BEATO CHI HA UNA DONNA DA RINGRAZIARE – RISPOSTA A MICHELA MURGIA (di Matteo Fais)
Cara Dott.ssa Murgia,
proprio lei che ha scritto un libro come Noi siamo tempesta, così critico verso la narrazione egemonica basata sull’esaltazione dell’azione eroica individuale, dovrebbe sapere che ogni lavoro degno di nota, su questa terra, è spesso frutto di un’impresa corale. Persino le sue opere annoverano, seppur segnalate in minuscoli caratteri nelle prime pagine, il contributo di editor e correttori di bozze, senza i quali, presumo, ci sarebbero molti più errori, refusi, incongruenze, e altre fastidiose problematiche che chi scrive conosce bene.
Ma, in un testo, ciò è di solito meno evidente. In un film, tale aspetto emerge certo con maggiore evidenza, che si tratti di una pellicola di Stanley Kubrick o di Roberto Benigni. Quanto conta avere un bravo sceneggiatore, un buon tecnico delle luci, o anche solo un arredatore di interni per una particolare scena? Enormemente.
In generale, a ogni modo, qualsiasi opera, per quanto firmata da una singola persona, deve necessariamente avere dietro di sé lo spesso oscuro contributo di tanti. Ciò malgrado, come giustamente sottolinea lei nel suo libro, noi si sia abituati a pensare sempre nei termini di singole individualità geniali. Su questo non posso darle torto: persino l’uomo con la migliore idea nel cassetto resta sconosciuto, se non trova qualcuno che riconosca la grandezza di ciò che ha fatto e che lo aiuta ad aprire i suoi tiretti al mondo.
Nessun uomo è un’isola, insomma, per dirla con John Donne, e meno che mai lo è l’essere di sesso maschile. Parlando sotto metafora direi, se mi passa la sconcezza patriarcale, che non conta mai quanto uno ce l’ha lungo, ma quanto lo fanno sentire lungo le donne che ha al suo fianco.
Sì, decisamente, senza il supporto femminile, a uno resterà sempre il dubbio di aver fallito, qualsiasi cosa abbia fatto. Se il tuo gesto, consista esso nel tirare una molotov o dare alle stampe un testo, non genera ammirazione nell’altro sesso, difficilmente ti convincerai di aver fatto la cosa giusta. La donna ti espelle dal suo utero, ma tu avrai bisogno a vita del dannato cordone ombelicale – fosse anche solo per usarlo come corda con cui appenderti al lampadario.
Io lo capisco Benigni, se ringrazia sua moglie – e lo invidio, cazzo se lo invidio. Quando lo guarda, si vede benissimo che lei pensa di aver sposato il migliore al mondo e non certo di aver dovuto optare per un misero ripiego. Se una ti fissa a quel modo, non c’è oscar o statuetta che tenga: hai già vinto.
La storiella che lei racconta dei coniugi Obama, con Michelle che al fastfood incontra una sua vecchia fiamma e poi dice al marito che, se avesse sposato quello, il Presidente sarebbe lui, è sintomatica e vera come non mai. Altro che donna comprimaria, musa ispiratrice di seconda fila che sta “dietro”, per usare la sua espressione. È da dietro che arriva la forza motrice, i calci in culo motivazionali e le carezze sulla schiena che sono spinte in avanti.
Il fatto è che, persino il più patriarcale degli uomini, se ha un po’ di cervello, sa bene che le fondamenta del suo fragile potere sono matriarcali. La stessa autorità del padre non esiste se non è corroborata da quella materna. Direi, senza paura di essere smentito, che questa è anche la radice del nostro essere animali sociali, cioè intimamente dipendenti l’uno dall’altro.
Dunque, sì, beato Benigni che ha il privilegio di questa grande fortuna – non è cosa che capita a tutti. Sua moglie gli ha dato tutto quello che gli serviva per diventare Roberto Benigni, mentre un altro sarà stato spinto a rassegnarsi a un impiego in banca da una donna molto meno generosa. Per questo, vede, prima ancora del talento, bisogna avere il culo di trovare una donna che ci dica “Io credo in te”.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.
Parliamone. Io incoraggiavo mio marito ma lui intanto si divertiva con la socia. Parliamone.
Il feminismo di oggi, è già una scemenza ,ma avere di che criticare anche su questo, proprio no. Benigni è stato molto dolce e commovente, e niente del genere ha da sopravvivere in questa società. Ma prima ancora di sostenersi bisogna volersi tanto bene, un bene umano prima di tutto, altrimenti non si dura una vita come loro. Hai fatto bene a parlarne. Bravo.