimiamo, preferendo lasciare voce al popolo.
Davide Cavaliere
L’AUTORE
DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais, del giornale online “Il Detonatore”.
Analisi ineccepibile di un mediocre esponente del giornalismo italiano.
Grazie per la lucida analisi.
Diciamo che personaggi siffatti possono abbagliare i minus habentes e purtroppo la platea di chi ascolta appartiene per la quasi totalità a tale categoria
Fortunatamente il giornalista che scrive è bravo , onesto intellettualmente e lucido e speriamo possa aprire le coscienze dei più
Ma tu hai una vaga idea di chi sia Paolo Attivissimo di “Closed”, il piu’ grande trollone di sistema, il piu’ grande creatore e diffusore di fake news filo governative, il piu’ grande diffamatore delle verità reali !?
Anni fa lavoravo in una libreria nel centro di Roma e Francesco Cossiga era un nostro abituale cliente. Un giorno c’era anche Mentana. Il buon Enrico afferra una copia dell’ultimo libro di Cossiga e gli va incontro dicendo “Presidénte, ma che coincidenza! Ero venuto apposta in libreria per comprare il suo libro!”. Cossiga gli sorride con quella espressione da “sì sì come no, vile affarista”. A quel punto Mentana si allontana e, una volta fuori dalla visuale di Cossiga, abbandona il libro e va via dall’uscita posteriore senza comprare nulla.
Fu una delle scene più tristi a cui abbia mai assistito.