DALL’INDIVIDUO ALLA PIAZZA – PERCHÉ LA POLITICA SIAMO NOI, TUTTI UNITI (di Matteo Fais)
Come previsto, per alienarci quanto più possibile l’interesse popolare, ci hanno affibbiato l’etichetta di terroristi – se non altro, potenziali. Eccoli lì, i cosiddetti no vax che, dalle chat Telegram – a proposito, stiamo ancora aspettando la tante volte millantata chiusura della pagina “Basta dittatura” –, portano lo scontro violento nella dimensione urbana.
Il “Corriere” dei servi parla, ridicolizzandoli ma sottolineando il loro potenziale esplosivo, di “truppe di 50-60enni mai visti prima in piazza. Contro i quali non si può contrapporre la dinamica di scudi e manganelli, ma anche il dialogo è impossibile data l’assenza di figure in grado di orientare la manifestazione”.
Su una cosa hanno ragione: non siamo animali da piazza. Il Potere era da sempre abituato a gestire il dissenso con enormi rappresentazioni teatrali messe in atto dai sindacati confederali, diretta emanazione della falsa Sinistra parlamentare. Per decenni, questi hanno inscenato uno spettacolo di strada in cui le classi subalterne di gramsciana memoria facevano finta di puntare i piedi contro l’oppressione. Oggi, di fronte alla genuinità di una piazza senza bandiere – soprattutto senza le bandiere degli oppressori –, sono spaesati.
La loro vera e più grande paura deriva soprattutto dal fatto che questa massa umana anonima e non gerarchizzata, semplicemente incazzata, potrebbe reagire come non è mai successo nella storia della Repubblica. Quando il dissenso non è messa in scena e farsa, è facile che le cose degenerino.
L’unica cosa che questa inedita piazza dovrebbe comprendere è che, al netto della sacrosanta assenza di un’ideologia sporca e usurata dalla politica di palazzo, è essenziale avere una compattezza di vedute e, più di tutto, d’azione. Se si parte, lo si fa insieme, compatti contro il nemico. La Storia siamo noi, ma solo se agiamo all’unisono. Questa è la differenza tra vandalismo e atto rivoluzionario – per quanto quest’ultimo possa rientrare o essere classificato nell’alveo del terrorismo. I gesti individuali, le piccole ribellioni di ognuno, come rifiutare di indossare la mascherina al market o alle Poste, lasciano il tempo che trovano. Per citare la nota terrorista rossa, Ulrike Meinhof, afferente al gruppo RAF, Rote Armee Fraktion (le BR tedesche): “Se uno lancia un sasso, il fatto costituisce reato. Se vengono lanciati mille sassi, diventa un’azione politica. Se si dà fuoco a una macchina, il fatto costituisce reato. Se invece si bruciano centinaia di macchine, diventa un’azione politica. Protesta è quando dico che una cosa non mi sta bene. Resistenza è quando faccio in modo che quello che adesso non mi piace non succeda più”.
Dovrebbe, a questo punto, essere tutto molto chiaro: resistenza, non sterile protesta; lotta collettiva, non gesti eclatanti individuali. Per quanto ognuno di noi abbia la sua storia e le sue convinzioni di base, l’importante è essere uniti da un intento comune, ovvero annichilire la loro squallida politica repressiva che si esercita a mezzo di un pass solo falsamente sanitario ma in realtà politico.
Noi siamo qualcosa che va oltre ognuno per confluire in un progetto comune. Prova ne sia che già il nemico ci delinea come tali. Nelle parole di Mao Tse-tung: “È bene se siamo attaccati dal nemico, poiché ciò dimostra che abbiamo tracciato una netta linea di demarcazione tra il nemico e noi. È ancora meglio se il nemico ci attacca con violenza e ci dipinge a fosche tinte e senza un’ombra di virtù, poiché ciò dimostra che non solo abbiamo tracciato una netta linea di demarcazione tra il nemico e noi, ma abbiamo anche riportato notevoli successi nel nostro lavoro. Essere attaccati dal nemico è un bene, non un male”.
Non resta che continuare così, cementificare il dissenso, trasformarlo in una corazza di marmo contro cui il Nemico vada a sfracellarsi. È essenziale, però, che ognuno capisca una cosa: non si lotta da soli.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.