SPIATI DALLO SMARTPHONE? E QUESTO DOVREBBE INDURCI AD ACCETTARE IL PASS SANITARIO? (di Clara Carluccio)
Che vuoi che siano due complotti che si sommano. Fermi tutti. Sentite cosa sostiene Chiara Valerio, scrittrice e conduttrice radiofonica su Rai Radio 3, amica di Michela Murgia of course: “Mi dispiace che nessuno dica mai quanto il nostro portare addosso o nella borsa uno smartphone ci tracci molto più di quanto faccia il controllo del Green Pass”.
E questo dovrebbe confortarci? Fino a qualche anno fa, quando andavano in onda – a mezzanotte – i servizi su come i cellulari di ultima generazione potessero spiarci dalla telecamera e dal microfono, sembrava si trattasse solo di elucubrazioni maniacali, fantascienza cospirazionista.
Ma tu guarda, pur di farci digerire il pass politico-sanitario, stanno cercando di far passare come normale ciò che in precedenza era considerato complottismo becero. Per esempio: il costante monitoraggio dei nostri dati, tra ricerche internet, interazioni social, letture e condivisioni. Basti pensare ai casuali pop up pubblicitari che ci appaiono per giorni, dopo aver ricercato una parola chiave su Google.
La rete sembra avere un chiaro identikit della nostra personalità. Tramite i nostri gusti, cerca di guidare le nostre scelte. Pare persino conoscere, ancor prima e meglio di noi, di che cosa avremmo bisogno. Studiare a fondo il consumatore permette al business di trovare nuove strategie di persuasione. Difficile dire se si tratti di complotto o semplice marketing – o marketing del complotto.
Oggi ci viene detto che, avendo acconsentito al costante spionaggio dei nostri pensieri, abitudini e spostamenti, non abbiamo ragioni per disturbare la quiete pubblica protestando per il Green Pass. “Non è mica una dittatura”, sostengono loro. Sicuri? Peraltro, chiedo scusa ma, da quando, non possedere uno smartphone, è fonte di discriminazione, multe, incitamento all’odio e perdita del lavoro?
A parte il paragone evidentemente senza senso, i favorevoli al green pass che parlano di tracciamento, esteso dallo smartphone al pass, stanno riconoscendo la volontà di dominio sulla popolazione. Se un touchscreen è in grado di monitorare e condizionare la nostra vita, dove arriveremo con una tessera che consente o nega il permesso per vivere, entrare in un locale, prendere il treno o l’aereo, lavorare, andare a scuola e all’università?
Stiamo passando da complotto a complotto, lasciandoci confortare dal male minore. Peccato che, questa dinamica, ci induca gradualmente ad accettare qualunque cosa ci venga presentata. Finestra di Overton?
All’inizio, tutto è complotto, tutto è paranoia. Basta poi che passi qualche anno e viene riconosciuta la validità di quanto veniva sostenuto. Dal timore, si passa facilmente alla nuova normalità.
Clara Carluccio